Affari vos
8 dicembre 1897
Non è possibile rivolgersi a voi, cosa che assai volentieri e con grande amore facciamo, senza che subito Ci salga alla mente l'antica e costante vicendevole benevolenza con i canadesi e la consuetudine dei favori della sede apostolica.
Alle origini stesse della vostra storia si è fatta compagna la carità della chiesa cattolica: e dopo avervi accolti nel seno materno, essa in seguito non ha mai cessato di abbracciarvi, nutrire e benedire.
Francesco de Lavai Montmorency, certamente uomo di immortale memoria, primo vescovo del Quebec, le cose che, secondo la testimonianza dei vostri progenitori, ha compiuto per il bene di tutti in modo assai fecondo e virtuoso, le ha compiute forte dell'autorità e del favore dei papi.
E da nessun'altra fonte trassero i loro desideri e progetti delle cose da compiersi i vescovi suoi successori, dei quali rifulge l'eminente grandezza dei meriti.
Per analogo motivo, se si ripensa ai tempi più antichi, solo per volontà e per mandato della sede apostolica furono soliti accorrere in questo luogo i manipoli generosi dei missionari che furono portatori, mediante la luce della sapienza cristiana, di una cultura più elevata e dei germi delle più nobili arti.
Maturando gradatamente tali germi per la grande fatica di costoro, la nazione canadese è giunta infine ad un confronto non impari di civiltà e di gloria con i popoli progrediti.
Tutte queste cose Ci sono assai care al ricordo: tanto più quando percepiamo il permanere dei loro non piccoli frutti.
Come il grandissimo amore e lo zelo ardente, nel popolo cattolico, della divina religione che proprio i vostri antenati, felicemente immigrati innanzitutto e principalmente dalla Gallia, poi dall'Irlanda, in seguito da altri luoghi, santamente coltivarono e trasmisero ai posteri perché la conservassero integra.
Tuttavia, anche se i discendenti custodiscono fedelmente questa altissima eredità, comprendiamo facilmente quanta parte di questa lode giustamente rivendichi a sé la vostra opera vigilante, venerabili fratelli, e quanta anche la sollecitudine del vostro clero: davvero tutti, con animo concorde, vi affaticate assiduamente per la salvaguardia e l'incremento del nome cattolico, e questo, a dire il vero, non contro il volere né in opposizione alle leggi dell'impero Britannico.
Perciò, spinti rettamente dal pensiero delle vostre pubbliche azioni, quando alcuni anni or sono abbiamo conferito l'onore della porpora romana all'Arcivescovo del Quebec, abbiamo voluto non solo onorare le virtù dell'uomo, ma anche attestare con una onorificenza la pietà di tutti i cattolici del vostro paese.
La sede apostolica inoltre, non ha mai cessato di lavorare, in sintonia con il vostro zelo e con quello dei vostri predecessori, per l'istruzione della gioventù, su cui poggiano le supreme speranze della chiesa e dello stato.
Quindi, per l'educazione degli adolescenti alla virtù e alle lettere, promotrice e custode la chiesa, sono state costruite molte sedi, e per di più particolarmente famose.
In questo ambito spicca senza dubbio il grande Liceo del Quebec che, istituito e ingrandito, con ogni legittimo diritto, secondo la consuetudine delle leggi pontificie, attesta validamente che non c'è nulla che la sede apostolica desideri e promuova con più forza quanto allevare una generazione di cittadini ben formata nelle lettere e degna di lode nella virtù.
Per questo motivo è con grandissima preoccupazione, come facilmente voi stessi potete giudicare, che abbiamo rivolto l'animo a quegli eventi che si sono ultimamente verificati in relazione all'educazione cattolica degli adolescenti del Manitoba.
Noi vogliamo infatti, e lo dobbiamo volere tutti, per quanto è possibile, adoperarci e impegnarci, con forza e con decisione, affinché la fede e la religione non patiscano alcun danno nelle migliaia di uomini la cui salvezza è principalmente affidata a Noi, specialmente in quella città che ha ricevuto dalla chiesa cattolica i primi principi della dottrina cristiana e le basi di una più raffinata cultura.
