9 agosto 1970
Noi, con tutti quelli che aspirano alla pace nel mondo, dobbiamo oggi godere per la tregua, speriamo effettiva, dei combattimenti nel vicino Oriente, specialmente in quella terra, che chiamiamo santa, perché fu lo scenario storico e locale
dei due Testamenti,
del Vangelo,
della vita di Gesù,
dei misteri della salvezza,
l'Incarnazione e la Redenzione,
dell'origine della Chiesa,
degli avvenimenti cioè nei quali si produsse il prodigio per eccellenza:
l'intervento soprannaturale ed effettivo di Dio nel tempo e nel mondo, e dai quali deriva il senso e il destino dell'umanità.
Voi sapete, e tutti sanno: le sorti della Terra Santa ci stanno sempre sommamente a cuore, non per interessi territoriali o politici, ma per i valori religiosi, che ad essa si riferiscono.
Ma ora l'interesse immediato, anche nostro, è il bene di quelle popolazioni, è la giustizia ed è la pace civile delle Nazioni interessate nel conflitto, che colà perdura e di per sé minaccia di aggravarsi e di estendersi tragicamente.
Dobbiamo essere grati a quanti cooperano per la sua composizione, e dobbiamo pregare Iddio affinché essa giunga a buon fine.
Vi sono questioni di giustizia e di umanità molto gravi e molto difficili, che solo una grande sapienza e una grande pazienza possono risolvere.
Ma è già un progresso, condizione per un esito felice della tormentata situazione, il passaggio dall'impiego delle armi alle trattative franche e complesse, ma pacifiche.
Noi abbiamo una nostra speranza, la quale si libra al di sopra della scena bellica e politica; una speranza, che può sembrare utopistica, perché nessun elemento concreto la sostiene, anzi, può essere essa stessa un nodo di discordia, ma che invece noi pensiamo fondata sopra un reale e realizzabile argomento.
Il conflitto impegna tre espressioni etnico-religiose, le quali riconoscono un unico vero e sommo Dio: il Popolo ebraico, il Popolo islamico, e, in mezzo a loro e diffuso in tutto il mondo, il Popolo cristiano, cioè il monoteismo, l'identico monoteismo, nelle sue tre voci più autentiche, più antiche, più storiche, più convinte.
Non sarebbe mai possibile, che dal nome del medesimo Iddio, invece di irriducibili opposizioni, scaturisse un sentimento di mutuo rispetto, di possibile intesa, di pacifica convivenza?
Il riferimento al medesimo Dio, al medesimo Padre, senza pregiudizio della discussione teologica, non potrebbe un giorno servire alla scoperta, così difficile e così indispensabile, che siamo tutti fratelli?
I disegni di Dio sono misteriosi e avventurosi: il canto della Madonna - il « Magnificat » - ce lo dice.
Invochiamola per questa pace.
Siamo anche noi preoccupati, con tutto il mondo civile, dei sequestri di persone di Diplomatici stranieri e di un altro cittadino americano avvenuti a Montevideo, in Uruguay, con la minaccia alla vita di queste persone, innocenti ed estranee alle controversie locali, se non sono rilasciati dei prigionieri da parte del Governo.
Il ricatto è ignobile e civilmente intollerabile, anche se pur troppo si ripete con qualche deprecabile frequenza.
Noi facciamo voti che i responsabili di questi sequestri di persone vogliano recedere da questo loro contegno, per il loro stesso onore e per quello di quel nobile Paese.
Li preghiamo anche noi in nome di Dio.