19 settembre 1953
Il primo Nostro paterno saluto è per voi, diletti figli, sacerdoti periti di attività catechistiche.
Voi, rispondendo con prontezza e con zelo all'invito del Centro Nazionale, vi siete adunati in Roma per studiare i problemi del catechismo: per accertare i bisogni che urgono in questo campo, per ben considerare le forze di cui si può disporre, e in genere per discutere su ciò che potrebbe e dovrebbe essere fatto da sacerdoti e da laici.
Sappiamo che domani, tornando alle vostre diocesi, vi metterete al servizio dei Vescovi e dello stesso Centro nazionale, e andrete ovunque sarà necessario il vostro aiuto e l'opera vostra per organizzare l'insegnamento catechistico in tutta l'Italia.
Ci è anche noto che intendete di rivolgere particolari cure a quelle zone che risulteranno meno provviste e perciò spiritualmente più depresse.
Se saprete superare, nell'obbedienza ai vostri Pastori, con spirito di cattolica carità, i confini delle diocesi; se saprete correre ovunque vi è bisogno di voi, Noi ve ne saremo gratissimi e vi esprimiamo fin d'ora il Nostro vivo compiacimento.
Siccome, poi, desiderate da Noi, non un complesso di ammaestramenti - il che sarebbe impossibile in questa occasione -, ma soltanto una parola di consiglio, eccovela nella sua pur semplice brevità.
Nell'insegnamento del catechismo si ha naturalmente premura che gli alunni apprendano bene quel che si viene loro spiegando: ciò è talmente indispensabile che, se mancasse, non si potrebbe parlare in alcun senso di vera scuola catechistica.
Ma forse non altrettanta cura si pone nell'aiutare la mente degli alunni a emettere l'atto di fede; mentre è chiaro che a nulla gioverebbe saper bene, se poi non si credesse fermamente quanto Dio ha rivelato e quanto la S. Chiesa propone a credere.
D'altra parte - e su questo richiamiamo particolarmente la vostra attenzione - voi catechisti non avreste conseguito il vostro scopo, se non vi studiaste di portare i vostri alunni alla pratica di ciò che hanno appreso, di ciò che hanno creduto.
Se dunque dovessimo lasciarvi un breve motto per i vostri alunni grandi e piccoli, diremmo così: che essi sappiano bene, credano fermamente, pratichino integralmente.
Con questi sentimenti e coi rinnovati sensi del Nostro paterno compiacimento per quel che fate e farete, vi impartiamo di gran cuore la Nostra Apostolica Benedizione.
Fra tante gare di velocità, di forza, di resistenza, nessuna - per dir così - ha dovuto rallegrare il Cuore divino di Gesù come la vostra, diletti figli, vincitori del Concorso « Veritas » 1953.
Eravate duecento mila studenti italiani, e già questo numero così confortante rivela lo sviluppo della provvida istituzione, che Noi abbiamo già incoraggiata, ed ora torniamo a benedire con tutta l'effusione dell'animo Nostro.
Tanto più che il valore delle cifre mostrateCi dai suoi organizzatori indica chiaramente un crescendo sempre più intenso di interesse e di partecipazione al Concorso « Veritas ».
In un solo anno, per esempio, si è avuto un aumento di quaranta mila concorrenti, e alcune particolari mete già raggiunte fanno intravedere come possibile un avvio risoluto verso la quasi totale partecipazione degli alunni: a Ivrea, per esempio, su 2942 alunni delle scuole secondarie hanno preso parte al Concorso 2368, e inoltre tutti gli alunni del triennio superiore.
A Firenze è quasi raddoppiato il numero delle classi partecipanti, mentre a Gaeta tutte le scuole medie della diocesi si sono presentate agli esami per la gara.
Abbiamo citato tre esempi scelti quasi a caso, poichè sarebbe pressochè impossibile di descrivere anche soltanto sommariamente il lavoro fatto e i risultati ottenuti nelle diocesi dove tale azione si è svolta con tenace e perseverante zelo.
Di tutto questo diamo lode al Centro Nazionale di Attività Catechistiche, esortando tutti i Nostri diletti figli, i Sacerdoti che ne fanno parte, a moltiplicare, se fosse possibile, le industrie che potranno condurre allo scopo.
Quando apprendemmo che voi, carissimi giovani, volevate vedere il Papa e per questo avevate espresso il desiderio che fosse scelta Roma come sede del vostro convegno, Noi Ci affrettammo a disporre affinché l'Udienza avvenisse nel miglior modo possibile.
