Martedì, 29 giugno 1948
Eccovi di nuovo adunati intorno a Noi, diletti figli di Roma e d'Italia, lavoratori cattolici di ogni categoria; la vostra presenza ravviva oggi nell'animo Nostro il ricordo del primo incontro con voi.
Era Marzo 1945, quando Noi salutavamo i rappresentanti delle nascenti « Acli »: giorno di grande, ma anche, quasi, di sola speranza.
La vostra Associazione moveva franca e fiduciosa i suoi primi passi; ma il cammino era lungo e la meta lontana.
Oggi, nel contemplare la vostra grandiosa schiera, dobbiamo riconoscere che la benedizione del Signore, da Noi invocata sull'opera vostra, era potente e che il Patrono celeste, che allora vi demmo, S. Giuseppe, l'uomo fedele e giusto, il lavoratore per eccellenza, vi ha prodigiosamente protetti.
Con gioia voi potete esclamare: siamo cresciuti, abbiamo progredito nella nostra via, ci avviciniamo ogni giorno più alla meta.
Allora Ci sentimmo spinti ad attingere dalla ricchezza della dottrina sociale della Chiesa, dalla pienezza della sua sollecitudine pastorale le istruzioni che dovevano esservi di guida in un sentiero ben difficile ed ancora oscuro.
Esse hanno dato buona prova e debbono ancora accompagnarvi nel proseguire il cammino.
Avanti, dunque!
Ciò che oggi Ci proponiamo di dirvi, non mira che ad incoraggiare la fermezza e l'ardimento dei vostri passi.
Voi siete cresciuti; siete grandemente aumentati di numero; avete esteso la vostra organizzazione, moltiplicato le sedi, i circoli locali, i corsi d'insegnamento, i patronati, ampliato i mezzi di propaganda, con giornali, periodici, opuscoli largamente diffusi.
Ottimamente, e con voi ringraziamo tutti quelli che vi hanno prestato e continuano a prestarvi il loro contributo nel compimento di questa provvidenziale azione.
Attenti però!
Le istituzioni, come gl'individui, sogliono passare per una crisi di crescenza, che può avere i suoi pericoli e le sue delusioni.
Non lasciatevi troppo esaltare o illudere dal crescente numero dei nomi sulle vostre liste o degli acquirenti delle vostre pubblicazioni.
Domandate piuttosto ciò che vale ciascuno di quei nomi.
Significa esso veramente un nuovo soldato di Cristo nel mondo del lavoro?
Questo realmente conta; questo vi permetterà di dire con tutto il diritto: noi siamo cresciuti!
Voi potrete soltanto allora felicitarvi pienamente e senza riserva del progresso della vostra Associazione, quando alla organizzazione, che agisce in alto, corrisponderà in basso la vita dei singoli gruppi particolari e di ciascuno dei loro membri.
Poichè delle due l'una: o le « Acli » vivranno della vita dei loro singoli elementi, e dureranno; in caso contrario, la loro vita sarebbe fittizia, e non potrebbe essere che effimera.
A che gioverebbero i soli nomi sulle liste, se coloro, che li portano, non vi fossero iscritti che come semplici unità, se ciascuno non fosse nel suo gruppo particolare, nel suo campo di lavoro, sempre più intimamente e saldamente unito a tutti gli altri lavoratori cattolici, i quali, sotto il vessillo delle « Acli », non debbono avere che un medesimo pensiero e un medesimo volere, una medesima azione e una medesima astensione, le medesime tendenze e le medesime avversioni?
A che gioverebbero i molti acquirenti delle vostre pubblicazioni, se il loro contenuto, per quanto eccellente, restasse lettera morta, se non divenisse vita, vita nelle vostre intime adunanze, nel calore delle discussioni, delle spiegazioni, dei commenti, delle applicazioni opportune alle condizioni di ciascun luogo?
A che gioverebbero le belle opere di carità e di assistenza per mezzo delle « Acli », se voi non vi partecipaste solidalmente, almeno coi premurosi servigi, con le buone idee, con un vivo interesse personale, di guisa che possiate dire in verità: queste opere, queste sale di lettura, queste colonie estive per i bambini, e tante altre simili istituzioni, sono opere nostre?
