28 febbraio 1954
Ci sarebbe riuscito di incomparabile gioia l'ammettere oggi, - come tante altre volte in passato -, alla Nostra presenza voi, che certamente siete tra i figli a Noi più vicini, e in qualche modo più cari al Nostro cuore: avremmo voluto darvi di viva voce il benvenuto, diletti parroci di Roma, con l'affetto che voi conoscete; e salutare benedicendoli, anche i sacerdoti predicatori, i quali nelle chiese dell'Urbe spargeranno durante la Quaresima il seme della divina parola.
Non essendo però ora possibile questo dolce annuo incontro fra il Vescovo e i suoi infaticati e infaticabili collaboratori, desideriamo che vi giunga almeno in iscritto la Nostra parola, la quale è primieramente di paterno ringraziamento per tutto quello che fate, affinchè la Nostra Roma splenda sempre più come un faro di luce cristiana.
Noi ben sappiamo con quanto illuminato zelo, con quanta tenacia e spirito di abnegazione, attendete alla preservazione della fede e dei costumi nei fedeli, al perfezionamento delle loro anime, e anche alla riconquista di quei figli prodighi che abbandonarono la casa del Padre ed ora vivono nella miseria e nella fame.
Ci è noto altresì che molte parrocchie sono in condizione di manifesto risveglio, e alcune vivono già, per grazia di Dio, in un'aura di vera e generale mobilitazione.
E siccome gli esempi infondono coraggio ai trepidi e trascinano i dubbiosi, Ci piace di segnalare anche oggi - come abbiamo fatto già in altre occasioni - una parrocchia in particolare, che Ci sembra stia avviandosi risolutamente verso la trasformazione in comunità cristiana efficiente ed operante, divenendo quasi una grande famiglia, dove gli uomini, figli di Dio, vivono tra loro come fratelli.
Non è stato infatti in essa affrontato e risolto il problema della miseria, sicchè tutti i poveri vengono fraternamente soccorsi nelle loro necessità?
Abbiamo saputo che in quella parrocchia nessun malato povero rimane senza visita medica, e che a tal fine prestano l'opera loro anche medici insigni, lieti di aiutare Gesù nella persona dei fratelli infermi.
Il dolore, che in tutte le sue forme batte ad ogni porta senza distinzione di età o di censo, trova anime pronte ad accorrere, affinchè a nessuno venga meno il conforto o il conveniente aiuto.
Intanto è regolato anche il problema della istruzione religiosa ai fanciulli, perchè su 1800 soltanto 200 sfuggono ancora, e si spera che anch'essi non tarderanno ad avvicinarsi: all'Oratorio maschile i soli « tesserati » sono circa 600.
La vita della grazia è egualmente in piena rifioritura.
È in atto la propaganda per la recita del Rosario ogni sera in tutte le famiglie, e superano il migliaio gli ascritti all'Apostolato della preghiera.
Non vi è ancora la chiesa, ma nelle tre cappelle si distribuiscono ogni giorno varie centinaia di Comunioni, mentre nei dì festivi oltre duemila fedeli si accostano alla Mensa eucaristica.
Tanto fervore di opere si è sviluppato in tempo relativamente breve, e la parrocchia di S. Francesca Cabrini deve questa sua rinascita cristiana all'ardore con cui sacerdoti e fedeli si sono messi al lavoro, applicando il metodo pratico ed organico suggerito dal Fraterno Aiuto Cristiano.
Ma buone notizie pervengono anche da altre parrocchie dell'Urbe, che vediamo egualmente in santa gara fra loro.
Intanto per tutto quello che fate; per quel che farete, incoraggiati e sorretti da coloro che Ci rappresentano direttamente nel governo della diocesi di Roma; per il conforto e la gioia che procurate e procurerete al Nostro cuore; vogliamo ripetervi la Nostra fervida gratitudine ed esprimervi il Nostro paterno compiacimento.
Se non che prima di ricevere la Nostra Benedizione, voi aspettate da Noi una parola di incitamento, nè potremmo rimandarvi tra i vostri fedeli senza avervela indirizzata con tutta semplicità, come Ci è nata nel cuore.
Voi sapete, e predicate al popolo, che l'Anno Mariano auspica da tutti nuovi e maggiori sforzi nel bene; la Vergine Madre, che le parrocchie romane venerano a vicenda con tanta edificazione nel suo massimo Tempio, attende che si facciano altri passi nel cammino di quel rinascimento cristiano integrale, a cui chiamammo per primi proprio voi, diletti parroci di Roma, e che oggi sta per dilagare in tutta Italia per lo zelo dei sacri Pastori.
