Ad Petri cathedram |
Sin da quando siamo stati elevati non per Nostro merito alla cattedra di san Pietro, sempre Ci torna di ammaestramento e di conforto il ricordo del cordoglio generale che si è manifestato nel mondo, in occasione della scomparsa del Nostro immediato predecessore.
Altrettanto Ci accade, se ripensiamo allo spettacolo che Ci si è offerto dopo la Nostra ascesa al supremo pontificato, quando, con l'animo pieno di fiduciosa attesa, le moltitudini si sono rivolte verso la Nostra persona, non distolte da altri avvenimenti, né dalle loro gravi difficoltà e angustie.
La chiesa cattolica non muore: è il vessillo innalzato sulle nazioni ( Is 11,12 ).
Essa è sorgente di viva luce e di soave amore per tutti i popoli.
A ciò si aggiungono altri motivi di consolazione.
Intendiamo riferirci sia ai vasti consensi con cui è stato accolto l'annuncio del concilio ecumenico, del sinodo diocesano di Roma, dell'aggiornamento del Codice di diritto canonico e della prossima promulgazione del Codice per la chiesa di rito orientale; sia ancora alla speranza ovunque diffusa che questi avvenimenti possano felicemente condurre a una maggiore e più profonda conoscenza della verità, a un salutare incremento del costume cristiano e alla restaurazione dell'unità, della concordia, della pace.
Questi tre beni - la verità, l'unità e la pace - da conseguire e promuovere secondo lo spirito della carità cristiana, formeranno l'argomento di questa Nostra prima enciclica, sembrandoCi che, nel momento presente, questo sia particolarmente richiesto dal Nostro apostolico mandato.
Lo Spirito Santo assista dall'alto Noi mentre scriviamo e voi quando leggerete.
Docili agli impulsi della divina grazia, possano tutti conseguire il fine desiderato, nonostante i pregiudizi e le non poche difficoltà e ostacoli che vi si oppongono.
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