Mater et magistra |
223 Come abbiamo già osservato, gli uomini hanno oggi approfondito ed esteso enormemente la conoscenza delle leggi della natura; hanno creato gli strumenti per impadronirsi delle sue forze; hanno prodotto e continuano a produrre opere gigantesche e spettacolari.
Però nel loro impegno di dominare e trasformare il mondo esteriore rischiano di dimenticare e di logorare se stessi: "E così il lavoro corporale - osserva con profonda amarezza il nostro predecessore Pio XI nell'enciclica Quadragesimo anno - che la divina Provvidenza, anche dopo il peccato originale, aveva stabilito come esercizio in bene del corpo insieme e dell'anima, si viene convertendo in uno strumento di perversione: la materia inerte, cioè, esce nobilitata dalla fabbrica, le persone invece vi si corrompono e avviliscono" ( n 134s ).
224 Similmente il pontefice Pio XII a ragione afferma che la nostra epoca si contraddistingue per un netto contrasto fra l'immenso progresso scientifico-tecnico ed un pauroso regresso umano, consistendo il "suo mostruoso capolavoro nel trasformare l'uomo in un gigante del mondo fisico a spese del suo spirito ridotto a pigmeo nel mondo soprannaturale ed eterno" (Radiomessaggio natalizio 1953).
225 Oggi ancora una volta si verifica, in proporzioni amplissime, quanto affermava dei pagani il Salmista; e cioè come gli uomini dimentichino spesso il proprio essere nel proprio operare, e ammirino le proprie opere fino a farne un idolo: "Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo" ( Sal 115,4 ).
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