21 marzo 1982
1. Nell'approssimarsi del trentottesimo anniversario dell'eccidio di 335 persone - ragazzi, giovani, uomini maturi, anziani - sono venuto in mesto pellegrinaggio in questo luogo, dove il 24 marzo 1944 si compì la loro sanguinosa soppressione.
Sono venuto per pregare il Signore - Dio misericordioso e pietoso ( cf. Es 36,6 ), Dio Amore ( cf. 1 Gv 4,8 ), Dio supremo Giudice e Dominatore della storia - per le anime di questi nostri fratelli, le cui spoglie pietosamente raccolte riposano qui, in attesa della risurrezione.
Il Signore conceda loro il riposo eterno, la felicità senza fine.
2. Sono venuto per dire a voi, familiari delle vittime, i sentimenti della mia sincera commozione e della mia profonda partecipazione al vostro dolore, per questa tremenda ferita, ancora aperta nei vostri animi.
Voglia l'Onnipotente esservi di conforto ed aprire i vostri cuori alla serena speranza dell'immortalità beata!
3. Sono venuto per ascoltare, insieme con voi, le parole, forti e chiare, degli scomparsi, vittime della logica irrazionale e dissennata della barbarie omicida.
Qui, dove la violenza si è scatenata in smisurata follia,
essi invitano tutti alla solidarietà, alla comprensione, e ci assicurano che la vittoria definitiva sarà quella dell'amore, e non quella dell'odio;
essi ci avvertono che quando si nega e si offende Dio, si nega e si offende anche l'uomo, abbassandolo a strumento dei propri capricci, delle proprie ideologie, dei propri progetti di potenza e di sopruso;
essi chiedono che il loro dolore non sia stato inutile per la società umana, e che Roma, l'Italia, l'Europa, il mondo vivano nella giustizia, nella concordia, nella pace, nel vicendevole rispetto dei diritti inalienabili della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio ( cf. Gen 1,26 ).
E mentre elevo al Signore la mia orazione di suffragio per gli scomparsi - perennemente viventi in Dio e nei nostri cuori - imparto a voi la mia confortatrice benedizione apostolica.