Perciò abbiamo voluto vedervi qui a parte, per stare più a Nostro agio con voi e parlarvi più liberamente.
Forse non immaginate nemmeno, diletti figli e figlie, con quanta gioia vi diamo il Nostro paterno affettuoso benvenuto, e come siamo felici che l'aura di una così promettente e prorompente primavera abbia invaso oggi la Casa del Padre comune dei fedeli.
Vorremmo avere tempo e possibilità d'intrattenerCi con ognuno di voi; vorremmo, non diciamo proprio cingervi la fronte di alloro, ma almeno appuntarvi una medaglia sul petto, perché a voi, ai vostri genitori, ai vostri insegnanti, ai vostri compagni tutti, fosse segno di quanto è soddisfatto il Vicario di Cristo, e come quindi è contento lo stesso Gesù.
Egli vi benedica, come Noi vi benediciamo, per lo sforzo silenzioso e costante che vi ha sostenuti nella gara e vi ha condotti alla vittoria.
Oggi - ne siamo sicuri - voi siete già in possesso di quella cultura religiosa, che è possibile alla vostra età e nel grado dei vostri studi.
Avete dunque la certezza assoluta dell'esistenza di Dio, il Quale può parlare agli uomini e farsi intendere da loro.
Con l'aiuto dei vostri insegnanti, e anche più con la vostra personale fatica, voi vi siete resi certi, non solo dell'autenticità, ma anche del valore storico dei Libri sacri.
E siccome vi siete convinti che in questi testi autentici e storici viene presentato un vero Uomo, che parla da Dio, agisce da Dio, vive da Dio, muore da Dio, e risorge come solo Dio può risorgere, cioè per virtù propria, voi avete potuto - anzi avete dovuto - emettere con piena coscienza e con serena gioia il vostro atto di fede esplicito e solenne.
Ma questo vostro fermo e giocondo credere Noi vorremmo che rimanesse in voi tale anche quando sarete nel pieno vigore della gioventù; quando la navicella della vostra anima potrebbe correre pericoli che forse oggi nemmeno immaginate.
Diletti figli e figlie!
Agli inizi di questo mese, rivolgendoCi agli Assistenti Ecclesiastici Diocesani di Azione Cattolica, Noi abbiamo raccomandato di preparare alla Chiesa un esercito di giovani eroi, pronti a qualsiasi ardimento.
Volete anche voi essere coraggiose avanguardie di questo pacifico esercito?
Volete corrispondere pienamente a ciò che la Chiesa aspetta dalla sua gioventù studiosa?
Dopo il felice successo nel Concorso « Veritas », vi attende un'altra vittoria: quella sopra un mondo senza Cristo, senza Dio.
Ma non si combatte e non si vince una tale battaglia spirituale, se non con una fede viva, integra, coerente.
Haec est victoria, quae vincit munduin, fides nostra ( 1 Gv 5,4 ).
Essa potrebbe però vacillare per scarsa solidità di fondamenti, potrebbe frantumarsi contro gli scogli del dubbio, potrebbe essere addirittura sommersa nel fango della passione.
Se dunque volete corrispondere a ciò che la Chiesa aspetta da voi, dovete prepararvi a sostenere la vostra fede e a difenderla con ogni mezzo.
1. Nessuno pretenderà da voi, per estensione e per profondità, la cultura propria di chi frequenta un regolare corso di teologia; voi dovete, però, ugualmente rifuggire da certi piccoli manuali assolutamente insufficienti per gli uomini di cultura e vi guarderete da una superficialità che crea facili illusioni, e dà poi le immancabili delusioni a chi si contenta, per esempio, di sole formule mnemoniche.
Non vi è dubbio - e Noi cogliamo volentieri l'occasione per insistervi - che la gioventù studiosa cattolica debba eccellere in ogni ramo della cultura: lo esige il dovere e lo vuole la Chiesa, che, oggi come sempre, deve difendere la civiltà cristiana ed umana dagli attacchi di uno spesso ben mascherato materialismo.
Ma è altrettanto certo che lo sviluppo sempre crescente delle vostre cognizioni storiche, letterarie, scientifiche senza il necessario adeguato approfondimento della religione potrebbe essere sommamente pericoloso alle vostre anime.
Ecco perchè, carissimi giovani, vi scongiuriamo di continuare nello studio, con l'impegno e la costanza che vi ha portati quest'anno alla vittoria nel Concorso « Veritas ».
