Santo Domingo

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Discorso inaugurale

Cari fratelli nell'episcopato, amati sacerdoti, religiosi, religiose e laici.

1 Sotto la guida dello Spirito che abbiamo invocato con fervore affinché illumini i lavori di questa importante assemblea ecclesiale, inauguriamo la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, riponendo il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù Cristo, « lo stesso ieri, oggi e sempre ». ( Eb 13,8 ) Egli è il principio e la fine, l'alfa e l'omega, ( Ap 21,6 ) la pienezza dell'evangelizzazione, « il primo e il più grande evangelizzatore.

Lo è stato fino alla fine: fino alla perfezione e fino al sacrificio della sua vita terrena ».3

In questo incontro ecclesiale sentiamo la presenza di Gesù Cristo, Signore della storia.

In suo nome si sono riuniti i vescovi dell'America Latina nelle precedenti assemblee - Rio de Janeiro nel 1955, Medellin nel 1968, Puebla nel 1979 - e sempre nel suo nome siamo riuniti ora a Santo Domingo, per discutere il tema della « Nuova evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana », che racchiude i grandi problemi che, guardando al futuro, la Chiesa deve affrontare davanti alle nuove situazioni emergenti in America Latina e nel mondo.

Questo è, cari fratelli, un momento di grazia per tutti noi e per la Chiesa in America.

E, in realtà, lo è per la Chiesa universale, che ci accompagna con la sua preghiera, con questa comunione profonda dei cuori che lo Spirito Santo genera in tutti i mèmbri dell'unico corpo di Cristo.

Momento di grazia e anche di grande responsabilità.

Davanti ai nostri occhi si profila il terzo millennio.

E se la Provvidenza ci ha convocati per ringraziare Dio per i cinquecento anni di fede e di vita cristiana nel continente americano, a maggior ragione possiamo dire che ci ha chiamati anche a un rinnovamento interiore e per « scrutare i segni dei tempi ». ( Mt 16,3 )

In realtà, il richiamo alla nuova evangelizzazione è prima di tutto un richiamo alla conversione.

Infatti, attraverso la testimonianza di una Chiesa sempre più fedele alla sua identità e più viva in tutte le sue manifestazioni, gli uomini e i popoli dell'America Latina, e di tutto il mondo, potranno continuare a incontrare Gesù Cristo, e in lui la verità della loro vocazione e della loro speranza, il cammino verso un'umanità migliore.

Guardando a Cristo, « tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede », ( Eb 12,2 ) seguiamo il sentiero tracciato dal concilio Vaticano II, della cui solenne inaugurazione proprio ieri ricorreva il XXX anniversario.

Perciò, inaugurando questa grande assemblea, voglio ricordare le commoventi parole pronunciate dal mio venerato predecessore, il papa Paolo VI, all'apertura della II sessione conciliare: « Cristo! Cristo, nostro principio. Cristo, nostra vita e nostra guida. Cristo, nostra speranza e nostro termine …

Nessun'altra luce sia librata su questa adunanza, che non sia Cristo, luce del mondo; nessun'altra verità interessi gli animi nostri, che non siano le parole del Signore, unico nostro Maestro; nessun'altra aspirazione ci guidi, che non sia il desiderio d'esser a lui assolutamente fedeli; nessun'altra fiducia ci sostenga, se non quella che francheggia, mediante la parola di lui, la nostra desolata debolezza … ».

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3 Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 7