28 dicembre 1969
Il bel presepio dell'Istituto Poligrafico dello Stato, che ancora vediamo, dalla Nostra finestra, di fronte a Noi, sotto il Colonnato, Ci ricorda che siamo ancora nel tempo del Natale, e Ci fa ripensare alla Nostra visita ai « baraccati » della periferia di Roma, tra i quali abbiamo celebrato la Messa, anche Noi commossi di trovarci fra quei Nostri concittadini infelici, per i quali, come per Gesù a Betlemme, non vi è ancora un alloggio conveniente.
Siamo stati consolati nell'incontrare colà, fra tanta povertà e tanta sofferenza, persone buone e umili opere dedicate all'assistenza di quegli infelici, e siamo anche stati confortati da un lungo e positivo messaggio, che abbiamo fra le mani, del Signor Sindaco di Roma, e che, rispondendo al Nostro, Ci assicura l'interessamento delle autorità cittadine e governative per sovvenire al grande e assillante problema dei quartieri periferici.
Vi diciamo questo per comune consolazione e speranza, ma anche per invitare voi tutti qui presenti, e con voi i buoni Romani, come pure quelli altrove, che hanno la fortuna d'una casa, e quella d'un cuore cristiano; Clero, Religiosi, Fedeli, e Giovani nuovi e attivi specialmente,
a riflettere sulla persistenza, anzi sulla rinascenza di queste condizioni inumane, nelle quali si trova tanta povera gente: uomini, donne, bambini, che sono in Cristo nostri fratelli, anzi sono per noi, se ricordiamo il Vangelo, il Gesù reietto, infimo e bisognoso del presepio.
La carità cristiana, l'iniziativa privata, l'interessamento spontaneo del popolo per il popolo hanno ancora grande posto nella Città moderna; l'assistenza sociale, progredita e ufficiale, non può esonerare alcuno dal fare, anche con mezzi limitati e forme incomplete, qualche cosa, quando le necessità scoperte sono ancora così gravi e urgenti.
Di cuore, di cuore cristiano vi è sempre bisogno.
Dobbiamo ripensarvi in questi giorni caratterizzati dall'amore di Cristo per noi, per dare senso e valore agli auguri di buon Natale e di buon Anno nuovo.