9 aprile 1995
Carissimi Fratelli e Sorelle!
Al termine di questa suggestiva celebrazione, desidero rivolgermi ancora una volta ai giovani per affidare loro simbolicamente la recente enciclica Evangelium vitae.
Cari giovani, proclamate e testimoniate il vangelo della vita!
Voi sentite pulsare, forte e prepotente in tutto il vostro essere, la vita.
Ma non basta sentirla.
Questo inestimabile bene va compreso sempre più profondamente, nella sua piena verità, perché lo si possa apprezzare, gustare ed amare.
È questo il contributo che la Chiesa, popolo della vita e per la vita, ha voluto offrire all'umanità con l'enciclica Evangelium vitae.
A chi la legge integralmente e con animo sereno, essa apparirà per quello che è:
un invito a riconoscere la vita come dono,
da accogliere con gratitudine,
da vivere secondo la legge dell'amore di Dio,
da offrire responsabilmente nel servizio dei fratelli.
In essa, certo, non mancano esigenze severe: dei "no" fermi quanto doverosi, che traducono per il nostro tempo il comandamento divino "non uccidere", da sempre iscritto nel cuore di ogni uomo.
Ma i "no" sono in funzione di un grande "sì" alla vita.
Un "sì" che consegno in modo speciale a voi, cari giovani: fatevi voce di questo "sì", fatevi apostoli di questo "sì".
Come i giovani che accolsero festosamente Cristo a Gerusalemme, aprite anche voi il vostro cuore al Redentore: siate il suo popolo, il popolo della vita e per la vita.
Con il vostro entusiasmo operoso, costruite un argine contro la cultura della morte, e fate avanzare la cultura della vita!