A che gioverebbero i vostri ottimi Assistenti ecclesiastici e i vostri egregi dirigenti, se essi non fossero atti a destare in ciascun membro dei vostri gruppi il senso degli scopi delle « Acli », se non fossero abbastanza larghi di mente e di cuore da lasciare agli altri la possibilità di esporre le loro vedute e di rendersi utili all'Associazione con le loro buone qualità?
Fate dunque delle « Acli », con l'aiuto di Dio, l'organizzazione di una realtà vivente, di una realtà meravigliosa, di un cristianesimo vivo nel mondo del lavoro.
Poiché al tempo nostro manca precisamente questa realtà vivente, al difetto della quale nessuna organizzazione ad oltranza, di cui oggi si ha il culto, per non dire la superstizione, potrà mai supplire.
Il vostro crescente numero non abbia perciò che un senso: Cristo è cresciuto con ciascuno di voi nel mondo del lavoro.
Allora sarete pronti e presti nei giorni difficili, se mai dovessero venire per voi, a vincere le scoraggianti delusioni, dinanzi alle quali i deboli si sottraggono con la fuga, rinunziando a proseguire la corsa iniziata.
Con letizia voi oggi dite: noi abbiamo progredito nella nostra via.
Noi siamo là, non solo, ma così che nessuno, amico o avversario, ci può ignorare; noi rappresentiamo qualche cosa; tutti devono fare i conti con noi.
È vero. La Nostra gioia e la Nostra soddisfazione non è minore della vostra, specialmente quando pensiamo come questi felici risultati sono stati ottenuti in breve tempo e sempre in concorrenza con avversari implacabili, che spesso avevano occupato il terreno prima di voi.
Tuttavia sarebbe un modo di giudicare superficiale, esteriore e, per così dire, puramente sportivo, se voi consideraste il cammino percorso soltanto da quell'aspetto.
Le Associazioni cattoliche dei lavoratori non sono là, unicamente perchè là è l'avversario.
Chi lo affermasse, falserebbe la verità storica, misconoscerebbe completamente l'impulso proprio della Chiesa e dei cristiani degni di questo nome per l'azione sociale.
Questo impulso non viene loro dal di fuori; non la paura della rivoluzione, nè del sollevamento delle masse li spinge al lavoro per il popolo.
No. L'amore fa battere il loro cuore, quello stesso amore che faceva battere il cuore di Cristo, e ispira loro la sollecitudine per la difesa e il rispetto della dignità del lavoratore moderno e lo zelo attivo per metterlo in condizioni di vita materiali e sociali in armonia con tale dignità.
Se voi ponderate seriamente tutto ciò, non sarete tentati di compiacervi senz'altro del cammino finora compiuto.
Le « Acli » debbono, secondo i loro principi, esercitare l'apostolato fra gli operai, innanzi tutto fra i loro propri membri, poi anche presso gli altri, un « apostolato di operai per gli operai » ( cfr. Encycl. Quadragesimo anno ).
A che punto dunque è in voi il progresso della santificazione della vita mediante una concezione veramente cristiana del lavoro?
Come opera per mezzo vostro quell'apostolato ardente dell'esempio fra tanti, anche giovani, i quali ogni giorno si trascinano al lavoro quasi come forzati, senza gioia, senza alcuna elevata aspirazione?
Come va il vostro apostolato, così prezioso, dell'esempio nell'uso cristiano del tempo libero, nella santificazione della domenica e delle feste, in tutta la vita di famiglia?
Guardatevi bene dal dire: Queste esigenze sono senza dubbio importanti, ma non toccano immediatamente le circostanze presenti.
È realmente vero?
Che cosa attende ora il lavoratore?
Forse l'aiuto dello Stato o della Chiesa per mezzo delle loro Opere di assistenza?
Certo nessuno pensa di sottrarre alla classe lavoratrice tale contributo; ma essa non è la sola a chiederlo, e in questi troppo lunghi anni di crisi economica coloro che invocano soccorso sono divenuti così numerosi, che la Chiesa stessa, e in particolar modo questa Santa Sede, nonostante le sue molteplici cure, non può tante volte che dolersi della sua insufficienza a sollevare tutte le miserie, a esaudire tutti quelli che si rivolgono a lei.
Perciò i lavoratori, come del resto anche gli altri ceti del popolo, prima che sull'aiuto altrui, debbono contare sui loro propri sforzi, sulla loro propria difesa, sulla loro mutua assistenza, nell'esercizio della quale il punto fondamentale è il sentimento d'intima solidarietà tra quelli che danno e quelli che ricevono.
