Divinae consortium naturae
Paolo vescovo servo dei servi di Dio a perpetua memoria
La partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l'origine, lo sviluppo e l'accrescimento della vita naturale.
Difatti i fedeli, rinati nel santo Battesimo, sono corroborati dal Sacramento della Confermazione e, quindi, sono nutriti con il cibo della vita eterna nell'Eucaristia, sicché, per effetto di questi Sacramenti dell'iniziazione cristiana, sοnο in grado di gustare sempre più e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento della perfezione della carità.
Molto giustamente sοnο state scritte in proposito queste parole:
Viene lavata la carne, perché l'anima sia liberata da ogni macchia;
viene unta la carne perché l'anima sia consacrata;
viene segnata la carne, perché anche l'anima sia rinvigorita;
la carne è adombrata dall'imposizione delle mani, perché anche l'anima sia illuminata dallo Spirito;
la carne si pasce del corpo e del sangue di Cristo, perché anche l'anima si nutra abbondantemente di Dio.1
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella consapevolezza delle sue finalità pastorali, ha fatto oggetto di particolare cura e attenzione questi Sacramenti dell'iniziazione, prescrivendo che i relativi riti fossero sottoposti a opportuna revisione, perché fossero più adatti alla capacità di comprensione dei fedeli.
Poiché dunque è già entrato nell'uso liturgico il Rito del Battesimo dei Bambini, nella nuova forma preparata per disposizione dello stesso Concilio Ecumenico e pubblicata per Nostra autorità, appare conveniente pubblicare il rito della Confermazione, al fine di mettere in debita luce l'unità dell'iniziazione cristiana.
Per la verità, alla revisione delle modalità della celebrazione di questo Sacramento è stato dedicato nel corso di questi anni un grande e accurato lavoro; l'intenzione era ovviamente quella di procurare che più chiaramente apparisse l'intima connessione di questo Sacramento con l'intero ciclo dell'iniziazione cristiana ( Cf CONC. VAT. II, Const. Sacrosanctum Concilium, 71 ).
Ora il nesso, che collega la Confermazione con gli altri Sacramenti del medesimo ciclo, non solo risulta apertamente dal fatto che i riti sono meglio coordinati tra loro, ma appare anche dai gesti e dalle parole, impiegati per amministrare la Confermazione.
Ne risulta infatti che i riti e le parole di questo Sacramento esprimano più chiaramente le realtà sante da esse significate, e il popolo cristiano, per quanto possibile, riesca a capirne facilmente il senso e a parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria ( Ibidem, 21 ).
A tal fine Noi abbiamo voluto che, in questo lavoro di revisione, fossero inseriti anche quegli elementi che si riferiscono all'essenza stessa del rito della confermazione, nel quale i fedeli ricevono come Dono lo Spirito Santo.
Il Nuovo Testamento mette bene in luce in che modo lo Spirito Santo assisteva il Cristo nell'adempimento della sua funzione messianica.
Gesù, infatti, dopo aver ricevuto il Battesimo di Giovanni, vide su di sé discendere lo Spirito Santo ( cf Mc 1,10 ), il quale rimase sopra di lui ( cf Gv 1,32 ).
Sempre dal medesimo Spirito egli fu spinto a dare pubblico inizio al ministero di Messia, forte della sua presenza e del suo aiuto.
Quando Gesù impartiva i suoi salutari insegnamenti al popolo di Nazaret, fece capire con le sue parole che proprio a lui si riferiva l'oracolo di Isaia: Lo Spirito del Signore è sopra di me ( cf Lc 4,17-21 ).
In seguito promise ai suoi discepoli che lo Spirito Santo avrebbe aiutato anche loro, infondendo in essi il coraggio per testimoniare la fede anche di fronte ai persecutori ( cf Lc 12,12 ).
Alla vigilia poi della sua passione, assicurò che avrebbe inviato agli apostoli, da parte del Padre, lo Spirito di verità ( cf Gv 15,26 ), che sarebbe rimasto con essi in eterno ( cf Gv 14,16 ) e li avrebbe validamente aiutati a rendere testimonianza a lui stesso ( cf Gv 15,26 ).
Infine dopo la sua risurrezione, Cristo promise l'imminente discesa dello Spirito Santo: Riceverete la virtù dello Spirito Santo, che discenderà su di voi, e mi sarete testimoni ( At 1,8; cf Lc 24,49 ).
E in realtà, nel giorno della festa di Pentecoste, lo Spirito Santo discese in forma del tutto straordinaria sopra gli Apostoli, riuniti con Maria, Madre di Gesù, e con il gruppo dei discepoli: essi allora a tal punto ne furono pieni ( At 2,4 ) che, infiammati dal soffio divino, cominciarono ad annunciare le meraviglie di Dio.
