26 luglio 1970
Noi vi parliamo ancora delle vacanze, di questo periodo di tempo nel quale sono sospese le consuete occupazioni, le quali praticamente tolgono a ciascuno la libertà di disporre di sé.
Noi viviamo in una società così organizzata che tutti, si può dire, siamo obbligati a cedere al vincolo di questo ordine collettivo il nostro tempo e la nostra attività.
Chi alla scuola, chi al lavoro, chi alla professione, chi alla casa, ognuno è legato in misura sempre più esigente e più assorbente.
La « catena di montaggio » è un paradigma per l'attività singola e collettiva.
L'uniformità dell'opera personale con quella di altri, la sua disciplina obbligante, il suo ritmo accelerato ( anche se interrotto dai giorni festivi, dagli ormai abituali « week-ends » ), accrescono nella psicologia dell'uomo moderno un senso di alienazione e spesso di frustrazione, e perciò un bisogno più vivo di naturale respiro, di libertà, di auto-disponibilità, cioè di vacanza.
Ognuno desidera di fare un po' ciò che vuole, e sentirsi padrone di sé.
Perciò le vacanze, anche se dosate e non del tutto svincolate da certi normali doveri, sono una bella cosa, sono un momento prezioso.
Ma dobbiamo fare attenzione al modo, al criterio con cui usiamo questo tempo prezioso, libero e personale.
Vi sono due criteri fondamentali per fare le vacanze: uno è rivolto alla dissipazione, alla distrazione, al rilassamento morale, che cade spesso in forme volgari di eccitamento sensibile e sensuale.
Pascal lo chiamerebbe « divertissement », non nel senso di divertimento sano e riposante, ma nel senso di diversione, di dispersione dai valori reali della vita e dai centri vitali della coscienza.
L'altro criterio, che dovrebbe presiedere alle vacanze, è quello della ricreazione, cioè del rifacimento delle proprie forze fisiche e morali.
E uno dei modi, che meglio risponde a questo criterio di vacanze ristoratrici, è quello degli « incontri » estivi.
Incontro con la natura, dicevamo domenica scorsa; ma incontro soprattutto con se stesso, nel riposo e nell'esercizio fisico, e specialmente nel godimento di qualche ora di silenzio interiore, di riflessione, di conversazione seria e piacevole, di lettura serena e corroborante.
E questo incontro ne richiama facilmente un altro: l'incontro con Dio.
Felici quelli che durante le vacanze sanno fissare a se stessi qualche giorno di ritiro spirituale, di « esercizi », come si dice; dei quali esercizi si è parlato molto bene in un recente convegno di specialisti a Camaldoli.
E poi gli incontri con gli amici, i buoni e veri amici; è questo uno dei beni migliori delle vacanze, il « troviamoci » delle vacanze.
E parimente gli incontri, oggi moltiplicati, dei convegni, dei congressi, dei pellegrinaggi, delle riunioni per i gruppi omogenei, per le associazioni, per le affinità di studio, di svago, e di lavoro.
Dunque, oggi la nostra preghiera, senza dimenticare le grandi cause ideali, sociali, politiche del giorno ( e sono tante e gravi ), sia per le buone e ristoratrici vacanze.