28 gennaio 1894
Sullo scorcio di quest'anno, che grazie alla bontà divina non Ci fu scarso di conforti, la presenza vostra e i degni sentimenti espressi recano oggi una consolazione di più all'animo Nostro, o benemeriti sacerdoti, preposti in quest'alma città alla cura immediata delle anime.
Il geloso uffizio, e lo zelo che ponete a ben compierlo, vi raccomandano in modo particolare alla benevolenza del vostro Vescovo.
San Paolo, inteso a evangelizzare le genti, compiacevasi di coloro che con lui combattevano per la fede del Vangelo.
E Noi similmente di voi Ci gloriamo, perché nella sollecitudine della Diocesi di Roma i cooperatori Nostri siete voi.
Ministero di alto rilievo quello d'indirizzare e santificare le coscienze, che domanda però un corredo di qualità elette: zelo illuminato, fervorosa pietà, spirito d'abnegazione, longanimità, assiduità quotidiana.
Alle quali virtù se non v'ha quaggiù rimunerazione che basti, mercede copiosa e sovrabbondante è loro riservata altrove: i nomi degli aiutatori dell'Apostolo erano scritti nel libro della vita: Quorum nomina sunt in libro vitae.
Al vedervi qui congiunti di luogo e di spirito a sì larga rappresentanza di parrocchiani, Ci sorride nella mente l'ideale della organica unità della Chiesa, compendiato molto bene dagli antichi nella conosciuta forma, plebs pastori suo coadunata; perché infatti la docilità ai pastori minori è il primo anello della necessaria soggezione ai maggiori, e al massimo.
E per questo rispetto hanno agli occhi Nostri doppio carattere gli omaggi che tutti insieme, in consonanza di pensieri e di affetti, Ci rendete; palesano lo spirito di unità, ed offrono una testimonianza novella della filiale devozione che Ci porta il popolo di Roma; questo buon popolo, figlio primogenito del Nostro affetto, e che vorremmo fiorisse ognora dei più desiderabili beni.
Fate quindi ragione, quale amarezza inondi il Nostro cuore, ogni volta che poniamo mente alle malagevoli condizioni di Roma, aggravate per indiretto dalle condizioni generali della penisola.
Auguriamo riparabili le angustie presenti, e sollecito il restauro dell'ordine, dove l'ordine fu turbato: ma intanto Roma soffre.
È fuori del Nostro intendimento il riandare qui i tempi anteriori, quando la paterna provvidenza dei Papi dava alla Città non anni, ma secoli di prosperità onorata e tranquilla.
Non era la felicità, perché né gli uomini, né gli umani istituti possono darla: era bensì una ragionevole agiatezza, sicura del domani, era un vivere riposato e composto, dove non mancava cosa a quello che si chiama benessere.
Oggi, è evidente l'opposto.
Si cogliesse almeno dalla dura esperienza questo costrutto, che s'arrivasse finalmente a vedere dove siano le origini prime del male, e dove il più possente rimedio.
Poiché, è inutile dissimularlo, le rovine religiose, volute e operate a disegno, sono quelle che hanno aperto la via alla rovina morale e materiale, onde, non giustizia soltanto, ma senno politico sarebbe rifare il cammino a ritroso: riporre debitamente in onore la santa religione dei nostri padri e nostra; accostarsi con fiducia e senza sospetti a Colui che della religione tiene da Dio il magistrato supremo; giacché le parole di vita eterna, che egli possiede, hanno virtù di far prospera eziandio la vita mortale.
E appunto nell'intento di ravvivare e alimentare nelle moltitudini il sentimento religioso, Ci avvisammo, tra le altre cose, di dar vita alla Pia Associazione della sacra Famiglia, intesa, come sapete, a ritemprare cristianamente la società domestica, modellandola, quanto è possibile, al divino esemplare di quella di Nazareth.
Si ha in mira così di promovere la virtù nel civile consorzio, mediante la santificazione della famiglia.
Santa e proficua istituzione: la quale, se passerà incompresa presso gli uni che hanno smarrito o ripudiato il senso cristiano, renderà bene, se Dio vuole, i suoi frutti in tutti gli altri, che sanno comprendere e pregiare, com'è giusto, le armonie della fede.
E voi, che qui Ci rappresentate le romane primizie della pia Associazione, studiatevi di penetrarne lo spirito, di osservarne le pratiche e, se avete a cuore di cooperare al bene religioso e sociale, fatevene promotori ed apostoli.
Imploriamo intanto sopra tutti voi le più elette grazie del cielo: e ve ne siano pegno la Benedizione Apostolica, che a voi, alle vostre famiglie, con effusione di cuore impartiamo.
Leone XIII.