Pietro, poi, ritenne che lo Spirito disceso in quel modo sopra gli Apostoli, fosse il dono dell'età messianica ( cf At 2,17-18 ).
Allora furono battezzati coloro che avevano creduto alla predicazione apostolica, e anch'essi ricevettero il dono dello Spirito Santo ( At 2,38 ).
Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo, comunicavano ai neofiti, attraverso l'imposizione delle mani, il dono dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo ( cf At 8,15-17; At 19,5ss ).
Questo spiega perché nell'Epistola agli Ebrei viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la dottrina dei battesimi e anche dell'imposizione delle mani ( cf Eb 6,2 ).
E appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del Sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo perenne nella Chiesa la grazia della Pentecoste.
Da tutto ciò appare evidente la speciale importanza della Confermazione ai fini dell'iniziazione sacramentale, per la quale i fedeli, come membra del Cristo vivente, a lui sono incorporati e assimilati per il Battesimo, come anche per la Confermazione e l'Eucaristia ( Cf CONC. VAT. II, Decr. Ad Gentes divinitus, 36 ).
Nel Battesimo i neofiti ricevono il perdono dei peccati, l'adozione a figli di Dio nonché il carattere di Cristo, per cui vengono aggregati alla Chiesa e diventano, inizialmente, partecipi del sacerdozio del loro Salvatore ( cf 1 Pt 2,5.9 ).
Con il Sacramento della Confermazione, coloro che sono rinati nel Battesimo, ricevono il dono ineffabile, lo Spirito Santo stesso, per cui sono arricchiti di una forza speciale ( CONC. VAT. II, Const. dogm. Lumen Gentium, 11 ), e, segnati dal carattere del medesimo Sacramento, sono collegati più perfettamente alla Chiesa (Ibidem.; cf Decr. Ad Gentes divinitus, 11 ) mentre sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere, con la parola e con l'opera, la loro fede, come autentici testimoni di Cristo ( Cf CONC. VAT. II, Decr. Presbiterorum Ordinis, 5 ).
Infine la Confermazione è talmente collegata con la Sacra Eucaristia che i fedeli, già segnati dal Santo Battesimo e dalla Confermazione, sono inseriti in maniera piena nel Corpo di Cristo mediante la partecipazione all'Eucaristia ( Cf Presbiterorum Ordinis, 5 ).
Il conferimento del dono dello Spirito Santo, fin dalle antiche età, avveniva nella Chiesa secondo riti diversi.
Tali riti in Oriente e in Occidente subirono molteplici trasformazioni, ma sempre tali da mantenere intatto il significato di comunicazione dello Spirito Santo.
In molti riti dell'Oriente sembra che fin dall'antichità fosse più frequente, nel comunicare lo Spirito Santo, il rito della crismazione, che non era ancora chiaramente distinto dal Battesimo.2
Tale rito è anche oggi in vigore presso la maggior parte delle Chiese Orientali.
In Occidente si hanno testimonianze molto antiche, relative a quella parte dell'iniziazione cristiana, nella quale fu poi ravvisato distintamente il Sacramento della Confermazione.
Infatti, dopo l'ablazione battesimale e prima della recezione del cibo eucaristico, vengono indicati molti gesti rituali da compiersi, come l'unzione, l'imposizione della mano e la « consignatio »3 che sono contenuti nei documenti liturgici4 sia in molte testimonianze dei Padri.
Da allora, lungo il corso dei secoli, sorsero discussioni e dubbi circa gli elementi che appartengono sicuramente all'essenza del rito della confermazione.
Giova, pertanto, ricordare almeno alcune di quelle testimonianze, che fin dal secolo XIII contribuirono non poco nei Concili Ecumenici e nei Documenti dei Sommi Pontefici a illustrare l'importanza della crismazione, in modo però da non far dimenticare l'imposizione delle mani.
