4 aprile 1971
Oggi abbiamo per voi una sola parola, un solo augurio, quello della buona Pasqua, che vorremmo compreso nella pienezza dei beni ai quali si riferisce, e vorremmo compiuto in misura conforme al cuore di Cristo, più che ai nostri meriti, per ciascuno di voi, amici del Nostro « Angelus » festivo, per tutta l'Urbe, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo.
Compreso, diciamo, l'augurio di buona Pasqua;
esso auspica che noi tutti abbiamo l'avvertenza del momento propizio per rimettere in ordine le nostre coscienze,
l'avvertenza del dramma liturgico che la Chiesa celebra con la Pasqua, nel quale dramma la bellezza delle parole e dei riti
non è soltanto un capolavoro rappresentativo,
ma è ben più la veste d'una vera e reale rievocazione del mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo,
alla quale rievocazione ciascuno di noi è invitato ad essere non soltanto appassionato osservatore, ma, ben più, partecipe umile e felice, nella virtù spirituale e sacramentale.
E così auguriamo che la buona Pasqua sia compiuta, per nostra e comune fortuna, ricorrenza attraente, commovente, rigeneratrice.
Buona Pasqua! buona Pasqua a tutti!
Oggi l'augurio; domenica prossima, a Dio piacendo, la grande Benedizione.