Mirificus eventus
È indetto e pubblicato un Giubileo straordinario in tutte le diocesi del mondo cattolico, con inizio dal 1° gennaio 1966 al termine del mese di maggio
Lo straordinario evento, appena concluso, al quale l'intero orbe cattolico, anzi tutta l'umana famiglia ha assistito con crescente interesse in questi ultimi quattro anni, vogliamo dire il Concilio Ecumenico Vaticano II, pensiamo che richieda da Noi un fatto pure straordinario, che non solo imprima negli animi il ricordo dell'imponente Consesso, basilare nel corso contemporaneo e avvenire della storia della Chiesa, ma, ciò che più importa, disponga le anime dei fedeli all'osservanza delle disposizioni conciliari.
Ora, mentre a ciò riflettevamo, Ci é sembrato che, come già abbiamo annunziato, nulla possa essere più utile al conseguimento del suddetto scopo che la celebrazione di un Giubileo straordinario.
Riteniamo infatti che con questo mezzo, da una parte, si possa compiere l'imperioso dovere di ringraziare pubblicamente Dio degli immensi benefici che ha concesso alla sua Chiesa, sia nel tempo della trepida e gioiosa attesa, sia durante le fasi laboriose e feconde della sua quadriennale celebrazione; e, dall'altra, implorare il suo aiuto ora soprattutto, quando un fremito di letizia e di attesa in tutte le anime fa nutrire speranze che molti saranno i frutti, che si preparano all'epoca nostra.
Inoltre pensiamo che il Giubileo possa offrire ai cattolici di buona volontà una singolare opportunità di spirituale conversione, che porti all'auspicatissimo rinnovamento della vita individuale, familiare, pubblica e sociale, a cui mirava il Concilio, or ora concluso.
Né Ci sembrano infondate le speranze di copiosi vantaggi spirituali da noi riposte nel Giubileo.
Se infatti riandiamo col pensiero agli annali ecclesiastici, vediamo chiaramente che questa salutare consuetudine non si è mai ripetuta senza grandi benefici; come, a conferma di innumerevoli altre testimonianze, Ci faceva notare il Nostro Predecessore Pio XII di v. m., nell'indire il Giubileo dell'Anno Santo 1950:
Se infatti gli uomini ascolteranno questa voce della Chiesa;
se, voltate le spalle ai beni fugaci di questa terra, rivolgeranno la loro mente a quelli imperituri del cielo,
allora senza dubbio si avrà quel desideratissimo rinnovamento degli animi, in forza del quale il privato e il pubblico costume si uniformerà alla legge e allo spirito di Cristo ( Pio XII, Lett. Ap. Iubilaeum maximum, 26 maggio 1949: AAS 41 (1949), p. 257 ).
Per tali motivi, seguendo l'esempio dei Nostri Predecessori; col consiglio dei Cardinali di S.R.C., nostri Venerabili Fratelli; per l'autorità di Dio onnipotente, dei beati apostoli Pietro e Paolo, e per la Nostra; mirando alla gloria di Dio, alla salvezza delle anime e al bene della Chiesa cattolica, indiciamo e per mezzo di questa lettera promulghiamo e vogliamo che sia ritenuto indetto e pubblicato un Giubileo straordinario in tutte le diocesi del mondo cattolico, con inizio dal primo giorno di gennaio del prossimo anno 1966 e fino alla festa della Pentecoste, ossia fino al 29 maggio dello stesso anno.
Ora dopo avere così annunziato un periodo di spirituale salvezza, e aperta una scaturigine di grazie celesti, stimiamo essere Nostro dovere esporre subito quali siano i beni che Ci ripromettiamo da questa salutare occasione.
Prima di tutto, non diversamente da quanto hanno fatto i Nostri Predecessori nelle stesse circostanze, Ci aspettiamo da tutti i fedeli quel rinnovamento spirituale che non si può ottenere che nell'intimo santuario delle coscienze:
nell'esercizio della virtù della penitenza, cui si aggiunga il Sacramento della confessione, nel quale i fedeli, come in un bagno salutare, sono immersi nel sangue di Cristo;
né si può ottenere che a contatto vivo e trasformante col divino Salvatore: il quale sia con la rinnovazione incruenta del Sacrificio della Croce, causa della nostra salvezza, sia coll'ammetterci alla Comunione Eucaristica, eleva e perfeziona le anime alla genuina e schietta partecipazione della vita divina.
Noi perciò ci aspettiamo che il Giubileo ora indetto chiami gli ottimi a superiori donazioni, e i buoni a sempre maggiore generosità nell'adempimento del quotidiano dovere cristiano, qual è imposto dalla legge di Dio.
E voglia il Cielo che, durante il periodo giubilare, chi fosse rimasto lontano dalla sorgente della grazia, specialmente chi improvvisamente avesse dimenticato o, forse, ripudiato la fede in Dio, sappia profittare della eccezionale circostanza, che ora è offerta, per mettersi in pace col Signore!