E in ciò consiste l'importanza delle esigenze di cui abbiamo parlato e del lavoro apostolico che le « Acli » sono chiamate a compiere, impregnando tutta la vita del lavoratore coi veri principi di Cristo.
Consideriamo le cose praticamente e con piena sincerità.
Dappertutto si nota un senso di malessere e di malcontento: il lavoratore non è soddisfatto della sua sorte e di quella della sua famiglia; egli afferma che i suoi guadagni non sono proporzionati ai suoi bisogni.
Niuno più della Chiesa ha sostenuto e difende le richieste giuste del lavoratore.
Ma tale asserita sproporzione e insufficienza è sempre e unicamente dovuta alla modicità del guadagno?
L'accrescimento dei bisogni non vi entra per nulla?
Senza dubbio, vi sono necessità che debbono essere urgentemente soddisfatte: gli alimenti, il vestito, l'abitazione, l'educazione dei figli, il sano ristoro per l'anima e per il corpo.
Ma Noi intendiamo di alludere a quelle altre esigenze, le quali dimostrano come la moderna anticristiana bramosia smodata del piacere e la spensierataggine tendono a penetrare anche nel mondo operaio.
Le ardue condizioni economiche del tempo di guerra fecero perdere fin la possibilità del risparmio, ma anche oggidì non se ne ha più il senso e l'idea.
E in tali condizioni di spirito, come si potrebbe avere la chiara e retta coscienza della responsabilità nell'uso e nell'amministrazione del danaro pubblico destinato alle case popolari, alle assicurazioni sociali, ai servizi di sanità?
e come si potrebbe assumere quella corresponsabilità nella direzione della intiera economia del paese, a cui aspira la classe lavoratrice?
soprattutto ora che la grave piaga della disoccupazione non può essere sanata con la demagogia, ma con la ragionevolezza e la disciplina, non con la profusione d'ingenti somme per rimediare soltanto agli immediati bisogni del momento, ma con saggi e lungimiranti provvedimenti?
Da qui consegue la difficile, ma pur così rilevante missione delle « Acli », di promuovere cioè nei singoli lo spirito della parsimonia cristiana, della coscienziosa delicatezza in tutte le cose che riguardano il bene comune, affinchè sempre le persone consapevoli della loro responsabilità abbiano la prevalenza.
Importante è senz'alcun dubbio l'altezza dello stipendio o del salario, che il padre di famiglia, e forse anche i figli già grandi, ogni mese od ogni settimana portano a casa; anche più importante è la comune cura di impiegarlo saggiamente per i veri bisogni della famiglia.
Ma di sommo momento è che la donna di casa sappia tener bene il maneggio degli affari domestici.
Niuno potrà negare che qui si offre alle « Acli » un nuovo campo di molteplice attività per il sostegno della classe lavoratrice: con la istruzione dei suoi membri, con opportuni istituti d'insegnamento per le madri e per le fanciulle, con trattenimenti nelle ore libere, specialmente per un sano e appropriato sollievo spirituale e corporale dei giovani.
In realtà, lo stipendio o il salario non sono l'unica ricchezza del focolare domestico.
Le cognizioni acquistate nella scuola e quelle riguardanti il proprio ufficio, arte o mestiere, la salute fisica, il benessere della madre e del bambino, una abitazione sana e linda, concorrono altresì ad abbellire ed allietare la casa con grande vantaggio dell'unione e dell'affetto mutuo fra i membri della famiglia.
E quale nuovo oggetto di operosità per le « Acli »!
Quanti maestri cattolici, medici, giuristi ed altri, uomini e donne, in città e in campagna, presterebbero ben volentieri l'opera loro a pro della educazione del popolo!
Ma il popolo deve essere intimamente disposto a cooperare a questo lavoro apostolico, a voler aiutare sè stesso, ad avere di sè stesso un concetto alto e veramente cristiano.
E così, eccoci ricondotti al punto essenziale: siete voi apostoli, fra voi e reciprocamente, siete apostoli verso coloro che non sono, ma dovrebbero essere con voi?
Soltanto a questa condizione la vostra contentezza per il cammino percorso potrà essere perfetta.
