5 gennaio 1969
Cinque anni fa, proprio in questi giorni, Noi abbiamo avuto l'ambita fortuna di visitare i Luoghi Santi, nella Terra benedetta e fatidica, dove si svolse la vita di nostro Signore Gesù Cristo.
E proprio come oggi, passando dal territorio Giordano a quello d'Israele, potemmo recarCi nei posti resi sacri e celebri dalla narrazione evangelica: Nazareth, Cafarnao, Cana di Galilea, il lago di Tiberiade, il monte delle Beatitudini, il Tabor, ritornando poi la sera a Gerusalemme, dappertutto accolti con festosa cortesia.
Questo Ci piace ricordare per il significato che quel viaggio, avvenuto durante gli anni del Concilio, il primo viaggio d'un Papa in quel Paese, scelto dal disegno di Dio per celebrarvi i sommi avvenimenti storici della sua Rivelazione e della nostra salvezza, può rivestire nel risveglio cristiano nella Chiesa, come un ritorno alle fonti, non tanto locali e storiche, quanto spirituali e corroboranti del Vangelo.
Un ritorno possibile, doveroso anzi per tutti, se seguiamo la via sicura della Tradizione ecclesiastica, che di là deriva e che là sempre ci riconduce.
E poi vogliamo che questo ricordo rinnovi in Noi, in voi, in quanti guardano con trepidazione ed affezione a quella Terra unica e sacra, l'augurio di pace, che là, a tutti, Noi dispensammo.
Augurio di pace e di unione religiosa che fu allora ed è tuttora nell'acuto dolore delle divisioni che ancora separano cristiani da cristiani, e nella consolante speranza di vederle, quelle divisioni, composte nella fede e nella carità: il Nostro incontro col Patriarca Atenagora, avvenuto allora a Gerusalemme, è fra le gioie più vive e fra le promesse più desiderate del Nostro Pontificato.
E l'augurio Nostro di pace fu allora, e lo è ancora per le Popolazioni colà residenti e colà contrastanti a causa dei conflitti a tutti noti, e per Noi, forse più che ad altri, dolorosi.
Lo ripetiamo quel voto di pace, con cuore sincero, pregando oggi con voi, affinché sia efficace e per tutti benefico.