12 luglio 1970
L'avrete letta sui giornali e ascoltata alla radio.
Un vescovo prigioniero in Cina è stato rimesso in libertà.
Si tratta di Monsignor James Edward Walsh, della Società di Mariknoll per le Missioni Estere, missionario in quel grande Paese fino dal 1918, consacrato Vescovo nel 1927; nominato Superiore del suo Istituto, rientrò in America; ma, terminato il periodo di tale ufficio, volle ritornare in Cina, alla quale aveva dedicato la sua vita.
Nel 1954 fu arrestato, accusato di spionaggio, imprigionato e condannato a 20 anni di pena.
Vecchio di 79 anni, e malandato in salute, è stato inaspettatamente rimesso in libertà dal Governo comunista cinese, e trasferito a Hong-Kong, in territorio soggetto all'Inghilterra.
È una buona notizia, perché un degno e valoroso Vescovo missionario è restituito alla libertà, e quindi alla sua dignità e al suo ministero.
È certamente un confessore del Vangelo e un testimonio della fede.
Ne ringraziamo il Signore.
Ed è una buona notizia anche perché era inattesa ed è la prima del genere che viene a noi, alla Chiesa e al mondo dalla Cina continentale.
A Noi piace vedervi un segno di giorni migliori, tanto attesi ed auspicati, per la causa della libertà e della religione, come pure per l'onore e per la prosperità di quell'immensa Nazione, che la Chiesa non ha mai cessato di amare.
Ed è anche una buona notizia perché risveglia la memoria di altre persone e di altri Paesi, dove la legittima libertà è impedita, nonostante l'esaltazione che se ne fa nel nostro tempo, come condizione e come conseguenza del progresso civile e dei diritti dell'uomo.
Noi tutti dovremo ricordare queste penose e deprecabili situazioni, non già per avversione ad alcun Popolo o ad alcuna Nazione, ma per la giustizia e per la pace nel mondo, ed anche per la solidarietà e per il conforto che noi cristiani dobbiamo ai Fratelli e alle Sorelle che ivi soffrono nell'angustia e nella paura.
Gioia e speranza ispirano oggi la nostra preghiera.