21 giugno 1970
Vogliate condividere la gioia della Chiesa che oggi ha canonizzato S. Nicola Tavelic, con tre suoi compagni, martire a Gerusalemme, verso la fine del secolo XIV, oriundo di Sebenico, e là sempre venerato.
Perché dobbiamo essere lieti?
Perché l'esempio del loro spontaneo martirio,
del loro volontario eroismo ci fa bene,
ammonisce la nostra facile debolezza,
il nostro transigente scetticismo,
il nostro conformismo a idee non sempre buone, e
ci conforta alla professione interna ed esterna del nostro credo,
oggi sottoposto a tante esitazioni e riduzioni, nel tentativo di renderlo facile e comodo.
Ma un cristianesimo facile e comodo non esiste; esiste un cristianesimo forte e felice che antepone ad ogni valore, alla vita stessa se occorre, il valore supremo, la fede.
E poi dobbiamo essere lieti della letizia altrui, di questi pellegrini croati, che ieri hanno colmato della loro esultante presenza il Nostro Cortile di S. Damaso e che oggi hanno riempito col loro numero e col loro canto la Basilica di S. Pietro, attestando su la sua tomba, nel nome di Nicola Tavelic e dei suoi Compagni la fierezza e la fermezza della tradizione religiosa d'un Popolo intero.
Questa, in mezzo a tante vicende, è storia cristiana: dolorosa nei martiri, gloriosa nelle anime e nelle generazioni che ne onorano la memoria e ne seguono gli esempi, gloriosa per la Chiesa.
Benediciamo il Signore, e salutiamo la Regina dei Martiri e la Madre della Chiesa.