7 gennaio 1973
Ancora il dramma della pace sovrasta ogni nostro pensiero, specialmente per quella del Vietnam, la quale pareva tanto vicina, e si è rivelata tanto illusoria!
La nostra equazione ideale fra la giustizia e la pace non si è verificata, anzi ha avuto i suoi peggiori momenti esplosivi di terribile recrudescenza bellica.
Ma per fortuna in questi giorni una nuova trattativa, che tutti auspicano conclusiva, tiene accesa ancora la speranza che l'incontro sincero - il bacio - tra giustizia e pace possa finalmente avvenire.
Intravediamo tutti l'estrema complessità delle questioni complicate in nodi, che sembrano inestricabili; ma noi continuiamo a sperare, non solo nella saggezza delle parti in causa, ma nell'intervento estremo di un nuovo elemento risolutivo: l'amore, senza il quale quel bacio biblico fra la giustizia e la pace sembra non possa scoccare.
L'amore dovrebbe essere alla fine del conflitto il vincitore;
cioè il senso dell'umana fratellanza,
la visione realistica e lungimirante della bontà reciproca,
primeggiante sulle ideologie, sulle rivalità, sugli interessi, come primo ed effettivo valore di umana civiltà.
L'amore fra i grandi ed i responsabili, l'amore per i piccoli e gli indifesi travolti in rovine di cui non sono colpevoli, l'amore che sa comprendere l'esigenza di legittima libertà, l'amore che sa perdonare e dimenticare, redimere e ricominciare.
Anche l'amore ha una sua politica, paradossale forse, ma forse più positiva d'ogni altro calcolo egoista.
Ora noi, spettatori ma non estranei alla dolorosa e troppo lunga vicenda, metteremo l'accento dei nostri voti per la vittoria dell'amore.
E a tal fine oggi sarà la nostra preghiera, affinché l'intervento superiore dell'amore, di cui conosciamo la fonte divina, faccia finalmente celebrare l'incontro felice fra la giustizia e la pace.