30 novembre 1984
Nella solenne cerimonia di ieri avete firmato, signori ministri, in nome dei vostri rispettivi governi, il Trattato di pace e di amicizia che porrà fine definitivamente alla controversia australe che per tanti anni ha turbato le relazioni tradizionalmente buone esistenti tra i vostri due Paesi fin dalle loro origini.
Se sempre sono stati graditi e motivo di speranza i miei incontri con voi e con tutti coloro che, nel corso di questi anni, con la continua assistenza di questa Sede apostolica, hanno prestato la loro intelligenza e il loro lavoro pieno di abnegazione per dissipare queste ombre, oggi desidero manifestarvi la profonda soddisfazione con la quale vi ricevo.
In tutte le vostre persone percepisco anche la presenza dei vostri due popoli, il cui futuro di pace e di amicizia è stato motivo della mia partecipazione personale e della conseguente azione della Santa Sede, durante il processo della mediazione.
I vostri popoli, che hanno manifestato la loro gioia e il loro appoggio fin dal momento in cui, già più di un mese fa, si seppe della perfetta intesa tra le parti, sono coscienti del fatto che, con la firma del Trattato, si avvicina sempre più il giorno in cui, compiute le necessarie pratiche in ciascuno dei due Paesi, essi potranno vivere felici in un'atmosfera di concordia e di cooperazione, frutto di questo stesso Trattato.
Perciò, formulo voti e prego il Signore perché le due nazioni sorelle vedano molto presto il compimento di questa ratifica.
La presenza rilevante, nell'atto della firma, dei rappresentanti dei due episcopati, ci fa ricordare la sollecitudine di entrambe le Chiese, nei difficili momenti del 1978, per trovare canali di soluzione pacifica.
In questa presenza vedo anche la loro volontà decisa, che incoraggio pienamente, di favorire e promuovere, nell'ambito proprio del loro servizio pastorale, tutto ciò che contribuisce a rendere realtà sempre più viva le relazioni di fraternità, di comprensione e di collaborazione che sono state oggetto del Trattato.
In questo momento, desidero ricordare ancora una volta con gratitudine il lavoro del signor cardinale Samorè, al quale tanto deve quest'opera di pace.
Nello stesso tempo, desidero ringraziare l'apporto e la dedizione dei due governi e delle loro rispettive delegazioni che, alla saggia difesa degli interessi dei loro Paesi, hanno saputo unire l'apertura indispensabile al raggiungimento dell'accordo.
Con profondo affetto seguo la vita e le vicissitudini dei vostri popoli e prego Dio che conceda loro prosperità nell'anelata pace, il cui conseguimento deve guidare l'azione responsabile di quanti partecipano alla guida dei destini delle vostre nazioni.
Un saluto cordiale a tutti i rappresentanti dei mezzi di comunicazione qui presenti, che ringrazio per l'interesse che hanno sempre manifestato.
Vi chiedo di farvi interpreti dei miei sentimenti presso i vostri governi e tutti i vostri concittadini.
Con una particolare benedizione apostolica ai vostri due Paesi.