26 novembre 1989
Come sempre sono i bambini a dare al Papa il primo saluto e il primo "benvenuto" in parrocchia.
Nel cortile della casa canonica - invero molto freddo e umido - si sono raccolte alcune centinaia di persone.
Molti bambini sono accompagnati dai genitori, dalle insegnanti - suore, soprattutto - e dai nonni.
Il Santo Padre - che è accolto dal Cardinale Vicario Ugo Poletti, dall'Ausiliare Remigio Ragonesi, dal Vescovo di Mondovì Enrico Masseroni, e dal parroco don Romano Roberri appartenente alla diocesi piemontese - è salutato dal grido dei bambini che scandiscono ritmicamente il nome "Karol", poi dal loro canto di gioia.
A nome dei coetanei quindi prendono la parola due ragazzi, che salutano il Papa a nome dei rispettivi gruppi di appartenenza, quelli della Prima Comunione e quelli della Cresima.
Questa è la risposta del Santo Padre.
Oggi è un giorno in cui la Chiesa offre preghiere speciali a Gesù Cristo, perché celebra, nell'ultima domenica dell'anno liturgico, la festa di Cristo Re.
Se noi pensiamo a una persona coronata d'oro ci sbagliamo.
Non è così che si è presentato Cristo Gesù.
Nella sua vita, vediamo Gesù coronato di spine.
Attraverso la corona di spine, lui è diventato il nostro Re.
Egli è venuto per portarci la redenzione dei peccati.
Il nostro salvatore non è venuto nel mondo per essere servito, come i padroni, come i signori, come i re, ma per servire.
E un Re del tutto speciale, straordinario.
Egli cerca di servire fino a dare la sua vita per i peccatori, per i peccati del mondo intero.
Questa è la festa di oggi, domenica di Cristo Re.
Possiamo dire che Cristo ci ha insegnato il suo Vangelo, non solamente con le sue parole, che dopo sono state scritte nei Vangeli, nei libri sacri, ma ci ha insegnato soprattutto il suo Vangelo attraverso la sua vita e la sua morte.
Quando sono venuto qui voi avete elevato un canto che spesso e volentieri cantano i bambini e i giovani in Italia.
Fra le parole di questo canto ci sono anche queste: "egoismo cancelliamo".
Ecco: se volete trovare una persona che ci ha insegnato come cancellare l'egoismo, come vivere per gli altri, anzi dare se stessi, per gli altri, questi è Gesù.
Se noi veramente facciamo quello che si canta in questa canzone, "egoismo cancelliamo", noi siamo imitatori di Cristo.
Non solamente lo affermiamo con le nostre labbra, ma lo affermiamo anche con le nostre opere, con il nostro modo di agire e di vivere.
Cercate di mettere in pratica quello che cantate.
Si canta con le parole semplici di una canzone che è gioiosa e giovanile, come siete voi giovani, ma cercate di farlo anche in modo pratico, come potete, soprattutto nella vostra famiglia.
Cercate di essere così nelle vostre famiglie, con i vostri genitori, con i vostri fratelli e con le vostre sorelle, con i vostri compagni di scuola.
E così farete quello che ci ha insegnato Gesù Cristo Re; anzi diventerete anche voi simili a lui, prenderete parte alla sua regalità, perché la sua regalità si riflette in ciascuno di noi se sappiamo dominare non gli altri ma soprattutto noi stessi, vincere noi stessi, i nostri vizi, le nostre passioni, i nostri errori, i nostri peccati.
Questa è una breve illustrazione della festa di oggi.
Saluto, oltre a voi, ragazzi e ragazze della scuola elementare e della scuola media, i vostri genitori, gli insegnanti, le suore, le suore Orsoline, la cui scuola si trova nel territorio della parrocchia.
E saluto anche i sacerdoti di questa parrocchia.
Tutti insieme siete questa parrocchia dedicata ai due santi patroni d'Italia, san Francesco d'Assisi e santa Caterina da Siena.
Vi preparate, alcuni più piccoli, alla prima Comunione, gli altri, più grandi, alla Cresima.
Vi auguro che questa preparazione sia efficace, profonda, e che il sacramento ricevuto, porti i suoi frutti nella vostra vita cristiana, perché questi sacramenti devono costituire il fondamento della nostra vita cristiana, della nostra crescita cristiana.
E che cosa devono fare i bambini, se non crescere, fisicamente, sì, ma soprattutto spiritualmente, come cristiani?