Anzi Noi ardentemente desideriamo che ogni seguace di Gesù Cristo, non contento di una condotta incensurata, per quanto lo consentono le forze umane senta potente in se stesso l'anelito alla santità; che si traduca in effettivo esercizio di virtù cristiane, specialmente della carità, in concreti propositi di imitazione del Salvatore Crocifisso, in feconda irradiazione di apostolato.
Così avverrà che la Chiesa, per tali vie rinnovata, raccoglierà benefici immensi, e la sua connaturata spinta di conquista verso le anime sarà sempre più avvalorata e cosciente; avverrà che comincino a maturare in ogni parte della Chiesa quei frutti ubertosi, che erano nelle previsioni di coloro che nel Concilio hanno tanto lavorato: frutti ai quali Noi stessi abbiamo accennato nella Nostra prima Enciclica, auspicando che dal Concilio riceva gloria il Signore, letizia la Chiesa, edificazione tutto il mondo ( Cf Paolo VI, Encicl. Ecclesiam suam, 6 agosto 1964 ).
Ma poiché il Concilio ora concluso giustamente fu definito il Concilio della Chiesa, perché in esso la Chiesa ha più profondamente studiato la sua missione salvifica di fronte al mondo, riteniamo necessario che il prossimo Giubileo abbia questa particolare intonazione: che, cioè, in tutti i cristiani, nella sacra Gerarchia come nel laicato cattolico, si accresca il senso della Chiesa, e che di esso tutti prendano più chiara e fattiva coscienza.
È quindi estremamente importante che, durante il sacro tempo, che segue, la Chiesa, in armonia con lo spirito che anche Noi prescrivemmo al Concilio, non cessi
di approfondire la coscienza di se stessa,
di meditare sul mistero che le è proprio,
di esplorare, a propria istruzione e a propria edificazione, la dottrina, già a lei nota, e già in quest'ultimo secolo enucleata e diffusa, sopra la propria origine, la propria natura, la propria missione, la propria sorte finale; ma dottrina non mai abbastanza studiata e compresa ( Paolo VI, Encicl. Ecclesiam suam, 6 agosto 1964 ).
Ora, nella persuasione che questa sia la via migliore per dare pratica attuazione a tali salutari insegnamenti, non inopportunamente stabiliamo che il sacro Giubileo, da celebrarsi in ogni diocesi, abbia come sua naturale sede la chiesa cattedrale, e si svolga intorno al Vescovo, Padre e Pastore del suo gregge.
Infatti la cattedrale della diocesi, che spesso è luminosa espressione d'arte e di pietà dei secoli passati, e contiene non di rado mirabili opere d'arte, si distingue specialmente per la sua dignità ( come dice il nome vetusto ) di contenere la cattedra del Vescovo, che è fulcro di unità, di ordine, di potestà, e di autentico magistero in unione con Pietro.
Inoltre la cattedrale, nella maestà delle sue strutture architettoniche, raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo il detto dell'Apostolo: Voi infatti siete il tempio del Dio vivente ( 2 Cor 6,16 ).
La cattedrale poi è anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel Corpo Mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia; e, come si legge nella festa della Dedicazione nel rito Ambrosiano: Questa è la madre di tutti, divenuta più sublime per il numero dei figli.
Ogni giorno genera a Dio nuovi figli, per virtù dello Spirito santo.
Il mondo tutto è pieno dei suoi tralci.
Innalza fino al regno celeste le sue propaggini, sostenute dal legno.
Essa è quella sublime città eretta sulla sommità del monte, visibile da tutti, e per tutti luminosa ( Messale Ambrosiano, Prefazio della festa della Dedicazione della chiesa ).
È perciò naturale che, nel periodo del prossimo Giubileo, i fedeli, sia per prendere parte ai sacri riti, sia per ascoltare la predicazione, sia per lucrare le speciali remissioni di pena, dovute per i peccati, comunemente chiamate indulgenza, affluiscano o come singoli o in gruppo, nel principale tempio della diocesi.
E poiché, come abbiamo detto, il Giubileo si deve svolgere intorno al Vescovo, come intorno al suo cardine, esortiamo tutti i figli della Chiesa a stringersi intorno a lui.
Perciò, siccome i Vescovi, dopo la conclusione del Concilio, ripieni di santo fervore ritornano alle loro diocesi, col proposito di stimolare i loro fedeli a volonterosa applicazione delle deliberazioni conciliari, i sacerdoti e tutto il popolo cristiano, in ogni diocesi, facciano ad essi devota corona,
per professare gratitudine per il loro paziente e faticoso lavoro, svolto durante il Concilio;
per rinnovare l'espressione dell'obbedienza e dell'amore filiale;
per promettere collaborazione di preghiera, di azione, di sacrificio.
