8 giugno 1964
La prima sensazione per chi varca le soglie della Biblioteca, ed anche per quelli che vi lavorano, è di ammirazione: quanti tesori, quante fatiche, quante cose da vedere e da scoprire come in una foresta vergine, ed ancora, sotto certi aspetti, da esplorare e da percorrere!
Questa ammirazione è il tributo migliore che si possa dare alla Biblioteca Vaticana.
Il secondo sentimento è di venerazione, di omaggio a quanto è raccolto e custodito nella Biblioteca, che non è un cimitero, perché tutto, in essa, parla, rivive, sembra palpitare nella rievocazione che lo studio fa di questa eredità immensa dell'espressione umana, della storia, della cultura, della vita passata, la quale ivi riprende il colloquio con quelli che ne sanno cogliere e comprendere le voci misteriose.
E poi vi è il sentimento che il Papa crede il più comune in tutti i suoi ascoltatori: sentimento di interesse, di premura, per rendere tutto perfetto, dare una forma moderna, restaurare, riparare, perché si è in un campo dove la perfezione, sotto ogni aspetto, per la custodia, la classifica, la divulgazione diviene la professione, l'impegno, il dovere quotidiano.
Il Papa apprezza altamente la loro dedizione ed ha speciale stima della loro attività; sappia, anche, il Padre Prefetto che tale attività è molto stimata per le virtù ascetiche che essa impegna ed esige, perché non si può compiere una tale missione di studio specialmente al livello imposto dalla Biblioteca Vaticana e con una dedizione professionale assoluta, se non si è superata una quantità di ostacoli anche interiori, di desiderio e di aspirazioni a carriere che il mondo moderno fa balenare davanti agli occhi di chi lo contempla.
Sua Santità vuol dire ai presenti che essi debbono considerarsi quasi dei monaci, consacrati cioè al pensiero scientifico, alla cultura e questo qualifica la loro vita dedicata a sì nobile missione.
Oltre ad ammirarli il Santo Padre desidera di esprimere loro anche il proprio incoraggiamento: continuino nella premurosa adesione totale al loro dovere, anche perché lo scopo precipuo di una così impegnativa attività è non solo di raccogliere, catalogare, ordinare secondo un criterio di alta perfezione un materiale tanto importante e prezioso, ma altresì il divulgarlo e renderlo accessibile secondo il motto che Niccolò V volle fosse posto nella sua biblioteca: « Pro communi doctorum virorum commodo », cioè per l'estensione della cultura.
Ed alla domanda se questo è compito della Chiesa, non può esservi dubbio rispondere affermativamente;
vi è lì una specie di ecumenismo della cultura e la Chiesa ha aperto e spalancato le porte, ha messo a disposizione i libri e i microfilm, ha prodigato tutte le facilitazioni e agevolazioni per la diffusione della cultura, per la sua circolazione più esatta e più larga;
tutto quello che è umano che l'uomo divulga, stampa e diffonde, la Chiesa lo accoglie ed è una testimonianza di maternità grande, di universalità di anima;
nulla le sembra estraneo, a nulla può essere indifferente, il suo occhio è aperto su ogni fenomeno umano, anche su quelli deteriori e catalogabili soltanto - come i veleni nelle farmacie - in reparti riservati.
Come il Santo Padre già ha detto, la Chiesa desidera - e l'ha dimostrato con i fatti - che la verità sia conosciuta, che l'opera di Dio, l'interpretazione del pensiero divino, stampato nelle cose, negli avvenimenti, nelle anime, nelle intelligenze, sia posta in evidenza ed emerga dalle carte, dai documenti, dai codici: espressioni dell'arte e della cultura.
Ciò desidera per un ultimo e spirituale scopo: che tutto divenga voce, inno: e salga - anche se, all'inizio, confusamente e inconsapevolmente - come lode di Dio, come riconoscimento del Verbo che fa piovere sulle cose umane la sua intelligenza e la sua conoscibilità.
Si dà testimonianza a Cristo anche studiando così e anche tacendo e lavorando così.
E se i diletti figli vogliono che l'eloquio, l'apologia della Biblioteca sia veramente più persuasiva e più accessibile a coloro che la frequentano e passano nelle sue sale, cerchino di documentarla e di rafforzarla con l'impegno e la vita personale, in modo che tutti vedano la loro dedizione ed apprezzino la loro passione per la Biblioteca, e quindi per i suoi scopi, le sue pubblicazioni, le sue glorie.