In risposta alle parole di benvenuto e di presentazione che il parroco, Don Romano Roberi, gli rivolge sul sagrato della chiesa, davanti ad alcune centinaia di persone che malgrado il freddo pungente si assiepano lungo la via Gianicolense, il Santo Padre pronuncia le seguenti parole.
Ringrazio il parroco per il suo benvenuto e saluto cordialmente tutti i presenti e attraverso di voi tutta la comunità parrocchiale dedicata ai santi patroni d'Italia san Francesco di Assisi e santa Caterina da Siena.
Quando cinquanta anni fa il Papa Pio XII ha dato questi due santi come patroni alla vostra patria non solamente ha rievocato dal glorioso passato cristiano dell'Italia le due grandissime figure, ma ha anche dedicato questi due santi italiani come patroni dei nostri tempi, come figure contemporanee a noi.
I santi sono sempre contemporanei, sono moderni; nonostante i secoli che passano, che ci distanziano dalla loro vita, essi rimangono sempre attuali.
Come sempre attuale è Cristo, e lui, soprattutto attraverso la sua santità.
E attuale e moderno, modernissimo, è il suo messaggio che si chiama Vangelo.
Questa chiesa al centro di Roma è un punto di evangelizzazione.
Io auguro a voi tutti, come comunità parrocchiale, una evangelizzazione copiosa, una evangelizzazione contemporanea e moderna, una evangelizzazione che porti salvezza all'uomo di oggi.
"Vivere sempre di più la vita degli altri, della comunità parrocchiale, può dare i mezzi al vostro parroco, a voi stessi, alle diverse comunità, associazioni e movimenti": è questo orientamento che Giovanni Paolo II vuole lasciare come consegna al termine dell'incontro con il Consiglio pastorale della parrocchia dei Santi Patroni.
La riflessione sul significato teologico, ecclesiologico e pastorale del Consiglio è scaturita dalla presentazione che del Consiglio stesso è stata fatta dal suo presidente.
Il Papa rivolgendosi al Consiglio così risponde.
Grazie per queste parole profonde.
In queste parole è stata delineata la caratteristica, la natura stessa della parrocchia come una porzione del Popolo di Dio, una parte della Chiesa di Cristo.
Questa partecipa all'insieme del Corpo di Cristo.
E una partecipazione omogenea, autentica: diciamo la Chiesa, questa grande universalità del Popolo di Dio, diciamo la Chiesa di Roma e, con la stessa analogia, diciamo la Chiesa della vostra parrocchia.
Le stesse cose che si dicono essenzialmente della Chiesa, ad esempio nella Lumen Gentium, documento chiave, si possono dire analogicamente per la Chiesa particolare, diocesana, la Chiesa di Roma e, con un'altra analogia, della Chiesa parrocchiale, specialmente quando questa Chiesa parrocchiale vive il suo giorno insieme con i suoi Vescovi, si vive sempre questa comunione con il Vescovo.
Certamente, la caratteristica del Consiglio pastorale della parrocchia è sempre profondamente teologica, ecclesiologica.
Nello stesso tempo è anche pratica, pastorale.
Quest'ultima parola caratterizza la natura del vostro Consiglio.
Ciò ci rimanda a quell'unico pastore che è Cristo, Cristo Re dell'universo, pastore dell'universo.
In un certo senso egli è il primogenito di tutte le creature, è pastore di tutte le creature.
In un modo speciale lui è pastore della famiglia umana, dell'umanità, della Chiesa e attraverso di essa, della famiglia umana.
Ecco, noi tutti, come pastori della Chiesa, pastori ordinati con uno speciale sacramento, il sacramento dell'ordine: all'episcopato e al presbiterato, noi tutti partecipiamo a questa missione di Cristo Pastore.
Ma il Consiglio pastorale vuol dire che anche voi, carissimi fratelli e sorelle, membri di questa parrocchia, partecipate a questa sollecitudine pastorale della Chiesa, soprattutto di Cristo Pastore, e in modo concreto e diretto del pastore della vostra parrocchia.
Questa specificità pastorale del vostro consiglio, della vostra comunità come consiglio, è in questo senso anche pratica perché si deve vedere la finalità della Chiesa.
Questa finalità è tutta centrata in Dio stesso.
Possiamo dire, da questo punto di vista che oggi è la festa di tutti i Consigli pastorali.
