29 ottobre 1972
Noi abbiamo nell'animo il grande gaudio della beatificazione, testé celebrata, di Don Michele Rua, primo successore di San Giovanni Bosco nella direzione della Società Salesiana; e non possiamo immaginare la gloria di questi cittadini del cielo senza ripensarli in mezzo alla nostra gioventù, piena anch'essa di gioia per aver trovato in tali uomini saggi e buoni i propri amici migliori, i propri maestri di vita.
Godiamone tutti, ringraziando il Signore e raddoppiando il nostro amore per i nostri ragazzi, i nostri giovani, i nostri figli della scuola e del lavoro.
Ma non possiamo oggi dimenticare l'ansia di pace, che invade il mondo.
Il dramma di ideologie, di lotta e di sangue del Vietnam è diventato dramma del mondo.
Chiunque ha il senso della solidarietà che oramai fa degli uomini una famiglia, una società sola, non può sottrarsi alla trepidazione di questi giorni di tensione e di speranza.
Siamo davvero alla fine di quella guerra che ci ha fatto capire come la giustizia, la libertà, l'amore devono segnare i rapporti fra i popoli e fra gli uomini, non la sopraffazione della forza, non il prestigio dell'orgoglio, non la cecità dell'odio e della violenza?
Ebbene stiamo attendendo la grande notizia della tregua delle armi, per attendere poi quella della pacificazione fraterna.
La fretta ora acquista il diritto di farsi avvocata per una rapida, imminente conclusione civile.
Certo il diritto superiore alla soluzione onorifica del conflitto, alla libertà dei Popoli, alla lealtà delle trattative sovrasta ancora questo epilogo della sanguinosa e rovinosa vicenda: occorre una pace vera.
E perché questo avvenga con prontezza generosa, e perché la tensione degli animi si distenda in propositi e in sentimenti di fraternità, sia adesso la nostra fervente preghiera.
Noi la crediamo concorde ai desideri della gente del Vietnam e alle speranze del mondo.
La Regina della Pace ci ascolti!