Santo Domingo |
171 I cristiani non guardano l'universo soltanto come natura considerata in se stessa, bensì come creazione e primo dono dell'amore del Signore per noi.
« Del Signore è la terra e quanto contiene », ( Sal 24,1 ) è l'affermazione di fede che ricorre in tutta la Bibbia e conferma la convinzione dei nostri popoli che la terra è il primo segno dell'alleanza di Dio con l'uomo.
In effetti la rivelazione biblica ci insegna che quando Dio creò l'uomo, lo collocò nel giardino dell'Eden perché lo coltivasse e lo custodisse ( Gen 2,15 ) e ne facesse uso, ( Gen 2,16 ) indicandogli alcuni limiti ( Gen 2,17 ) che ricordassero sempre all'uomo che « Dio è il Signore e il creatore, e che del Signore è la terra e quanto contiene » e che l'uomo può farne uso non come padrone assoluto, bensì come amministratore.
Questi limiti, nell'uso della terra, mirano a preservare la giustizia e il diritto che tutti hanno di accedere ai beni della creazione, che Dio ha destinato al servizio di ogni essere umano che viene al mondo.
172 Nel nostro continente bisogna considerare due mentalità opposte in relazione alla terra, tutte e due diverse dalla visione cristiana:
a) La terra, nell'insieme degli elementi che formano la comunità indigena, è vita, luogo sacro, centro unificante della vita della comunità.
In essa gli indigeni vivono e con essa convivono, attraverso di essa si sentono in comunione con i loro antenati e in armonia con Dio; per questo stesso motivo la terra, la loro terra, è parte sostanziale della loro esperienza religiosa e del loro progetto storico.
Negli indigeni esiste un senso naturale di rispetto per la terra: essa è la madre terra, che alimenta i suoi figli, perciò bisogna aver cura di essa, chiedere permesso per seminarla e non maltrattarla.
b) La visione mercantilistica: considera la terra solamente in relazione allo sfruttamento e al lucro, arrivando fino a espropriare ed espellere i suoi legittimi proprietari.
Lo stesso mercantilismo porta alla speculazione sul suolo urbano, rendendo la terra inaccessibile per le case dei poveri, sempre più numerosi nelle nostre grandi città.
Oltre alle due mentalità precedenti, non possiamo dimenticare la situazione dei contadini che lavorano la loro terra e ne traggono il sostentamento della loro famiglia con metodi tradizionali.
173 La mentalità propria della visione cristiana ha fondamento nelle Sacre Scritture, che considera la terra e gli elementi della natura anzitutto come alleati del popolo di Dio e strumenti della nostra salvezza.
La risurrezione di Gesù Cristo mette l'umanità di nuovo di fronte alla missione di liberare tutta la creazione, che deve essere trasformata in nuovo cielo e nuova terra, dove abbia dimora la giustizia.
174 Ci sfida la situazione problematica della terra in America Latina e nei Caraibi, dal momento che « cinque secoli di … presenza del Vangelo … non hanno portato ancora a un'equa distribuzione di beni della terra » che « è … purtroppo … in mano a una minoranza ».179
Gli antichi aborigeni furono, in generale, spogliati delle loro terre e gli afroamericani trovarono nella legislazione degli ostacoli ad accedere alla proprietà della terra.
Gli attuali contadini sopportano il peso del disordine istituzionale e subiscono le conseguenze delle crisi economiche.
Negli ultimi anni questa crisi si è fatta sentire con più forza là dove la modernizzazione delle nostre società ha tratto espansione dal commercio agricolo internazionale, dalla crescente integrazione tra i paesi, dal maggior uso di tecnologie e dalla presenza di multinazionali.
Tutto questo, non poche volte, favorisce i settori economici forti, a danno però dei piccoli produttori e dei lavoratori salariati.
175 La situazione dell'usufrutto, dell'amministrazione e utilizzazione della terra in America Latina costituisce uno degli appelli più urgenti alla promozione umana.
176 Promuovere un cambiamento di mentalità in relazione al valore della terra partendo dalla visione cristiana del mondo, legata alle tradizioni culturali dei settori poveri e contadini.
- Ricordare ai fedeli laici che devono influire sulle politiche agrarie dei governi ( soprattutto sulle politiche di modernizzazione ) e nelle organizzazioni di contadini e indigeni, per ottenere forme giuste, più comunitarie e partecipative nell'uso della terra.
177 Sostenere tutte le persone e le istituzioni che stanno perseguendo, presso i governi e presso coloro che possiedono i mezzi di produzione, l'obiettivo della creazione di una riforma agraria e di una politica agraria giuste e umane, che regolamentino, programmino e accompagnino una distribuzione più equa della terra e una sua utilizzazione efficace.
- Dare un sostegno solidale a quelle organizzazioni di contadini e indigeni che lottano, su percorsi giusti e legittimi, per conservare o rientrare in possesso delle loro terre.
- Promuovere i progressi tecnici indispensabili affinché la terra produca, tenendo conto anche delle condizioni del mercato, sottolineando perciò la necessità di sviluppare la consapevolezza dell'importanza della tecnologia.
- Favorire una riflessione teologica intorno alla problematica della terra insistendo sull'inculturazione e su una presenza effettiva degli operatori pastorali nelle comunità di contadini.
- Appoggiare l'organizzazione di gruppi intermedi, per esempio di cooperative, che siano istanza di difesa dei diritti umani, di partecipazione democratica e di educazione comunitaria.
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179 | Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima, 29.2.1992 |