7 maggio 1972
Saremo noi pure rispettosi del silenzio, che da tutti è dovuto alla odierna vicenda elettorale italiana.
Ma questo riguardo stesso ci suggerisce la nostra parola religiosa domenicale, ricordando ciò che i Vescovi italiani hanno raccomandato recentemente nella presente contingenza: « primo impegno, essi hanno detto, è senz'altro quello della preghiera ».
Sì, oggi è giorno di preghiera.
Nonostante l'estremo interesse, che invade tutti i cittadini per la decisiva competizione civile in corso, oggi è giorno di preghiera, espressa precisamente da codesta tensione di animi.
Giorno di preghiera
per voi, figli e figlie della Chiesa, dedicati al colloquio con Dio;
per voi ammalati, che valorizzate le vostre sofferenze per la comune salute;
per voi tutti fedeli,
ai quali non è ignota, da un lato, l'azione misteriosa della divina Provvidenza nel gioco delicato e complicato degli avvenimenti umani, azione sapiente, e benefica che sa volgere in bene ogni cosa ( Cfr. Rm 8,28 ), anche le avverse;
e dall'altro, è nota la necessità che la nostra preghiera, sincera e pressante, apra la via all'amoroso intervento del Padre nelle nostre effimere, ma vitali vicende umane ( Cfr. Mt 7,10 ).
Pregare vuol dire mettersi in condizione di ricevere le grazie, di cui abbiamo bisogno.
E vuol dire anche rivolgere le nostre domande alle cose migliori ( Cfr. 1 Cor 12,31 ).
Quali siano le cose migliori ciascuno veda da sé, rettificando i desideri in ordine ai beni, che sono propri d'una società, che vuol essere popolo, cioè comunità civile di uomini, veri uomini bravi, onesti, liberi e fratelli, tesi verso la giustizia, il progresso e la pace, e insieme non sordi, non renitenti alla vocazione cristiana.
Se già costituisce motivo per ringraziare Iddio l'osservare che verso l'espressione di tale ideale umano, in questo Paese, oggi ogni cittadino si orienta con libertà effettiva e ordinata, tanto più fiduciosa dev'essere la nostra invocazione al Signore, affinché benedica ancora in ogni suo momento storico quest'« umile Italia », tanto cara e buona, auspice, dai cento santuari che ne ingemmano il suolo, la Regina del Cielo.