19 novembre 1972
Romani, amate Roma!
Questo grido del cuore risonava ieri nel nostro spirito, ieri, che era giornata liturgica dedicata alla memoria della consacrazione delle due basiliche di San Pietro e di San Paolo, giornata destinata perciò a ravvivare in noi tutti i ricordi storici di questa Urbe fatidica e la coscienza della sua missione religiosa a cui sono collegati i destini spirituali e trascendenti dell'umanità.
Noi pensavamo alla presenza pubblica, libera e comunitaria della Chiesa nella Società civile, presenza documentata, fin dalle più remote antichità, dalla costruzione di edifici sacri, qui a Roma, sulle tombe dei due Apostoli e Martiri, eretti quasi punti di convegno da « tutte le strade del mondo che conducono a Roma »
per i fedeli al culto di questi sommi Corifei del messaggio evangelico, da loro predicato con la parola e col sangue, e col carisma privilegiato della divina potestà a loro conferita;
pensavamo alla perennità e all'attualità di questo singolare fenomeno di convergenza locale, offerto proprio in questi giorni alla nostra esperienza dalle molteplici riunioni, tanto eterogenee e tanto fraterne, dei membri, venuti da tutte le parti della terra, componenti i Dicasteri, in cui si articola questa nostra degnissima, ancorché umana, Curia Romana;
e lo gustavamo questo fenomeno, fino alla commozione, dalla ripresa delle visite ad limina apostolorum dei Vescovi delle varie Nazioni, che a uno a uno vengono a Roma, per dichiararsi loro stessi cittadini di quella Città di Dio, che è la Chiesa unica e cattolica, e che pellegrina qui a Roma ha la sua tenda centrale.
E ci domandavamo se Roma cattolica, la Roma dei Santi Pietro e Paolo, la nostra dilettissima Diocesi di Roma, abbia abbastanza a sé presente l'eccezionale sua vocazione civile e spirituale.
E noi oggi trasmettiamo a voi, Romani, questa esaltante e grave domanda, a tutti ricordando quanti qui siamo, nativi, residenti, ospiti, pellegrini, che cives Romani sumus, come di sé disse San Paolo, e come San Pietro di fatto lo fu.
Noi siamo gratissimi alle Autorità governative e cittadine, e a tutti quelli che si adoperano per conservare la dignità del volto di Roma, e per lavare dal suo volto civile e sacro ogni bruttura:
i miserabili residui quartieri periferici,
le sconcezze palesi del vizio e della pornografia,
le deficienze superstiti degli indispensabili servizi,
e li incoraggiamo nel loro arduo e nobilissimo ufficio.
E a voi tutti Romani, che avete la sensibilità della segreta, austera, originale bellezza di questa unica Città, « onde Cristo è Romano », noi ripetiamo, nel nome dei suoi Patroni, Pietro e Paolo: amate Roma!
Sia per essa oggi la nostra preghiera.