Noi abbiamo avuto varie volte occasione di illustrare quale brameremmo che fosse la Parrocchia in questo spirito di rinnovato fervore, nè vorremmo ripetere qui suggerimenti e norme, che conviene siano messe in pratica con ritmo graduale e costante.
Piuttosto vi è un problema della cui soluzione voi certo già vi date pensiero, perchè urge come non mai, e non potrebbe lasciare indifferente e inoperoso chiunque abbia ricevuto qualche parte di responsabilità nella vigna del Signore.
1. - Non vi è dubbio, diletti figli, che la parola e l'azione della Chiesa - quanto dire la parola e l'azione di Gesù Cristo - deve penetrare veramente dappertutto, per vivificare tutto e tutti.
Poichè lo vuole Dio, Padrone assoluto del mondo, bisogna riconoscere al Vangelo di Gesù l'ufficio d'informare integralmente il pensiero dell'uomo e ogni sua attività teorica e pratica.
Non si vede altro scampo per l'umanità se non nel ricostruire il mondo nello spirito di Gesù Cristo.
Egli solo, infatti, è il Salvatore dell'individuo, della famiglia, della società intera.
Gli uomini responsabili si convincano di questa necessità assoluta; perchè, prescindendo da Dio o negandoLo, faranno sorgere nuove strutture anche più fragili delle presenti.
2. - Con questa certezza nel cuore, date ora uno sguardo non più al mondo intero, ma alla condizione di alcuni centri urbani, non esclusa la nostra Roma; datelo senza pessimismo, ma anche con chiara visione obiettiva.
Riflettete con Noi e chiedetevi: per quanti dei vostri parrocchiani, per quante famiglie dimoranti nel territorio della vostra parrocchia, Gesù è una realtà viva?
Quanti Lo pregano?
Quanti si nutrono di Lui?
Quanti vivono di Lui e per Lui?
Tutti, è vero, credono più o meno a qualche cosa; moltissimi sono stati battezzati, e hanno fatto anche la prima Comunione; hanno celebrato il matrimonio in chiesa, e desiderano, quando Dio vorrà, di ricevere gli ultimi Sacramenti e la sepoltura ecclesiastica.
Ma intorno a un gruppo di cattolici ferventi, più o meno grande, è innegabile l'esistenza di semplici ben disposti, di indifferenti e perfino di ostili.
Essendo Noi stessi per ciò in continua ansia, immaginiamo facilmente il vostro intimo tormento: come raggiungere tutti con la vostra opera apostolica, come mettere tutti in grado di attingere alle sorgenti della vita?
Vedendo la vostra insufficienza di fronte alle esigenze di un apostolato sempre più vasto e sempre più complicato, voi stessi, forse, mormorate con tristezza il lamento del divino Maestro: « Messis quidem multa, operarii autem pauci » ( Mt 9,37 ).
Siamo alcuni sacerdoti, che non conoscono sosta e non si concedono riposo: ma che cosa possiamo fare?
Come è possibile di essere mediatori fra Dio e molte migliaia di anime a noi affidate?
E come arrivare in certe « zone » spiritualmente più depresse, se la nostra presenza desterebbe, non diciamo l'ostilità, ma la meraviglia di coloro stessi che noi cerchiamo?
Eppure, anche in queste condizioni, voi non cessate di essere i pastori di tutte le anime che vivono nella vostra parrocchia.
Voi non potete riposare la sera tranquilli, se non siete in grado di dire, con umiltà e sincerità di cuore: « Signore, ho fatto tutto quanto dipendeva da me in questo giorno per salvare le anime ».
3. - Oh! lo sappiamo, diletti figli: voi potete raggiungere ogni anima, anche la più lontana, la più assente, la più refrattaria, pregando e immolandovi per lei.
Potete, specialmente, mobilitare i vostri bambini, i vostri sofferenti, affinchè facciano scendere, sulle anime a voi affidate, una pioggia di grazie.
Voi potete, soprattutto, offrire ogni mattina per tutti il Santo Sacrificio della Messa.
Noi stimiamo appieno - e come potrebbe essere altrimenti? - l'apporto efficacissimo di queste armi spirituali.
Ma nella presente economia della salute resta angoscioso il problema: « Quomodo credent ei, quem non audierunt? Quomodo autem audient sine praedicante? » ( Rm 10,14 ).