Ma per non venir meno lungo la via, per infiammare i cuori e specialmente per guadagnare la gioventù alla vostra causa, voi dovete aver sempre dinanzi agli occhi l'alto fine, a cui ha da tendere il vostro movimento: vale a dire, la formazione di lavoratori veramente cristiani che, egualmente eccellenti per capacità nell'esercizio della loro arte e per coscienziosità religiosa, sappiano mettere in armonia la ferma tutela dei loro interessi economici col più stretto senso di giustizia e col sincero proposito di collaborare con le altre classi della società al rinnovamento cristiano di tutta la vita sociale ( cfr. Encycl. Quadragesimo anno ).
Tale è l'alto scopo del movimento dei lavoratori cristiani, anche se questo si divide in particolari e distinte Unioni, delle quali le une attendono alla difesa dei loro legittimi interessi nei contratti di lavoro - il che è ufficio proprio dei Sindacati -, altre alle opere di mutua assistenza nelle cose economiche, come le cooperative di consumo, altre infine alla cura religiosa e morale del lavoratore, quali sono le Associazioni operaie cattoliche.
Non lasciatevi dunque sviare da questo fine, più importante di qualsiasi forma transitoria dell'organizzazione sindacale.
L'avvenire degli stessi Sindacati dipende dalla fedeltà, o no, nel tendere a questa mèta.
Qualora infatti essi mirassero alla esclusiva dominazione nello Stato e nella società, se volessero esercitare un assoluto potere sull'operaio, se respingessero lo stretto senso di giustizia e la sincera volontà di collaborare con le altre classi fallirebbero all'aspettazione e alle speranze, che ogni cosciente lavoratore ripone in loro.
Che cosa dovrebbe pensarsi della esclusione di un operaio dal lavoro, perchè non e gradita al Sindacato, della cessazione forzata del lavoro per il conseguimento di scopi politici, dello smarrirsi in non pochi altri errati sentieri, i quali conducono lungi dal vero bene e dalla invocata unità della classe lavoratrice?
Una tale vera unità si ha soltanto, se si riconosce il retto scopo del movimento dei lavoratori, almeno nei suoi fondamenti naturali.
Noi avevamo in mente questo punto essenziale, quando nel Nostro discorso dell'11 Marzo 1945 parlavamo dei rapporti delle « Acli » col Sindacato unico.
Esso era ed è un esperimento, che mostra fino a quale estremo limite i lavoratori cattolici si sono spinti nella loro volontà di collaborazione.
Voi, diletti figli, avete dato manifesta prova di questa volontà, perchè nel Sindacato come tale vedete un saldo sostegno della società economica dei nostri tempi, non una sola volta riconosciuto dalla dottrina sociale della Chiesa.
Ma se la forma presente del Sindacato venisse a mettere in pericolo il vero scopo del movimento dei lavoratori, allora le « Acli » non verrebbero certamente meno a quel dovere di vigilanza e di azione, che la gravità del caso richiedesse.
Si tratta invero oggi di importanti risoluzioni e riforme nella economia nazionale, di fronte alle quali una lotta di classe fondata sulla inimicizia e sull'odio rischierebbe di compromettere l'idea sindacale, se non di condurla addirittura alla rovina.
Perciò voi dovete far sì che i principi cristiani prevalgano definitivamente nel Sindacato; allora esso prospererà a vantaggio dei lavoratori e di tutto il popolo italiano.
Vi abbiamo rivolto, diletti figli, parole non festive, ma pratiche, sgorganti da un cuore che batte intieramente per voi, ma che è anche profondamente compreso della gravità dell'ora.
Possiate voi accoglierle col medesimo spirito e proseguire con rinnovato fervore l'opera vostra!
opera, se altra mai, opportuna e necessaria, opera che tanti buoni frutti ha già prodotti nel campo del lavoro e soprattutto nell'anima dei lavoratori, opera altamente promettente per un più fecondo avvenire di bene!
Con tali sentimenti, a voi, diletti figli e figlie, alle vostre famiglie, a tutti i lavoratori dell'ufficio, della industria, del campo, del focolare domestico, in Roma, in Italia, nel mondo intiero, - anche a coloro che vivono lontani da Dio e dalla Chiesa, affinchè si ravvedano, - in modo speciale a quanti cercano invano lavoro, o soffrono nelle più dure angustie o nella miseria spirituale o materiale, ai vostri Assistenti ecclesiastici e dirigenti, alle vostre organizzazioni e istituzioni, impartiamo con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.