25 maggio 1969
Oggi dovremmo dire, anche in questo semplice saluto dalla finestra, grandi parole, perché il giorno è grande.
Ciò che esso ricorda e rivive, la Pentecoste, è luce non spenta sul mondo, e ce lo fa conoscere e ammirare; ce ne scopre le vie, mentre noi che nel mondo viviamo, senza quella luce, le cerchiamo, le ignoriamo, le percorriamo, quasi all'oscuro, senza avere una idea chiara della nostra storia, dei destini veri dell'umanità.
Oggi, come sapete, è nata in pienezza la Chiesa, mediante il soffio di Cristo, lo Spirito Santo;
e nella Chiesa è nata la Parola,
la testimonianza,
l'annuncio della salvezza in Gesù risorto;
e in chi ascolta l'annuncio è nata la fede,
e con la fede un'animazione nuova,
una coscienza della vocazione cristiana, e la forza di ascoltarla e di seguirla in una forma di vita umana autentica, e, più che umana, santa.
E perché non venisse meno questo flusso divino - perché proprio di questo si tratta -
oggi è nato l'apostolato,
il sacerdozio,
il ministero dello Spirito,
la vocazione all'unità,
alla fratellanza,
alla pace.
Così la società terrena, lo Stato, fu esonerato dalle funzioni propriamente religiose, e divenne laico, ma trovò accanto a sé la Chiesa, libera, non però emula e non rivale e pronta a dare alla società tutti i benefici indispensabili della religione; diciamone uno: la speranza, la fiducia nel destino finale della vita e della storia.
E sapete che Roma, questa Roma civile e insieme cristiana, ebbe ed ha gran parte in questo disegno immenso, dinamico e misterioso, proprio a causa della missione unitaria e cattolica, in cui il povero Simone, la Pietra, il Pescatore, il Pastore, con Paolo l'Apostolo dei Popoli, qui fissò la sede centrale e spirituale.
Grandi cose; vediamo di comprenderle e di viverle, invocando lo Spirito Santo, su noi, su la Chiesa, sul mondo, per l'intercessione di Colei che in virtù dello Spirito Santo diede Cristo al mondo.