Compendio Dottrina sociale della Chiesa |
28 La benevolenza e la misericordia, che ispirano l'agire di Dio e ne offrono la chiave d'interpretazione, diventano tanto prossime all'uomo da assumere i tratti dell'uomo Gesù, il Verbo fatto carne.
Nel racconto di Luca, Gesù descrive il Suo ministero messianico con le parole di Isaia che richiamano il significato profetico del giubileo: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore » ( Lc 4,18-19; Is 61,1-2 ).
Gesù si pone dunque sulla linea del compimento, non solo perché adempie ciò che era stato promesso e che era atteso da Israele, ma anche nel senso, più profondo, che in Lui si compie l'evento decisivo della storia di Dio con gli uomini.
Egli, infatti, proclama: « Chi ha visto me ha visto il Padre » ( Gv 14,9 ).
Gesù, in altri termini, manifesta tangibilmente e in modo definitivo chi è Dio e come Egli si comporta con gli uomini.
29 L'amore che anima il ministero di Gesù tra gli uomini è quello sperimentato dal Figlio nell'unione intima col Padre.
Il Nuovo Testamento ci consente di penetrare nell'esperienza che Gesù stesso vive e comunica dell'amore di Dio Suo Padre - Abbà - e, dunque, nel cuore stesso della vita divina.
Gesù annuncia la misericordia liberatrice di Dio nei confronti di coloro che incontra sulla Sua strada, a cominciare dai poveri, dagli emarginati, dai peccatori, e invita alla Sua sequela, perché Egli per primo, e in modo del tutto singolare, obbedisce al disegno d'amore di Dio quale Suo inviato nel mondo.
La coscienza che Gesù ha di essere il Figlio esprime appunto tale originaria esperienza.
Il Figlio ha ricevuto tutto, e gratuitamente, dal Padre: « Tutto quello che il Padre possiede è mio » ( Gv 16,15 ).
Egli, a sua volta, ha la missione di fare partecipi di questo dono e di questa relazione filiale tutti gli uomini: « Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi » ( Gv 15,15 ).
Riconoscere l'amore del Padre significa per Gesù ispirare la Sua azione alla medesima gratuità e misericordia di Dio, generatrici di vita nuova, e diventare così, con la Sua stessa esistenza, esempio e modello per i Suoi discepoli.
Essi sono chiamati a vivere come Lui e, dopo la Sua Pasqua di morte e risurrezione, a vivere in Lui e di Lui, grazie al dono sovrabbondante dello Spirito Santo, il Consolatore che interiorizza nei cuori lo stile di vita di Cristo stesso.
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