Dato che molti attendevano su questo problema una Nostra decisione, e desideravano conoscere per quale via e con quale norma di azione dovessero muoversi.
Ci è sembrato opportuno di non decidere nulla prima che il Nostro delegato apostolico non fosse giunto sul posto.
Avendo ricevuto la consegna di esaminare diligentemente in quale stato fossero le cose e quindi di riferire immediatamente a Noi, questi ha adempiuto perfettamente e fedelmente ciò per cui lo avevamo mandato.
Il problema in oggetto è certamente molto importante e di eccezionale gravità.
Intendiamo parlare di quello che è stato deciso sette anni fa dal Parlamento della Provincia del Manitoba in ordine all'istruzione scolastica.
I legislatori, nell'atto di unione alla Confederazione, avevano sancito che i giovani di confessione cattolica avessero il diritto di venire istruiti ed educati nelle scuole pubbliche secondo i dettami della loro coscienza: ora con una legge contraria hanno abolito questo diritto.
Con questa legge si è provocato un grave danno.
Non è possibile infatti che, per accedere all'istruzione, sia reso obbligatorio ai nostri giovani di entrare là dove la fede cattolica o è trascurata per ignoranza o è positivamente combattuta, o dove la sua dottrina è disprezzata e i suoi fondamentali principi sono ripudiati.
Se la chiesa ha accettato tutto questo in alcuni luoghi, lo ha fatto di certo a malincuore e per necessità, dopo aver adottato molteplici mezzi di difesa, che tuttavia spesso si sono dimostrati inadeguati ad evitare i pericoli.
Allo stesso modo deve essere evitato ad ogni costo quel tipo di istruzione davvero pessimo che accoglie senza nessuna discriminazione e considera sullo stesso piano tutte le credenze religiose, come se, per ciò che riguarda Dio e le cose divine, non fosse di nessun interesse il sentire o no rettamente, seguire il vero oppure il falso.
Voi ben sapete, venerabili fratelli, che tutto questo genere di dottrine educative della gioventù è stato condannato dalla chiesa, perché non si da nulla di più dannoso che corrompa l'integrità della fede e distolga dalla verità gli animi indifesi dei giovani.
Vi è un altro punto sul quale facilmente potremmo essere d'accordo persino con quelli che in tutto il resto dissentono da noi: ossia che non è con una istruzione puramente scientifica, né con nozioni vaghe e superficiali di virtù, che i giovani cattolici usciranno dalle scuole come la patria li desidera e li attende.
Si devono trasmettere loro cose ben più profonde e importanti, per farne sia dei buoni cristiani che dei cittadini integri e onesti: debbono cioè essere educati a quegli stessi principi che sono profondamente radicati nella loro coscienza, e ai quali devono essere sottomessi e che devono perseguire, perché sgorgano spontaneamente dalla fede e dalla religione.
Perché senza religione non c'è educazione morale degna di questo nome, né veramente efficace.
Infatti la natura e la forza di ogni dovere discendono in primo luogo da quei doveri che uniscono l'uomo a Dio che comanda, che vieta, che retribuisce il male e il bene.
Volere perciò delle menti imbevute di buoni costumi e non permettere allo stesso tempo che conoscano la religione, è tanto insensato quanto invitare a conseguire la virtù dopo averne sottratto il fondamento.
Ora per il cattolico non c'è che una sola vera religione, la cattolica: e per questo egli non può accettare o riconoscere altra dottrina morale o religiosa che non sia quella cercata e attinta dalla profonda sapienza cattolica.
La giustizia e la ragione, perciò, esigono che la scuola fornisca agli alunni non solo l'istruzione scientifica ma anche quella sapienza morale che, come abbiamo detto, consegue dai principi della nostra religione, senza la quale, invece di essere fruttuosa, ogni educazione sarà soltanto funesta.
