11 maggio 1972
Giorno di speranza oggi per chi festeggia l'Ascensione del Signore nel suo regno, il regno dei cieli, quest'altro universo dove sfolgora la vita divina, in pienezza, in felicità, in eternità; e dove sono a Cristo associati quelli che in questa vigilia del giorno eterno, cioè in questo nostro pellegrinaggio nel tempo presente, hanno avuto la fortuna e la virtù di stringersi a Lui, nella fede e nell'amore.
Non è un sogno: è una verità, è una realtà superlativa e trascendente ogni nostra esperienza ( Cfr. 1 Cor 2,9 ), ma così fissa nel disegno e nella promessa di Cristo, che deve essere sempre ricordata ed operante nella nostra fuggente attualità quotidiana.
Di speranza si vive; di questa suprema specialmente, la quale davvero non delude ( Rm 5,5 ).
E ciò dev'essere a nostro conforto effettivo, quanto più oggi, nella storia del mondo che stiamo vivendo, è anche giorno di trepidazione.
Leggete i giornali: voci d'incertezza e di pericolo si diffondono un po' dappertutto; in alcuni punti sono piene di minaccia.
Ciò che avviene specialmente nel Medio e nell'Estremo Oriente sembra assumere carattere di gravità, non solo per le regioni interessate, ma altresì per la pace nel mondo.
Dobbiamo sperare che si attenui l'aggravarsi delle situazioni pericolose, l'« escalation » delle sfide nelle questioni di prestigio e dell'intemperanza degli interessi particolari; e dobbiamo augurare che siano scongiurate ad ogni costo le estreme prove di forza e la rottura definitiva di ragionevoli trattative.
Pensiamo alle infelici popolazioni coinvolte nei presenti conflitti ed in quelli anche più gravi che potrebbero fatalmente scoppiare.
La nostra apprensione si traduca in preghiera, e la preghiera ancora in speranza per il felice destino dell'umanità, per la giustizia e la pace sulla terra, per la sapienza di coloro che guidano le sorti dei Popoli.
La Madre di Cristo, fiducia per quanti a Lui sono fratelli, sorregga le nostre speranze presenti e future.