In una parola, il clero, i religiosi, le religiose e le diverse associazioni cattoliche dei laici si uniscano sotto la guida saggia e paterna dei propri Pastori, ai quali, secondo la bella frase del Concilio, spetta di condurre le Chiese loro affidate a tal punto di santità che in esse risplenda il senso della Chiesa universale di Cristo ( Con. Vat. II, Decr. sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, n. 15 ).
Quando il Vescovo, nella sua cattedrale, presiede, nella pienezza della sua autorità, alle riunioni della sua famiglia diocesana, impartisce loro norme per l'esplicazione dell'apostolato, li stimola all'esercizio della carità e della pietà, allora, in quell'assemblea, mentre si celebrano esterni riti di pietà, si ha la più chiara manifestazione dell'interna concordia di menti e di volontà che regna tra il gregge e il suo Pastore.
Pertanto il Vescovo si dia soprattutto premura affinché, durante quel periodo di salvezza, nella cattedrale si tengano sia speciali corsi di predicazione, per illustrare le decisioni del Concilio, sia sacre Missioni, sia ritiri spirituali per il clero e per il popolo cristiano, specialmente durante la Quaresima, in preparazione alla Pasqua; in modo da infondere in tutti un vivo desiderio di rinnovamento di vita.
Da parte Nostra, stimando che anche questo possa contribuire a raccogliere più copiosi frutti dal Giubileo, con la Nostra apostolica autorità concediamo ai Confessori, debitamente approvati per le confessioni, le facoltà che seguono, delle quali essi potranno valersi soltanto nel periodo giubilare, in confessione e per il solo foro della coscienza.
In virtù perciò di tali facoltà, detti confessori potranno:
1) assolvere dalle censure e pene canoniche tutti i penitenti, che in qualunque modo abbiano esternamente o scientemente aderito a dottrine eretiche, scismatiche o atee, purché sinceramente pentiti, detestino davanti al confessore gli errori professati, e promettano di riparare gli eventuali scandali.
Il confessore imporrà loro una conveniente penitenza salutare, e li esorterà ad accostarsi con frequenza ai Sacramenti;
2) assolvere dalle censure e pene canoniche coloro che consapevolmente e senza autorizzazione abbiano letto o conservato presso di sé libri di apostati, di eretici o di scismatici, che propugnino apostasie, eresie o scismi, oppure altri libri espressamente proibiti con Lettera Apostolica.
Il confessore imporrà loro una conveniente penitenza salutare, e darà loro le opportune istruzioni, perché detti libri siano, secondo i casi, conservati con la necessaria autorizzazione e cautela, o distrutti;
3) assolvere dalle censure e pene canoniche coloro che si siano iscritti a sètte massoniche o ad associazioni consimili, che combattono la Chiesa o le legittime autorità civili, purché si separino definitivamente dalle rispettive sètte o associazioni e promettano di riparare e di impedire, per quanto sarà possibile, gli eventuali scandali e danni.
Il confessore imporrà loro una penitenza salutare, proporzionata alla gravità delle colpe;
4) dispensare, per giusto motivo, da tutti i voti privati, anche se riservati alla Santa Sede, commutandoli in altre opere di penitenza o di pietà, purché la dispensa non leda i diritti altrui.
Concediamo inoltre che, durante queste celebrazioni, tutti i fedeli di ambo i sessi, che confessati e comunicati, abbiano pregato secondo le Nostre intenzioni, possano acquistare l'Indulgenza plenaria:
1) ogni volta che o assisteranno almeno a tre istruzioni circa i decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II, oppure a tre delle prediche, che saranno tenute durante le Missioni; o assisteranno al Sacrificio della Messa, celebrato con qualche solennità dal Vescovo nella cattedrale;
2) una volta soltanto, se durante lo stesso sacro periodo, visiteranno devotamente la cattedrale, ed ivi, servendosi di qualsiasi formula approvata, rinnoveranno la professione di fede.
Concediamo inoltre che, nel periodo del Giubileo, i singoli Vescovi possano, nel corso di una solennità, a loro scelta, impartire una volta, secondo il rito prescritto, la Benedizione Papale, con l'annessa Indulgenza plenaria, ai fedeli presenti, e, come sopra debitamente disposti.
Da ultimo, perché questa Costituzione sia più facilmente conosciuta da tutti, vogliamo che alle sue copie, anche se stampate, purché firmate da un pubblico notaio, e munite del sigillo di una persona ecclesiastica costituita in autorità, si dia la stessa fede, che si attribuirebbe all'originale, se fosse esibito o mostrato.
Nessuno perciò si permetta di stracciare o di temerariamente impugnare questa pagina della Nostra indizione, promulgazione, concessione e disposizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 7 dicembre 1965, anno terzo del Nostro Pontificato.
Paolo PP. VI Vescovo della Chiesa Cattolica