4. - Da ciò naturalmente deriva, diletti figli, la necessità di farvi aiutare, di trovare collaboratori capaci di moltiplicare le vostre energie, le vostre possibilità, pronti a fare le vostre parti, dove non riesce a voi di penetrare.
Onde la grande importanza dell'apostolato dei laici, che, come voi stessi per propria esperienza sapete, può divenire una potente forza di bene.
Il Signore sovviene anche oggi alle necessità della Sua Chiesa; e siccome sorgono qua e là veri territori di missione vicino ai campanili dei nostri templi, vi è da ringraziare Iddio che vengano moltiplicandosi fra i laici le « chiamate » alla santità e all'apostolato, sicchè non è difficile al presente d'incontrare anime generosissime iscritte nelle associazioni cattoliche, o rimaste fuori dei loro quadri, pronte però ugualmente a soccorrere il sacerdote in cura d'anime.
5. - Occorrerà dunque scoprire queste anime, per servirsene dopo di averle solidamente formate.
a) Sapere quante sono, dove sono, che cosa son capaci di fare, e quale sia effettivamente la loro possibilità d'impiego.
Contate i membri dell'Azione Cattolica, i cui quattro rami è Nostro vivo desiderio che non manchino in nessuna parrocchia; schierate accanto ad essa gli altri generi di associazione, senza trascurare coloro che non amano di organizzarsi, ma possono pur rendere preziosi servigi al parroco che sappia adoperarli in azioni singole o per opere di fiancheggiamento.
b) Scoperte e conosciute le forze ausiliari, bisognerà formarle.
E qui è necessario di avvertire che non è tempo perduto quello speso a preparare e istruire i propri collaboratori.
Coloro che vi aiuteranno nell'apostolato non possono essere considerati come un « peso », quand'anche non si voglia paragonarli al peso delle ali che non impacciano i movimenti, ma li agevolano.
Non va naturalmente trascurata la loro formazione « umana », tanto più che un completo sviluppo delle doti naturali, lungi dall'essere in reale contrasto con l'eroismo delle virtù, rende più facile e anche più efficace l'azione apostolica.
Particolare cura avrete della formazione « intellettuale » dei vostri collaboratori, procurando specialmente che essi abbiano le idee chiare attraverso una conoscenza veramente profonda della religione.
Voi ben conoscete quanto bisogno vi è oggi di chi sappia parlare, anche in pubblico, per illuminare tante menti e per difendere la Chiesa dagli attacchi che non è raro in questi tempi di ascoltare dappertutto: nei mercati, negli uffici, nelle fabbriche, nelle vie.
Ma soprattutto curate la loro formazione spirituale.
Rivestiteli di Gesù; nutriteli di Lui; fate del suo Cuore divino un modello a cui si ispirino nei pensieri, negli affetti, nei voleri, nelle parole, nelle azioni.
Fate che il loro cuore si abbandoni in Gesù e nelle braccia della Sua celeste Madre Maria.
c) Bisognerà poi servirsene.
Alcuni vi segnaleranno particolari bisogni materiali e spirituali; altri vi apriranno le porte di un'anima chiusa a qualsiasi intervento sacerdotale; vi è chi porterà a nome vostro il soccorso ai poveri, chi visiterà i malati o parteciperà a un dolore o a una gioia.
Avete bisogno di aiuto nell'insegnare il catechismo ai bambini; è necessario che nelle fabbriche, nelle scuole, nei grandi caseggiati, vi sia chi eserciti l'apostolato non solo della presenza, ma anche dell'azione; chi faccia nascere e induca ad operare sotto la vostra guida e con la vostra benedizione un drappello di laici « missionari ».
Siate esigenti nel segnalare loro le mete e costanti nello spingerli verso di esse.
Non dovranno - com'è chiaro - impartire ordini, ma nemmeno potranno esser ridotti al grado di semplici esecutori.
Lasciate dunque ad essi spazio sufficiente per lo sviluppo del loro spirito di fervida e salutare intrapresa; il che li renderà anche più lieti, alacri e pronti a collaborare con voi.
Ecco, diletti figli, quanto abbiamo voluto dirvi sulla vostra opera apostolica, nell'ora presente così difficile ed ardua.
Su di essa Noi invochiamo l'abbondanza dei favori divini, di cui sia auspicio la Benedizione Apostolica che di gran cuore vi impartiamo.