22 aprile 1968
Diletti Figli, Siamo lieti di porgere il Nostro paterno saluto ai membri delle varie Cappelle Musicali d'Europa che in questi giorni hanno felicemente concluso a Loreto la loro ottava Rassegna.
Rinnovando questo vostro appuntamento annuale, voi, diletti Figli, ancora una volta avete assolto un compito altamente costruttivo: avete contribuito alla valorizzazione e divulgazione del patrimonio della musica sacra, e avete posto le basi per una promettente ripresa delle nostre nobili tradizioni.
Basterebbe il successo di questa manifestazione, che per la sua serietà si è imposta all'attenzione e alla stima del pubblico, per giustificare l'odierno Nostro incontro coi suoi promotori e partecipanti.
Incontro che Ci offre la gradita occasione di rallegrarci con voi, di dirvi l'interesse con cui seguiamo le vostre nobili iniziative, e di riaffermare tutto il rispettoso affetto che nutriamo verso coloro che, come voi, sanno impiegare così bene il loro talento artistico a servizio della gloria di Dio.
Ma la vostra presenza e il vostro omaggio hanno un significato ben più vasto e profondo, che Noi amiamo sottolineare.
Con la vostra autorità, con la validità delle vostre esperienze e col vostro giovanile entusiasmo, voi, maestri e cantori, Ci assicurate che non soltanto conserverete alla vostra Istituzione il prestigio che la rende universalmente apprezzata, ma vorrete altresì adoperarvi affinché le Cappelle Musicali sappiano rispondere alle nuove esigenze introdotte nel culto alla recente riforma liturgica.
Non è necessario che vi ricordiamo che il compito delle Cappelle Musicali in questo periodo « è diventato di ancor maggiore rilievo ed importanza », come si esprime l'Istruzione sulla Musica nella Sacra Liturgia promulgata lo scorso anno dalla Sacra Congregazione dei Riti ( n. 19 ).
Dopo che il Concilio Ecumenico ha solennemente sancito la partecipazione attiva del popolo cristiano alle celebrazioni liturgiche anche per quanto riguarda il canto sacro, nuove strade ormai sono aperte per il futuro della musica sacra.
Ciò non vuol dire rinuncia alla grande tradizione musicale della Chiesa, tradizione, anzi, che è stata chiamata dal Concilio « un tesoro di inestimabile valore » che « deve essere con ogni diligenza conservato e incrementato », ma vuol dire piuttosto un arricchimento di questo patrimonio, in quanto ad esso vengono ad aggiungersi nuovi elementi e nuovi valori.
In altre parole, la Chiesa attende da voi, diletti Figli, la creazione di nuove espressioni artistiche, la ricerca di forme musicali nuove, non indegne del passato, mediante le quali i complessi corali non abbiano a sostituire il popolo nella preghiera liturgica, ma al contrario ne aiutino e ne sostengano l'attiva partecipazione.
Come vedete, un immenso campo di lavoro si apre dinanzi a voi.
Responsabilità grande, la vostra, degna di ogni più nobile sforzo.
Avremmo tante cose da dirvi su questo argomento che Ci sta vivamente a cuore, per la speranza che Noi riponiamo in voi e per il contributo che Ci ripromettiamo dal vostro talento e dalla vostra collaborazione.
Ma nutriamo la certezza che anche solo questi brevi accenni troveranno in voi volontà pronta e propositi fervidi e generosi.
Cercate dunque, diletti Figli, di essere sempre fedeli all'alto ideale che vi siete proposti di servire, e di rimanere coscienti dei doveri che esso vi impone.
A tale scopo, l'augurio che Noi oggi formuliamo per l'attività, gli incrementi e la missione delle Cappelle Musicali si trasforma in preghiera, con la quale chiediamo al Signore per voi la pienezza soave della sua grazia e della sua luce.
E in pegno della Nostra benevolenza Ci è caro impartirvi la propiziatrice Apostolica Benedizione, che di cuore estendiamo ai vostri familiari e a quanti vi sono cari.