15 febbraio 1970
Oggi, prima domenica di quaresima, ci interessano sopra tutto i problemi dello spirito, e fra questi quello della nostra dirittura, del nostro orientamento, sia nel pensiero che nell'azione; quello cioè del timone della nostra vita spirituale.
Tutti possiamo avvertire quanto sia importante dirigere con chiarezza e con fermezza questo timone, perché niente più ci può degradare che l'indifferenza morale, questa falsa libertà.
Ma questo governo di noi stessi costa fatica; oggi più che mai.
Dentro e fuori di noi stessi, ad ogni momento, incontriamo difficoltà.
E spesso le difficoltà hanno un aspetto ambiguo; sono attraenti, sono tentatrici.
Non per nulla il Signore inserì nella sovrana preghiera del « Padre nostro » l'umile implorazione: « non ci indurre in tentazione », cioè non permettere che siamo interiormente ingannati dalle apparenze di qualche bene ( decipimur specie recti ), o che siamo esteriormente sopraffatti da ostacoli alla vera libertà della retta coscienza, ovvero incantati da lusinghe all'acquiescenza e all'esperienza del male.
Abbiamo bisogno di affrancarci dalle tentazioni, rendendoci conto che oggi esse non sono singolari e occasionali, ma collettive e permanenti, sono organizzate e aggressive, sono rivestite di forme seducenti, sono spesso promosse da scandalosi interessi economici, e coonestate da curiosità e da pseudo-cultura, come legittime e come significativi fenomeni del nostro tempo.
Giudicate certa pubblicità, certa stampa, certi spettacoli, certi clandestini e velenosi commerci.
Dobbiamo immunizzarci non con l'assuefazione, ma con la dignità dell'astensione e con il coraggio della deplorazione.
Siamo uomini forti, siamo cristiani veri!
E ci aiuti la Madonna, la « Virgo potens ».