15 agosto 1970
Ecco una giornata luminosa, non soltanto per il sole d'agosto e per la serenità del comune riposo, che la caratterizza, ma ancor più per la figura irradiante che nell'odierna festività si apre nel cielo oscuro del nostro destino ultraterreno: è Maria, la Madre di Cristo, già risorta e partecipe della vita eterna di Lui.
Questo destino di pienezza e di beatitudine, che oggi a noi è dato contemplare in Maria, mediante la fede, che la Chiesa, vent'anni or sono, ha autenticamente certificata, è argomento consolantissimo della nostra speranza escatologica, cioè estrema, finale, d'un simile destino offerto anche a noi per l'ultimo giorno, dopo la storia dell'umanità nel tempo.
Questa visione insieme a questa speranza sono molto belle, e rischiarano la nostra antropologia, cioè la nostra scienza della vita umana, altrimenti così incerta e incompleta da costituire un sempre tormentoso e indecifrabile problema.
Figli carissimi! profittiamo di questo lampo di luce, che ci consente di vedere la realtà della nostra vita presente.
Noi possiamo oggi vedere qual è la sorte che ci è preparata nel disegno della salvezza.
Possiamo intravedere
il valore della nostra esistenza,
la fortuna della nostra vocazione cristiana,
l'importanza della nostra giornata terrena,
l'esigenza morale che la governa,
il disegno tipico sul quale essa deve modellarsi.
Maria, per divina predilezione, ha raggiunto la perfezione, la beatitudine, la gloria, la vita, a cui anche a noi è dato aspirare; e la sua umile ed unica esistenza terrena ce ne mostra la duplice condizione: l'immacolata integrità della sua anima e del suo corpo, e l'unione incomparabile della sua esistenza con quella di Cristo.
Come un riflesso incantevole come un invito corroborante, la figura celeste di Maria si proietta oggi sopra di noi; ci svela, sì, maternamente le nostre miserie, ma insegna insieme anche a noi, figli del nostro secolo, la formula, forse dimenticata, della salvezza: l'integrità e la grazia della vita cristiana.
Onoriamo nella Madonna la sua eccezionale fortuna, e preghiamola affinché ravvivi in noi quell'innocenza che ha il segreto, la promessa della risurrezione immortale.