5 maggio 2019
Cari fratelli e sorelle, "Cristo è risorto!"
Con queste parole, dai tempi antichi, in queste terre di Bulgaria i cristiani – ortodossi e cattolici – si scambiano gli auguri nel tempo di Pasqua: Christos vozkrese! [ la folla risponde ]
Esse esprimono la grande gioia per la vittoria di Gesù Cristo sul male, sulla morte.
Sono un'affermazione e una testimonianza del cuore della nostra fede: Cristo vive.
Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo.
Tutto ciò che Lui tocca diventa nuovo, si riempie di vita.
Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascuno di voi sono: Lui vive e ti vuole vivo!
Lui è in te, Lui è con te e non ti lascia mai.
Lui cammina con te.
Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c'è il Risorto, che continuamente ti chiama, ti aspetta per ricominciare.
Lui non ha mai paura di ricominciare: sempre ci dà la mano per rincominciare, per alzarci e rincominciare.
Quando ti senti vecchio per la tristezza – la tristezza invecchia –, i rancori, le paure, i dubbi e i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti forza e speranza ( cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 1-2 ).
Lui vive, ti vuole vivo e cammina con te.
Questa fede in Cristo risorto viene proclamata da duemila anni in ogni angolo della terra, attraverso la missione generosa di tanti credenti, che sono chiamati a dare tutto per l'annuncio evangelico, senza tenere nulla per sé.
Nella storia della Chiesa, anche qui in Bulgaria, ci sono stati Pastori che si sono distinti per santità della vita.
Tra essi mi piace ricordare il mio predecessore, che voi chiamate "il santo bulgaro", San Giovanni XXIII, un santo pastore, la cui memoria è particolarmente viva in questa terra, dove egli ha vissuto dal 1925 al 1934.
Qui ha imparato ad apprezzare la tradizione della Chiesa Orientale, instaurando rapporti di amicizia con le altre Confessioni religiose.
La sua esperienza diplomatica e pastorale in Bulgaria lasciò un'impronta così forte nel suo cuore di pastore da condurlo a favorire nella Chiesa la prospettiva del dialogo ecumenico, che ebbe un notevole impulso nel Concilio Vaticano II, voluto proprio da Papa Roncalli.
In un certo senso, dobbiamo ringraziare questa terra per l'intuizione saggia e ispiratrice del "Papa buono".
Nel solco di questo cammino ecumenico, fra poco avrò la gioia di salutare gli esponenti delle varie Confessioni religiose della Bulgaria, che, pur essendo un Paese ortodosso, è un crocevia in cui si incontrano e dialogano varie espressioni religiose.
La gradita presenza a questo incontro dei Rappresentanti di queste diverse Comunità indica il desiderio di tutti di percorrere il cammino, ogni giorno più necessario, « di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio » ( Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019 ).
Ci troviamo vicino all'antica chiesa di Santa Sofia, e accanto alla chiesa Patriarcale di San Aleksander Nevskij, dove, in precedenza, ho pregato nel ricordo dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi.
Nel desiderio di manifestare stima e affetto a questa venerata Chiesa ortodossa di Bulgaria, ho avuto la gioia di salutare e abbracciare, in precedenza, il mio Fratello Sua Santità Neofit, Patriarca, come pure i Metropoliti del Santo Sinodo.
Ci rivolgiamo ora alla Beata Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, perché interceda presso il Signore Risorto, affinché doni a questa amata terra l'impulso sempre necessario di essere terra di incontro, nella quale, al di là delle differenze culturali, religiose o etniche, possiate continuare a riconoscervi e stimarvi come figli di uno stesso Padre.
La nostra invocazione si esprime con il canto dell'antica preghiera del Regina Caeli.
Lo facciamo qui, a Sofia, davanti all'icona della Madonna di Nesebar, che significa "Porta del cielo", tanto cara al mio predecessore San Giovanni XXIII, che ha cominciato a venerarla qui, in Bulgaria, e l'ha portata con sé fino alla morte.