20 aprile 1969
Cioè siamo invitati a pensare a questo grande bisogno della Chiesa, anzi del mondo: occorrono anime forti e generose, uomini e donne, che consacrino la loro vita completamente, full-time, al regno di Dio, alla causa del Vangelo, al servizio della fede e della carità.
Occorrono vocazioni.
Vi esortiamo tutti, figli carissimi, a riflettere come la questione del trovare persone nuove, idonee, giovani generalmente, che oggi lascino tutto per mettersi a totale ed esclusiva disposizione di Cristo, della sua missione per la vera religione ( cfr. Gv 4,23 ) e per la salvezza del mondo moderno, è questione di sommo e generale interesse, anche se si risolve nell'impegno di alcuni pochi, di quegli esseri privilegiati e eccezionali, a cui è dato capire ( Mt 19,11 ), e osare la grande avventura di seguire a fondo il Maestro ( cfr. Mt 4,22 ).
Vocazione: è una chiamata.
È una libertà liberissima, messa alla prova, forse la più difficile, ma certo la più bella.
È una voce che ha un duplice linguaggio:
uno interiore, silenzioso, nel profondo del cuore, ma distinto, e, se autentico, inconfondibile, quello del Signore, che parla per via di Spirito Santo;
l'altro esteriore, esaminatore, educatore, rassicurante, non mai contingente, e sempre buono e materno, quello del Pastore, del maestro spirituale.
È una voce che dice: venite! e che passa, come un vento profetico, sopra le teste degli uomini anche di questa generazione, la quale, piena com'è del frastuono della vita moderna, si direbbe sorda e inetta a coglierne il senso segreto e drammatico; ma così non è.
Qualcuno ascolta.
La voce oggi, dalle labbra di Cristo, si fa nostra; è la voce della Chiesa, e chiama.
Grida nel deserto? Oh, no.
Fu il Signore stesso a insegnarci a sperare anche in ordine a questo misterioso problema: « Pregate il Padrone della messe, affinché mandi operai » nel suo campo ( Mt 9,38 ).
Preghiamo dunque; e Maria renda efficace la nostra preghiera.