28 marzo 1982
Carissimi figli e figlie di Don Guanella!
1. Dopo aver compiuto il lungo itinerario in questa Città dell'amore e del dolore, eccoci riuniti ora in questo breve ma significativo incontro, riservato proprio per voi, che avete seguito più da vicino le orme e gli ideali di colui che consacrò tutta la sua vita per amare ed aiutare i sofferenti.
Voi, religiosi "Servi della Carità", e voi, suore "Figlie di santa Maria della Provvidenza", che festeggiate quest'anno il primo Centenario di Fondazione, dovete gioire di poter imitare l'esempio del beato Fondatore, continuando a realizzare le opere di carità da lui ideate e iniziate.
Don Guanella, fin da fanciullo, sentì fortemente questa chiamata all'amore verso i poveri e gli abbandonati.
Consacrato sacerdote a Como ( 26 maggio 1866 ), egli aveva già ben chiaro il suo piano di lavoro e di apostolato.
Uomo estremamente sensibile alla situazione degli emarginati, degli handicappati, degli orfani, degli anziani, degli invalidi, delle persone senza casa e senza affetti, egli volle essere sempre e per tutti il Buon Samaritano del Vangelo e dedicò completamente la sua vita alle opere di misericordia.
Voi ben sapete quanto dovette soffrire per poter realizzare questo suo sublime tormento.
Intelligente, ingegnoso, industrioso, ricco di coraggio e di generosità, con una formazione intellettuale e ascetica sicura e granitica, semplice e di vasti orizzonti, egli fu indubbiamente una straordinaria personalità, che nonostante le innumerevoli e continue difficoltà, le contraddizioni, le umiliazioni, le persecuzioni, le calunnie e le diffidenze, riuscì, con la sua tenacia e la totale confidenza in Dio, ad effettuare il suo vasto ed eroico programma di carità.
2. Paolo VI nel discorso per la sua Beatificazione affermò che "la vicenda avventurosa, complicata e febbrile della vita prodigiosa" di quest'uomo di Dio, fu sostenuta sempre da "una grande pietà, una assidua preghiera, uno sforzo di continua comunione con Dio" ( Insegnamenti di Paolo VI, II [1964] 611ss ).
Egli volle essere soltanto un servo fedele, una manifestazione della Bontà divina, un segno della Divina Provvidenza.
Di qui nacque la sua ansia apostolica, prima come sacerdote in cura di anime, indi, dal 1882 in poi, come fondatore e costruttore di Case e di centri per il ricovero dei più emarginati, cominciando da Pianello Lario e poi a Como e, in seguito, in altre località della diocesi, in Italia, a Roma, in America.
Consolatore degli afflitti, egli diceva a voi suoi figli e figlie spirituali, e dice tuttora: "Tutto il mondo è patria vostra …
Fermarsi non si può, finché vi sono poveri a ricoverare e bisogni a provvedervi".
E soggiungeva: "La miseria non basta soccorrerla, bisogna andarla a trovare".
Ma sottolineava pure che: "L'anima e il segreto dell'Opera è la confidenza nel Signore".
Paolo VI esclamava con ardente entusiasmo: "L'opera di Don Guanella è opera di Dio!
E, se è opera di Dio, essa è meravigliosa, essa è benefica, essa è santa!" ( Ivi ).
3. Dobbiamo ascoltare ed accogliere il messaggio dei santi!
Essi, illuminati in modo speciale dall'Altissimo, con la loro vita e con le loro intuizioni, sono la risposta ai nostri interrogativi e ai nostri problemi.
Dai santi noi possiamo comprendere che l'unica cosa che conta è l'amore di Dio verso gli uomini e viceversa e che, in particolare, essi costruiscono la storia della Chiesa e la vivono di giorno in giorno, incarnando davanti al mondo l'insegnamento del Vangelo.
Il messaggio specifico che Don Guanella ci ha lasciato è quello della "paternità" di Dio, cioè del suo amore, della sua provvidenza, della sua affettuosa e misericordiosa presenza nella vicenda degli uomini.
"È Dio che fa.
Tutto è di Dio - egli affermava -.
Anche se il Signore d'ordinario vuole che tutto quaggiù segua le vie comuni".
"Come può Dio non pensare a ciò che lui ha voluto?".
Pur usufruendo di tutti i ritrovati e i mezzi della previdenza e della provvidenza umana, Don Guanella era convinto che essere autentici "Servi della Carità" significa essere prima di tutto e sempre "Servi della Verità".
Per questo motivo non troviamo in lui vacua retorica: egli pregava ed agiva; faceva pregare e faceva agire!
Fermo nella dottrina perenne della Chiesa, fedele al Magistero solenne di Pio IX, di Leone XIII e di Pio X, suo grande amico, egli passò indenne attraverso la bufera insidiosa del positivismo, del razionalismo, del modernismo; fu scrittore e apologeta limpido e persuasivo, e proprio in quell'epoca, sconvolta da terribili dolori e segnata da tante lacrime, volle essere una prova concreta e vivente dell'amore di Dio.
Le tenebre esistono solo perché possa risplendere la luce; il male e il dolore permangono nella storia umana solo affinché ognuno possa amare, sentendo la nostalgia di Dio e dell'eternità beata!
Così egli diceva: "Ci vogliono in tutto delle vittime e ci vogliono specialmente vittime conformi alla grande Vittima del Calvario, ad innalzare torri di salvezza per le anime".
Servo della Verità per essere veramente servo della Carità, Don Guanella comprese che per amare in modo concreto ed efficace era necessario far perno sull'Eucaristia e sull'attesa della Vita Eterna.
Così esortava le sue Suore: "Bisogna non far conto dei disagi della vita, delle malattie, della morte.
Fatevi vittime per Iddio e per l'opera di Dio …".
"Voi dovete marcire nell'orazione e nel nascondimento come il frumento che dà il pane a tutti".
È certamente un messaggio austero, e talvolta eroico, quello del beato Luigi Guanella; eppure quanto mai attuale.
La divina Bontà vuole essere oggi visibile e presente anche mediante il nostro amore: questa è la consegna che ha lasciato Don Guanella.
4. Affido alla Vergine santissima, alla "Madonna del Lavoro", come veniva da lui invocata, i vostri propositi, le vostre opere, tutti i vostri confratelli e consorelle sparsi nel mondo, e soprattutto le vocazioni per le due Congregazioni, affinché siano sempre scelte e numerose per continuare con coraggio e fiducia la testimonianza dell'amore di Dio nel mondo.
Vi accompagni e vi conforti la mia propiziatrice benedizione apostolica.