Ne viene come necessaria conseguenza che i maestri cattolici debbono avere i libri di lettura e di studio che siano approvati dai vescovi, unitamente alla libertà di istituire e di organizzare l'istruzione in modo che l'insegnamento e l'apprendimento siano in pieno accordo con la fede cattolica, come con tutti i doveri che ne derivano.
Determinare del resto da chi debbano essere istruiti i loro figli o chi debbano avere come maestri di vita, è un diritto che appartiene alla patria potestà.
Perciò quando i cattolici chiedono, ed è un loro dovere volerlo ed esigerlo, che l'istruzione dell'insegnante sia in accordo con la religione dei loro figli, usano del loro diritto.
E non si potrebbe fare nulla di più ingiusto ai genitori che metterli nell'alternativa di far crescere rozzi ignoranti coloro che hanno generato, o di farli trovare in una chiara situazione di pericolo in ordine ai valori supremi.
Questi principi di giudizio e di condotta, che si fondano sulla verità e la giustizia, e che sono la salvaguardia degli interessi non solo privati ma anche pubblici, non è lecito metterli in dubbio o in qualche modo abbandonarli.
Inoltre, quando la nuova legge nella Provincia del Manitoba venne a colpire la prescritta educazione dei fanciulli cattolici, fu vostro dovere, venerabili fratelli, protestare apertamente contro l'offesa arrecata e il danno: ed il modo in cui ciascuno ha assolto a questo dovere è stata una magnifica prova della vostra comune vigilanza e di uno zelo degno di vescovi.
E benché su questo punto ognuno di voi sia confortato a sufficienza dalla testimonianza della propria coscienza, Noi vi aggiungiamo il Nostro assenso e la Nostra approvazione: sono infatti sacre quelle cose che avete cercato e ancora cercate di conservare e difendere.
Del resto, i danni della legge del Manitoba, della quale parliamo, illustravano da soli la necessità di cercare in modo concorde un opportuno rimedio al male.
La causa dei cattolici avrebbe meritato che tutti i cittadini retti ed onesti, senza distinzione di partiti, avessero lottato con unità di pensiero e con suprema concordia di volontà.
Sciaguratamente è avvenuto invece il contrario.
La cosa più deplorevole poi fu che gli stessi cattolici canadesi non riuscirono a mettersi d'accordo, come sarebbe stato necessario, nella difesa di interessi così gravi per il bene comune: la loro importanza e gravità avrebbe dovuto mettere a tacere le diverse prospettive dei partiti politici, che hanno un valore molto minore.
Non possiamo ignorare che qualcosa si è fatto per modificare la legge.
Coloro che sono a capo del governo federale e del governo della provincia hanno già preso alcune decisioni per diminuire i danni per cui i cattolici del Manitoba insistono a rimproverare e a lamentarsi.
Non abbiamo nessun motivo per dubitare che queste decisioni non siano dovute ad amore dell'equità e ad una lodevole intenzione.
Non possiamo però dissimulare la realtà: la legge che si è fatta per porre un rimedio è difettosa, imperfetta e insufficiente.
Le cose che i cattolici chiedono, e che senza alcun dubbio hanno il diritto di chiedere, sono molte di più.
Inoltre, negli stessi emendamenti che sono stati escogitati, si nasconde il pericolo della vanificazione di ogni effetto, in base al mutare delle circostanze locali.
Per dirla in breve, non si è ancora adeguatamente provveduto ai diritti dei cattolici e alla educazione dei fanciulli nel Manitoba.
La verità stessa delle cose richiede, conformemente a giustizia, che in ogni modo si provveda alla salvaguardia e alla stabile custodia di quei principi immutabili e sacri che sopra abbiamo esposto.
A questo si deve mirare, questo si deve conseguire con zelo e prudenza.
La discordia certamente è ciò che maggiormente si oppone a tutto questo.
Ci vuole assolutamente l'unione degli animi e una profonda consonanza nell'agire.
