24 dicembre 1972
Tanto più i nostri voti saranno vivi e si esprimeranno in speranza ed in preghiera.
La pace mancata nel lontano Vietnam, Nord e Sud, è diventata una passione del mondo intero.
Dobbiamo chiedere al Natale che non lasci delusa l'attesa di tutti: l'uomo della strada direbbe: sia garantita l'indipendenza agli uni, l'incolumità agli altri.
E che la provvida sospensione odierna dei combattimenti si prolunghi in tregua ufficiale, e la tregua in ripresa volenterosa di trattative leali e conclusive, e quindi le trattative si risolvano in pace, finalmente.
Noi non crediamo di cedere a sogni ingenui quando ancora affermiamo che la pace è possibile: difficile, ma sempre possibile per uomini di buona volontà, che sappiano superare onorevolmente
le obiezioni ideologiche ( sono forse le più forti ),
poi le ambizioni di prestigio,
le interferenze esterne,
la vana fiducia nella forza delle armi,
i calcoli egoisti d'interessi politici ed economici,
gli ostacoli tutti, che prescindano dalla valutazione dei beni superiori,
quali la giustizia,
la libertà,
l'aspirazione dei popoli,
in una parola, la civiltà,
le cui sorti sono ora più che mai solidali con la pace,
la vera pace tra gli uomini non più nemici, ma fratelli,
come li vuole la comune natura,
la maturità storica del progresso,
e oggi e sempre il messaggio cristiano.
Ancora speriamo nella saggezza degli uomini e nell'aiuto di Dio.
Poi altra pena: il terremoto in Nicaragua nell'America Centrale, con migliaia di vittime e con la distruzione di grande parte di una città capitale, Managua.
Anche noi condividiamo il dolore della sciagura, e, come possiamo, collaboriamo all'opera di soccorso.
E quanti altri motivi di timore e di sofferenza fanno vibrare la sensibilità del nostro cuore!
Ma non sarà un triste Natale!
Sarà un Natale di più intensa partecipazione alle umane vicende e alla confidenza in Cristo Salvatore.
Lo imploreremo questa notte con i minatori di Ponzano e Sant'Oreste.
Nelle braccia di Maria, la Vergine, la Madre, troveremo Gesù.