Non stimatevi soddisfatti fino a quando non sarete penetrati - il più possibile - nell'intimo senso della verità religiosa, e fino a quando la verità stessa non sia penetrata profondamente in voi: nella vostra intelligenza, nella vostra fantasia, nel vostro cuore, in tutto il vostro essere.
2. Questo studio assiduo, attento e profondo, oltre che assicurare la solidità dei fondamenti della vostra fede, vi farà evitare o superare gli scogli del dubbio: altro pericolo cui va incontro l'anima dei giovani.
Non si vuol parlare, qui, del dubbio che potremmo chiamare « dinamico » ed è fecondo, costruttivo; del dubbio, cioè, che « nasce a piè del vero » ed è stimolo a nuovo studio e a nuove conquiste.
Ci riferiamo, invece, al dubbio « statico », che quasi sempre affonda le sue radici nell'ignoranza, o quanto meno nella scarsa ed imperfetta conoscenza.
Bisognerà quindi provvedere a risolvere ogni volta e radicalmente tutte le difficoltà che si presentassero e mettessero in pericolo le vostre certezze, forse faticosamente acquisite.
A ottenere ciò dovete servirvi dei vostri insegnanti, di libri di dottrina profonda e obiettiva, dei vostri stessi compagni, che fossero di voi più preparati e più pronti, senza dimenticare che l'animata e ben diretta discussione può essere anch'essa un ottimo mezzo per chiarire, a sè e agli altri, le idee.
Nè vi prenda il timore che questo vostro anelito di chiarificazione, questo vostro spirito di ricerca possa urtare - come qualcuno erroneamente pensa - contro lo scoglio di una qualsiasi contraria verità scientifica.
La vera scienza non può mai essere contro la fede, perchè mai una verità non può essere in contrasto reale con altra verità, essendo uno stesso, il vero Dio, autore di ogni verità.
3. Aggiungiamo un'ultima parola, diletti figli e figlie, e vorremmo dirvela più col cuore che con le labbra.
Troppe volte a provocare il naufragio della fede nei giovani non è la poca solidità della cultura religiosa, nè sono gli scogli del dubbio razionale, ma piuttosto il fango di una passione, che oggi fa strage - forse più di ieri -, perchè il demonio e i figli del demonio hanno moltiplicato a dismisura le insidie alla vostra virtù.
È la catena del vizio impuro, che costringe tanti giovani nel buio di un misterioso carcere dalle pareti dorate, e impedisce loro di vedere la luce; è il fango del malcostume, che intorbida il cuore dei giovani e fa cadere sull'occhio del loro spirito le cateratte del vizio.
E quando le anime son divenute quasi cieche, è necessario un forte torrente di luce della grazia per diradare le loro tenebre e ridestarle dal loro torpore.
Ascoltate, diletti figli e figlie, la voce accorata del vostro Padre: guardate in alto come si conviene ad esseri umani; anzi spingete lo sguardo più in su, oltre le stelle, come devono fare i figli di Dio.
Lassù nel cielo è la vostra Patria; là sta aspettandovi Dio vostro Padre con la sua corona, con la sua gloria, con la sua gioia.
DiteCi, carissimi giovani, che per conservarvi puri, non esiterete di fronte a qualunque martirio: nè al martirio dei sangue, nè a quello incruento, silenzioso, cui assistono gli angeli e Dio.
Chiedete a Maria, Madre purissima, la forza di conservarvi immacolati in mezzo a tante brutture, in mezzo a tanto fango.
Vi conforti la certezza che non siete soli a lottare e a vincere.
Nel lamentato spettacolo di tenebre e di morte è già abbastanza visibile una scena di luce e di vita.
Se infatti vi guarderete bene intorno, scoprirete una vera moltitudine di giovinezze impegnate nello stesso combattimento e protese alla stessa vittoria: fiori profumati e pieni d'incanto nella loro nascosta bellezza.
Non importa se, prediletti da Dio, rimarranno eternamente fiori nella consacrazione di tutta la vita, o se, dopo una gioventù immacolata, fruttificheranno in un focolare benedetto dal Signore.
Certo questo fiorire di purezza non è facile trovarlo fuori del giardino della Chiesa, e così voi, carissimi giovani, oltre che procurarvi un presidio alla vostra fede, sarete un'altra prova che l'umanità di oggi, se vuole salvarsi dal naufragio, deve guardare alla Chiesa come ad unica e valida timoniera.