Omnibus compertum
21 luglio 1900
È a tutti noto e comprovato, venerabili fratelli, che Noi, fin dall'inizio del Nostro pontificato, abbiamo rivolto lo sguardo con grande amore alle nazioni cristiane dell'oriente, pubblicati inoltre non pochi atti.
Soprattutto la costituzione Orientalium, molte cose sono state da parte Nostra opportunamente dichiarate e decretate per mantenere stretta la loro unione con la cattedra di Pietro e per favorire la riconciliazione dei separati.
Abbiamo trovato in seguito con piacere altre occasioni per attestare la nostra operosa benevolenza verso i cattolici orientali, e, conservati uniti gli animi alla sede apostolica, non abbiamo certamente avuto nulla di più caro, nulla di più santo che stimolare in loro l'ardore e la fecondità della fede, al punto da tendere, con rinnovati esempi, all'eccellenza e alla fama degli antenati.
Fra tutte le chiese orientali, abbiamo seguito e seguiamo con una benevolenza del tutto particolare, l'illustre nazione e il patriarcato antiocheno greco-melchita.
E infatti, per ricordare soltanto poche cose, voi sapete perfettamente, venerabili fratelli, che Noi fin dal 1882 abbiamo allestito nella città di Gerusalemme un seminario per i greco-melchiti, e vi abbiamo messo a capo i Missionari algerini.
Inoltre, a Nostre spese, abbiamo cura che siano formati a Roma, nel Collegio atanasiano, parecchi alunni della stessa nazione greco-melchita, affinchè attingano proprio alla fonte la verità cattolica, e si abituino a venerare apertamente e ad amare appassionatamente il centro dell'unità, che da Dio è stato istituito nella sede apostolica.
Infine, nel 1894, come si ricava dalla stessa costituzione Orìentalium, abbiamo attribuito al patriarca greco-melchita la giurisdizione anche su tutti i fedeli dello steso rito che vivono dentro i confini dell'impero turco.
Volentieri attestiamo che a questa benevolenza verso la nazione greco-melchita, ha risposto in modo adeguato la religiosa attività del vostro ordine, sia per lo zelo con cui, chiamati a prendere parte alla Nostra sollecitudine, cercate di compiere il vostro ministero, sia per l'operosità con la quale provvedete all'incolumità del gregge affidatovi.
In verità, anche se ricordiamo tutte queste cose non senza la lode del vostro Ordine, non possiamo tuttavia dissimulare la tristezza dalla quale fummo colpiti, quando venimmo a sapore delle discordie che da non molto tempo erano sorte tra voi.
Abbiamo potuto comporre tale dissidio con il favore e l'assistenza della grazia di Dio, quando molti di voi, che il mese scorso erano venuti a Roma, si sono sottomessi lodevolmente alle Nostre esortazioni, e subito si è ristabilita la pace e la concordia.
Ora, per consolidare questo accordo degli animi, abbiamo deciso di dichiarare in modo particolare tre cose per mezzo di questa lettera.
I. Per quanto riguarda i diritti patriarcali, i privilegi, le funzioni, le prerogative, vogliamo che nulla sia sottratto o diminuito; tuttavia, nello stesso tempo, con tutte le nostre forze preghiamo il venerabile fratello Nostro, il patriarca antiocheno greco-melchita, affinché accolga con la dovuta riverenza e abbracci con fraterna carità i vescovi della stessa nazione, "che lo Spirito santo ha posto a reggere la chiesa di Dio", secondo il precetto del beato Pietro il primo degli apostoli: "Non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge" ( 1 Pt 5,3 ); con cui si accordano le bellissime parole di Bernardo: "Operi la carità più che il potere".
II. Raccomandiamo inoltre a tutti i vescovi della stessa nazione, di onorare e rispettare il sullodato patriarca come legittimo presule, e di prestare la dovuta obbedienza.
Qualora sorga fra loro qualche controversia, la sottopongano umilmente in primo luogo al giudizio del patriarca; se poi succede che la cosa non venga risolta, la si porti in modo riverente alla sede apostolica.
III. Per evitare le future contestazioni sui diritti, sarà di ottimo aiuto la celebrazione del sinodo nazionale.
A questo riguardo, come già altre volte vi abbiamo raccomandato, così ora, con la presente lettera, prescriviamo che tale sinodo venga convocato al più presto.
In questo si tratti dei diritti dei patriarchi e dei vescovi, della giusta amministrazione dei fedeli, della disciplina del clero, delle istituzioni monastiche e delle altre pie istituzioni, delle necessità delle missioni, del decoro del culto divino, della sacra liturgia, e delle altre cose dello stesso genere, che con diligenza e con grande cautela debbono essere prese in considerazione per procurare la maggiore gloria di Dio e per accrescere lo splendore della chiesa greco-melchita.
Come presso le altre chiese orientali la celebrazione del sinodo nazionale si è realizzata con vantaggio in ordine alla composizione dei problemi e al rinnovamento della disciplina ecclesiastica, così Noi a buon diritto ci ripromettiamo che dalla elaborazione e dalla promulgazione di leggi scritte si otterranno per la vostra chiesa bellissimi frutti.
Ora Invero, prima di porre fine alla presente lettera, con l'intimo affetto del nostro Cuore vi esortiamo e scongiuriamo affinché, avvinti strettamente ogni giorno di più da un fortissimo patto di carità, "cerchiate di conservare con ogni umiltà e mansuetudine l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace".
Nessuno di voi infatti ignora quale importanza abbia per il bene di tutta la chiesa e per favorire la riconciliazione dei separati, la concordia degli animi, delle volontà e dei pensieri.
Per questo Noi abbiamo la certa speranza, venerabili fratelli, che voi, assecondando di tutto cuore queste paterne ammonizioni, desideri, richieste, vogliate eliminare radicalmente i germi dei dissensi, e così portare a compimento la Nostra gioia, e farvi carico di tutte le funzioni del vostro gravissimo ufficio per il perfezionamento dei santi e per l'edificazione del corpo di Cristo.
Siate certi che Noi abbiamo deciso di compiere tutte quelle cose che verremo a conoscere come utili per il maggiore vantaggio della chiesa greco-melchita.
Nel frattempo, nell'umiltà del Nostro cuore, preghiamo e supplichiamo Dio affinché vi elargisca propizio una grande abbondanza dei celesti carismi.
Auspice della divina assistenza e testimone di quella ardentissima carità con cui vi abbracciamo nel Signore, impartiamo con grande amore a voi, venerabili fratelli, e a tutti i chierici e ai fedeli laici greco-melchiti, la benedizione apostolica.
Roma, presso San Pietro, 21 luglio 1900, anno XXIII del Nostro pontificato.
Leone XIII