Allo stesso tempo questa stessa finalità della Chiesa è centrata sull'uomo perché egli è destinato al Regno di Dio, a partecipare alla vera vita che ci ha portato Cristo.
Egli è destinato a far parte di questo Regno.
Voi avete davanti ai vostri occhi, attraverso la vostra esperienza umana, cristiana, tutte le persone, tutti i vostri fratelli e sorelle di questa comunità parrocchiale.
Dovete sempre pensare che tutti loro, come ciascuno di noi, sono destinati ad entrare nel Regno di Dio.
Cosa dobbiamo fare per aiutare loro in questo cammino?
Cosa dobbiamo fare per facilitare la loro entrata nel Regno?
Ecco un criterio con cui si deve leggere ogni giorno il Vangelo, con cui si deve leggere ogni giorno anche la nostra esperienza esistenziale, personale e comunitaria.
Rispondendo anche alla domanda conclusiva del vostro presidente, vorrei lasciarvi questa consegna: vivere con questo criterio, che ho cercato di delineare nelle mie parole.
Vivendo sempre di più la vita degli altri, della comunità parrocchiale, trovare i mezzi, trovare i consigli da dare al vostro parroco, a voi stessi, alle diverse comunità, associazioni, movimenti, che sono qui presenti.
Così si realizza la Chiesa nella sua intima natura, e questa natura è comunione.
Dio Uno e Trino, vuol dire comunione.
Così si manifesta questa natura della Chiesa in un consiglio.
Sono riflessioni che voglio condividere con voi ringraziandovi per la vostra opera, per il vostro apostolato in questa parrocchia che si vanta di essere dedicata ai patroni d'Italia.
Alle rappresentanti delle circa 130 suore che vivono e operano nella parrocchia, il Papa ricorda lo specifico della vita religiosa, che è quello di testimoniare il Regno di Dio.
Le parole del Santo Padre giungono lievi ma nello stesso tempo forti, come lievi e forti nel loro lavoro e nella propria azione pastorale sono le tante religiose della parrocchia dei Santi Patroni.
A testimonianza di questa lievità e nello stesso tempo della forza dell'azione svolta, una religiosa offre al Santo Padre una breve sintetica descrizione del significato di questa presenza.
Profondamente colpito dalle parole della religiosa, il Papa rivolge alle suore questo breve discorso.
Vi ringrazio per queste parole.
Oggi ci sono particolarmente vicine le parole di Cristo quando ci dice che il Regno di Dio è in noi.
Benché sia ancora escatologico, sia il futuro del mondo, dell'umanità, allo stesso tempo si trova in noi.
E già e non ancora.
Questa verità è in Dio che è in noi.
Esso si realizza in modo speciale e privilegiato in ciascuna delle persone consacrate, in ciascuna di voi.
La vostra consacrazione è quella dimensione del Regno di Dio che si trova nell'uomo, nella persona umana.
Il Regno che è già presente, è presente in modo speciale perché è presente il Re dell'universo, questo Re è presente come uno sposo e la sua sposa gli ha donato totalmente la sua vita, gli ha consacrato la sua vita, alla sua persona e al suo corpo mistico, la Chiesa.
Questa presenza del Regno in noi deve emanare, andare agli altri.
Questo è vero per ognuno di noi ma in modo speciale per ciascuna di voi.
Questa emanazione del Regno di Dio si ha attraverso le vostre parole, le vostre opere, i vostri servizi, ma soprattutto attraverso il vostro essere, le vostre persone: più attraverso ciò che siete che attraverso ciò che fate.
Ringraziamo per questo Regno di Cristo presente in tutte le suore in questa parrocchia dedicata a due persone consacrate, di grandissima statura, san Francesco e santa Caterina da Siena.
Ringraziamo per questo Regno di Dio presente in ciascuna di voi.
E quando preghiamo "Adveniat Regnum tuum", questo esprima il vostro profondissimo desiderio che questa presenza del Regno sia sempre più attuale, in diverse persone, in diversi ambienti, in questa parrocchia perché questa parrocchia è per voi la Chiesa nel suo senso più diretto.
Attraverso questa parrocchia è per voi presente la Chiesa di Roma e anche la Chiesa universale.
E si realizza, il Regno di Dio, in tante persone, in tanti ambienti.