Innocenzo III, Nostro Predecessore, così scrisse: Con la crismazione sulla fronte viene designata l'imposizione della mano che con altro vocabolo si dice confermazione, poiché per mezzo di essa viene dato lo Spirito Santo per la crescita e per l'irrobustimento.5
Un altro Nostro Predecessore, Innocenzo IV, ricorda che gli Apostoli comunicavano lo Spirito Santo con l'imposizione della mano, rappresentata dalla confermazione o dalla crismazione sulla fronte.6
Nella Professione di fede dell'imperatore Michele Paleologo, letta nel II Concilio di Lione, si fa menzione del Sacramento della Confermazione, che i Vescovi conferiscono mediante l'imposizione delle mani ungendo con il crisma i battezzati.7
Il Decreto per gli Armeni, emanato dal Concilio di Firenze, afferma che la materia del Sacramento della Confermazione è il crisma ottenuto con Olio … e balsamo 8 e, citate le parole degli Atti degli Apostoli riguardo a Pietro e Giovanni, i quali conferirono lo Spirito Santo con l'imposizione delle mani ( cf At 8,17 ), aggiunge: Al posto poi di quella imposizione della mano, nella Chiesa viene data la confermazione.9
Il Concilio di Trento, anche se non intende affatto definire il rito essenziale della Confermazione, lo designa tuttavia con il solo nome di sacro crisma della Confermazione.10
Benedetto XIV cosi dichiarò: Pertanto ciò che è fuori discussione, deve essere affermato; cioé che nella Chiesa Latina si conferisce il Sacramento della Confermazione usando il Sacro Crisma, ossia Olio di Oliva mescolato con Balsamo e benedetto dal Vescovo, mentre il Ministro traccia un segno di Croce sulla fronte del cresimando, e pronunzia le parole della forma.11
Molti Teologi, tenendo conto di queste dichiarazioni e tradizioni, sostennero che fosse necessaria, per la valida amministrazione della Confermazione, la sola unzione con il crisma, fatta sulla fronte con l'imposizione della mano; tuttavia, nei riti della Chiesa Latina era sempre prescritta l'imposizione delle mani prima della unzione dei cresimandi.
Riguardo poi alle parole del rito con cui si comunica lo Spirito Santo, bisogna tener presente questo: già nella Chiesa nascente Pietro e Giovanni, a compimento della iniziazione dei battezzati in Samaria, pregarono per essi perché ricevessero lo Spirito Santo e poi imposero le mani su di loro ( cf At 8,15-17 ).
In Oriente, nei secoli IV e V, appaiono, nel rito della crismazione, i primi indizi delle parole sigillo del dono dello Spirito Santo.12
Tali parοle furono ben presto recepite dalla Chiesa di Costantinopoli e sono adoperate tuttora dalle Chiese di rito Bizantino.
In Occidente, invece, le parole di questo rito che completa il Battesimo, fino ai secoli XII e XIII non furono chiaramente fissate.
Ma nel Pontificale Romano del secolo XII ricorre per la prima volta la formula, che poi divenne comune: Io ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.13
Da ciò che abbiamo ricordato è chiaro che nell'amministrazione della confermazione in Oriente e in Occidente, anche se in modo diverso, ebbe il primo posto la crismazione, che comunque rappresenta l'imposizione delle mani usata dagli Apostoli.
E poiché quella unzione con il crisma convenientemente significa l'unzione spirituale dello Spirito Santo, che viene dato ai fedeli, Noi intendiamo confermare l'esigenza e l'importanza della medesima.
Circa le parole che si pronunciano nell'atto della crismazione, abbiamo in verità considerato secondo il suo giusto valore la dignità della veneranda formula che si usa nella Chiesa Latina; ad essa tuttavia riteniamo che sia da preferire l'antichissima formula propria del rito Bizantino, con la quale si esprime il Dono dello stesso Spirito Santo e si ricorda l'effusione dello Spirito che avvenne nel giorno di Pentecoste ( cf At 2,1-4.38 ).
Adottiamo pertanto questa formula, riportandola quasi alla lettera.
Perché dunque la revisione del rito della Confermazione comprenda opportunamente anche l'essenza stessa del rito sacramentale, con la Nostra Suprema Autorità Apostolica decretiamo e stabiliamo che in avvenire sia osservato nella Chiesa Latina quanto segue:
IL SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE SI CONFERISCE MEDIANTE L'UNZIONE DEL CRISMA SULLA FRONTE, CHE SI FA CON L'IMPOSIZIONE DELLA MANO E MEDIANTE LA PAROLE «RICEVI IL SIGILLO DEL DONO DELLO SPIRITO SANTO».
Tuttavia, l'imposizione delle mani sopra gli eletti, che si compie con l'orazione prescritta prima della crismazione, anche se non appartiene all'essenza del rito sacramentale, è da tenersi in grande considerazione, in quanto serve a integrare maggiormente il rito stesso e a favorire una migliore comprensione del Sacramento.
È chiaro che questa imposizione delle mani, che precede la crismazione, differisce dall'imposizione della mano, con cui si compie funzione crismale sulla fronte.
Dopo aver stabilito e dichiarato tutti questi elementi relativi al rito essenziale del Sacramento della Confermazione, Noi approviamo con la Nostra Autorità Apostolica anche il Rito del medesimo Sacramento, revisionato dalla Sacra Congregazione per il Culto Divino, d'intesa con le Sacre Congregazioni per la Dottrina della Fede, per la Disciplina dei Sacramenti e per l'Evangelizzazione dei Popoli, per quanto attiene alla materia di loro competenza.
