Santo Domingo |
7 Da quanto visto finora non è retorico affermare che il bilancio della IV Conferenza, nonostante limiti interni e turbative esterne, supera le migliori attese della vigilia, soprattutto considerando la globalità dell'« evento ».
Santo Domingo, comprendente non solo la fase preparatona e testuale ( note 1 e 2 ), ma anche quella della recezione che, ora, rappresenta la traduzione operativa di Santo Domingo nelle diverse Chiese del continente.
Spetta ad esse incarnare il momento testuale complessivo ( DT- DF - Messaggio ) nel vissuto della loro realtà e secondo la concreta ortoprassi nell'ascolto dello Spirito.
Per esempio, i « successi potenziali » contenuti nel DF potrebbero svilupparsi nel decalogo abbozzato in Servizio Informazione America Latina, n. 3-4/1993, p. 37:
I. In riferimento alla nuova evangelizzazione
1. Richiesta di perdono per gli errori commessi in questi 500 anni;13
2. Ripresa del compito missionario non solo presso i cristiani « lontani », ma anche ad gentes;
3. Protagonismo dei laici, specialmente delle donne e dei giovani;
4. Rafforzamento, anche istituzionale, della Chiesa - comunione: immensa rete di comunità, organismi e servizi.
II. In riferimento alla promozione umana
5. Impegno contro l'esclusione sociale delle masse povere;
6. Sviluppo della cultura della vita, specialmente nell'ambito familiare e con riguardo all'ecologia;
7. Sforzo per un nuovo ordine sociale attraverso l'economia solidale, la politica democratica, l'integrazione del Continente.
III. In riferimento alla cultura cristiana
8. Incarnazione del Vangelo nelle culture indigene e afroamericane;
9. Organizzazione della pastorale urbana, sfida principale della cultura moderna;
10. Valorizzazione dei mezzi di comunicazione sociale per l'evangelizzazione, la promozione umana e l'inculturazione.
Un'altra pista per la recezione - e chiave di lettura del DF - può essere l'affrontare l'eredità centrale di Santo Domingo ( II Parte ) nella seguente prospettiva:
cap. 1, il « cosa e come » si dovrebbe evangelizzare oggi in America Latina;
cap. 2, il « cosa realizza » la Chiesa quando evangelizza ( forza profetica del Vangelo ai fini della promozione umana integrale );
cap. 3, il « come e a chi » annunciare il Vangelo, con particolare riguardo alle culture indigene e afroamericane - facendole interagire anche con la ribadita « opzione preferenziale » ( e cultura ) dei poveri14 -, ma non trascurando quelle urbane e postmoderne ( fortemente segnate dall'anticultura di morte ).
Con il Messaggio ai popoli dell'America Latina e dei Caraibi, che in un certo senso conclude la fase testuale, in realtà comincia quella della recezione.
Il cammino dei discepoli di Emmaus viene indicato come modello della nuova evangelizzazione.
Gesù risorto si avvicina a tutti coloro che sono tristi lungo i sentieri della vita.
Egli cammina con loro per farsi carico delle gioie e delle speranze, delle difficoltà e delle tristezze.
« Oggi anche noi - affermano i vescovi - come Pastori della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, fedeli al Divino Maestro, desideriamo imitare il suo atteggiamento di vicinanza e di sostegno a tutti i nostri fratelli e sorelle; proclamiamo il valore e la dignità di ogni persona e cerchiamo di illuminarne con la fede la storia, il cammino di ogni giorno.
Questo è un elemento fondamentale della nuova evangelizzazione » ( n. 15 ).
Antonio Palmese, SDB
Piersandro Vanzan, SI
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13 | Proprio in quest'ottica è importante che la recezione valorizzi al meglio quanto il Papa disse sia agli indios e afroamericani ( Santo Domingo, 12 ottobre 1992 ), sia ai discendenti dei maya ( Yucatàn, 12 agosto 1993 ). Cf testi riportati alle pp. 182-204 |
14 | Sarebbe cioè auspicabile che ora, nella fase della recezione, « il potenziale evangelizzatore dei poveri » ( DP 1147 ) si concretizzasse, per esempio, attraverso una teologia india capace sia di leggere i processi culturali di quei popoli, sia di porsi in relazione col Dio della vita a partire dalle loro tradizioni |