Tuttavia, siccome al fine che ci si è proposti di conseguire, e che bisogna raggiungere, non si perviene per una via unica ed esclusiva, ma al contrario molteplice, come avviene abitualmente per le cose di questo genere, ne consegue che ci possono essere diverse opinioni circa il modo di agire, tutte buone ed utili.
Perciò tutti e ciascuno si ricordino della modestia, della dolcezza e della carità reciproca; guardino di non venir meno al rispetto che ciascuno deve all'altro; ciò che le circostanze richiedono, ciò che sembra meglio da farsi, con fraterna concordia lo determinino e lo facciano, non senza aver sentito il vostro parere.
Per quel che riguarda in particolare i cattolici del Manitoba, confidiamo che con l'aiuto di Dio possano conseguire un giorno tutto quanto desiderano.
Questa speranza riposa in primo luogo sulla bontà stessa della loro causa, si fonda sull'equità e sulla saggezza di coloro che amministrano lo stato, e infine sulla buona volontà dei canadesi che perseguono tutto ciò che è retto.
Nel frattempo tuttavia, finché non saranno in grado di ottenere tutte le loro rivendicazioni, non rifiutino di salvaguardarne qualcuna.
Se quindi viene offerto qualcosa per legge, o per consuetudine, o per la buona disposizione degli uomini, per attenuare il danno e per allontanare maggiormente i pericoli, è del tutto conveniente e vantaggioso approfittare delle concessioni e raccogliere così il massimo frutto e il maggiore vantaggio possibili.
Quando invece non si presenti nessuna disposizione per rimediare i danni, li esortiamo e scongiuriamo di continuare ad opporsi con accresciuta generosità e dedizione.
La cosa migliore che potranno fare per il loro stesso bene e per la prosperità del paese, è di contribuire alla difesa delle scuole dei fanciulli, con quanto permetteranno loro le proprie risorse.
C'è ancora una cosa estremamente importante che le vostre comuni energie devono ricercare.
Bisogna che, essendone voi gli autori e con l'aiuto di coloro che dirigono le scuole, si elabori con accuratezza e sapienza il programma degli studi, e che si eviti particolarmente di far accedere all'insegnamento uomini non dotati di tutte le necessarie qualità di natura e di arte.
È bene infatti che le scuole dei cattolici possano gareggiare con le scuole più famose, sia per la formazione intellettuale che per lo splendore degli studi.
Se si cerca l'erudizione o lo splendore della cultura, si deve giustamente riconoscere onesto e nobile il proposito delle Province Canadesi che desiderano sviluppare e innalzare la pubblica istruzione e farne una cosa sempre più elevata e perfetta.
Ora certamente, non c'è alcun genere di studio, alcuna elevatezza di cultura, che non possa perfettamente armonizzarsi con la dottrina e l'istruzione cattolica.
Spiegare e difendere tutte le cose che abbiamo detto fin qui, lo potranno fare assai bene anche quei cattolici che sono professionalmente impegnati nella stampa, particolarmente in quella quotidiana.
Si ricordino dunque del loro dovere.
Difendano con animo religioso e con coraggio le cose vere, le cose giuste, quelle utili al nome cristiano e allo stato.
Lo facciano tuttavia in modo tale da conservare il decoro, rispettare le persone, e senza eccedere in alcun modo.
Rispettino e osservino santamente l'autorità dei vescovi, e ogni legittima autorità: più i tempi sono difficili e più è presente il pericolo delle divisioni, tanto più si sforzino di convincere all'unità di pensiero ed azione, senza la quale minima o nulla è la speranza di ottenere ciò che è nei desideri di noi tutti.
Auspice dei doni celesti e testimone della Nostra paterna benevolenza, accogliete la benedizione apostolica che a voi, venerabili fratelli, al clero e al vostro popolo impartiamo di cuore nel Signore.
Roma, presso san Pietro, 8 dicembre 1897, anno ventesimo del Nostro pontificato
Leone XIII