L'edizione latina del Rito, che contiene la nuova forma, andrà in vigore non appena sarà pubblicata; mentre le edizioni in lingua volgare, preparate dalle Conferenze Episcopali e approvate dalla Santa Sede, andranno in vigore dal giorno che sarà deciso dalle medesime singole Conferenze; il vecchio Rito potrà essere usato fino al termine del 1972.
Tuttavia, dal 1° gennaio 1973, tutti gli interessati dovranno fare uso soltanto del nuovo Rito.
Tutto quello che qui abbiamo stabilito e prescritto, vogliamo che abbia, ora e in avvenire, piena efficacia nella Chiesa Latina, nonostante - per quanto è necessario - le Costituzioni Apostoliche, emanate dai Nostri Predecessori, e le altre disposizioni, anche se degne di speciale menzione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 15 agosto 1971, solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, anno nono del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI
1 | Tertulliano, De resurrectione mortuorum, VIII, 3: CCL, 2, p. 931 |
2 | Cf Origene, De Principiis, I, 3, 2; GCS, 22, p. 49 sq.; Comm. in Εp. ad Rom., V, 8; PG 14, 1038: CIRILLO DI GERUSALEMME, Catech. XVI, 26; XXI 1-7; PG, 33, 956; 1088-1093 |
3 | Cf Tertulliano, De Baptismo, VII-VIII; CCL, I, p. 282 sq.; B. BOTTE, La tradition apostolique de Saint Hippolyte: Liturgiewissenschaftliche Quellen und Forschungen, 39, Münster in W., 1963, pp. 52-54; AMBROGIO, De Sacramentis, II, 24; III, 2, 8; VI, 2, 9; CSEL, LXXIII, pp. 36, 42, 74-75; De Mysteriis, VII, 42; ibidem, p.106 |
4 | ( Liber Sacramentorum Romanae Ecclesiae Ordinis Anni
circuli, ed. L.C. MOHLBERG Rerum Ecclesiasticarum Documenta, Fontes, IV,
Roma, 1969, p. 75; Das Sacramentarium Gregorianum nach den Aachener Urexemplar, ed. H. LIETZANN: Liturgiegeschichtliche Quellen, 3 Müster in W., 1921, p. 53 sq.; Liber Ordinum, ed. M. Férotin: Monumenta Ecclesiae Liturgica, V, Paris, 1904, p. 33 sq.; Missale Gallicanum Vetus, ed. L. C. MOHLBERG: Rerum Eclclesiasticarum Documenta, Fontes, III, Roma, 1958, p. 42; Missale Gothicum, ed. L. C. MOHLBERG: Rerum Ecclesiasticarum Documenta, V, Roma 1961, p. 67; C. VOGELR ELZE, Le Pontifical Romano-Germanique du dixième siècle, Le Texte, II: Studi e Testi, 227, Città del Vaticano 1963, p. 109; M. ANDRIEU, Le Pontifical Romain au Moyen-Age, t. 1, Le Pontifical Romain du XIIe siècle: Studi e Testi, 86, Città del Vaticano 1938, pp. 274 sq. et 289; t. 2, Le Pontifical de la Curie Romaine au XIIIe siècle: Studi e Testi, 87, Città del Vaticano 1940, pp. 452 sq |
5 | Lett. «Cum venisset»; PL, 215, 285. La professione di fede imposta dallo stesso Pontefice ai Valdesi ha questa affermazione: Confirmationem ab episcopo factam, id est impositionem manuum, sanctam et venerande accipiendam esse censemus; PL, 215, 1511 |
6 | Lett. « Sub Catholicae professione »; MANSI, Conc. Coll., t. 23, 579 |
7 | MANSI, Conc. Coll., t. 24, 71 |
8 | Epistulae Pontificiae ad Concilium Florentinum spectantes, ed. G. HOFMANN: Concilium Florentinum, vol. I, ser. A, pars II, Roma 1944, p. 128 |
9 | Ibidem, p. 129 |
10 | Concilii Tridentini Actorum pars altera, ed. S. EHSES: Concilium Tridentinum, V. Act. II, Friburgo Br., 1911, p. 996 |
11 | Lett. « Ex quo primum tempore », 52; Benedicti XIV … Bullarium, t. III, Prato 1847, p. 320 |
12 | Cf CIRILLO DI GERUSALEMME, Catech., XVIII, 33; PG
33, 1056; ASTERIO, Vescovo di Amasea, In parabolam de filio prodigo, in «Photii Bibliotheca», Cod. 271; PG 104,213. Cf etiam Epistola cuiusdam Putriarchae Constantinopolitani ad Martyrium Episcopum Antiochenum; PG, 119, 900 |
13 | M. ANDRIEU, Le Pontifical Romain au Moyen-Age, t. 1, Le Pontifical Romain du XIIe siècle: Studi e Testi, 86, Città del Vaticano 1938, p. 247 |