Che il Regno di Dio veramente, ci liberi dalle tenebre come ci dice la liturgia di oggi con le parole di san Paolo, ci liberi dalle tenebre e ci trasferisca nel Regno di suo Figlio.
Nel teatro parrocchiale si svolge l'ultimo incontro della visita pastorale dedicato alle diverse comunità di adulti operanti nei vari ambienti.
Si tratta degli adolescenti, delle comunità dei giovani, delle mamme e dei papà, degli anziani del gruppo caritativo.
Ciascun gruppo è brevemente presentato da uno o da alcuni dei suoi componenti.
La contemporaneità della presenza di diversi gruppi di età - tra i quali spiccano i gruppi familiari con i bambini più piccoli - suggerisce al Santo Padre una bellissima analogia: la persona cresce nella parrocchia così come la parrocchia cresce nella persona.
Queste le parole rivolte dal Papa ai presenti.
Grazie per questo incontro.
Qui si vede la parrocchia nella sua crescita, nel suo sviluppo, anche secondo l'età e gli anni diversi, cominciando dai più piccoli, passando ai ragazzi, arrivando ai giovani che costituiscono il gruppo centrale dell'assemblea.
E poi dai giovani alle giovani coppie, alle famiglie e anche alle persone anziane, o almeno alle persone mature, che già prendono responsabilità sociali e anche responsabilità parrocchiali, specialmente verso gli handicappati, verso quelli che hanno bisogno di aiuto.
Ecco, qui si vede come vive la parrocchia.
Come vive crescendo con ciascuno di noi.
D'altra parte ciascuno di noi cresce nella parrocchia.
Essa cresce in ciascuno di noi, e ciascuno di noi cresce nella parrocchia.
E una crescita parallela o mutua, reciproca.
Questo significa la vostra assemblea.
Vorrei sottolineare un aspetto.
In questa crescita c'è sempre un guardare verso il futuro.
I giovani, i bambini, i ragazzi guardano verso quelli che già, dopo la scuola elementare, vanno alle scuole medie, poi alle superiori e poi all'università.
E questi a loro volta guardano ai fidanzati, agli sposi, alle famiglie: cercano il proprio futuro, la propria vocazione, la soluzione della propria vita e secondo l'esempio che trovano nelle coppie, nelle famiglie, cercano di costruire, di plasmare la propria vita umana e cristiana.
D'altra parte coloro che hanno già formato la famiglia, che educano i propri figli, che vedono come essi crescono, diventando sempre più maturi, guardano nuovamente verso i più giovani e cercano di vedere in questi i frutti della propria vita, dei propri impegni, dei propri lavori, delle proprie sofferenze.
Così cresce la parrocchia.
Ciascuno di noi cresce nella parrocchia e la parrocchia, la Chiesa, cresce in noi.
Attraverso la Chiesa cresce in noi Cristo, perché la Chiesa è il suo corpo, è lui stesso nella sua moltiplicazione spirituale, attraverso lo Spirito Santo.
E così è moltiplicato Cristo.
Questa moltiplicazione è anche sacramentale, attraverso l'Eucaristia.
Allora cresce Cristo.
Ciò che in noi cresce, grazie a lui, si chiama Regno di Dio.
Noi tutti siamo partecipi di questo Regno.
Oggi e la sua festa, di Cristo Re, ma allo stesso tempo, la nostra festa, la festa di questa comunità parrocchiale, di tutta la Chiesa, della Chiesa contemporanea e della Chiesa attraverso le generazioni, i secoli, i millenni, della Chiesa italiana.
Molto significativo è che la vostra parrocchia porta il nome dei due santi patroni d'Italia, san Francesco di Assisi e santa Caterina da Siena.
Regno di Dio, Regno di Cristo.
Questo Regno si trova in noi e cresce in noi e noi cresciamo in questo Regno, perché Cristo ci ha lasciato il suo Regno.
Ha detto una volta agli apostoli: "Questo Regno che il Padre mi ha consegnato, io consegno a voi".
A noi è consegnato il Regno di Dio, e tutti siamo partecipi, tutti siamo cooperatori, tutti siamo corresponsabili di questo Regno.
Volevo dire questo oggi, incontrando la vostra comunità, non solo giovanile, ma la comunità, direi, diacronica, che passa attraverso le diverse età, dai più piccoli ai più anziani.
Auguro la crescita del Regno di Dio in ciascuno di voi, nella vostra comunità, e, attraverso di voi, alla vostra parrocchia.