Paenitentiam agere

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Inviti conclusivi

II.3 Dopo queste paterne esortazioni, Noi confidiamo, venerabili fratelli, che non solo voi stessi con entusiasmo le accoglierete, ma stimolerete altresì ad accoglierle i Nostri figli del clero e del laicato sparsi in tutto il mondo.

Se infatti, come è nell'aspettazione di tutti, il prossimo concilio ecumenico dovrà apportare un grandissimo incremento della religione cattolica; se in esso risuonerà in modo ancor più solenne la « parola del regno », di cui si parla nella parabola del seminatore ( Mt 13,19 ); se vogliamo che per mezzo di esso il « regno di Dio » si consolidi e si estenda sempre più nel mondo: il buon esito di tutto questo dipenderà in gran parte dalle disposizioni di coloro cui saranno rivolti i suoi insegnamenti di verità, di virtù, di culto pubblico e privato verso Dio, di disciplina, di apostolato missionario.

Perciò, venerabili fratelli, adoperatevi senza indugio con ogni mezzo che è in vostro potere, affinché i cristiani affidati alle vostre cure purifichino il loro spirito con la penitenza e si accendano a maggior fervore di pietà; di modo che la « buona semente », che in quei giorni sarà più largamente e abbondantemente sparsa, non venga da essi dispersa né soffocata, ma sia accolta da tutti con animo ben disposto e perseverante, ed essi dal grande avvenimento traggano copiosi e duraturi frutti per la loro eterna salvezza.

Da ultimo, Noi pensiamo che al prossimo concilio si possono giustamente applicare le parole dell'apostolo: « Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza » ( 2 Cor 6,2 ).

Ma risponde ai disegni della provvidenza di Dio, che vengano distribuiti i suoi doni secondo le disposizioni d'animo di ciascuno.

Pertanto coloro che vogliono essere filialmente docili a Noi che da lungo tempo Ci sforziamo di preparare i cuori dei cristiani a questo grandioso evento, diligentemente prestino attenzione anche a questo Nostro ultimo invito.

Perciò dietro il Nostro e vostro esempio, venerabili fratelli, i fedeli - e in primo luogo i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i fanciulli, gli ammalati, i sofferenti - innalzino suppliche e compiano opere di penitenza, allo scopo di ottenere da Dio alla sua chiesa quell'abbondanza di lumi e di aiuti soprannaturali, di cui in quei giorni avrà speciale bisogno.

Come, infatti, possiamo pensare che Dio non si muova a larghezza di celesti grazie, quando dai suoi figli riceve tale abbondanza di doni che spirano fervore di pietà e profumo di mirra?

Inoltre, tutto il popolo cristiano, in ossequio alla Nostra esortazione, dedicandosi più intensamente alla preghiera e alla pratica della mortificazione, offrirà un mirabile e commovente spettacolo di quello spirito di fede, che deve animare indistintamente ogni figlio della chiesa.

Ciò non mancherà di scuotere salutarmente anche l'animo di coloro che, eccessivamente preoccupati e distratti dalle cose terrene, si sono lasciati andare alla trascuranza dei loro doveri religiosi.

Se tutto ciò si avvererà, come è nei Nostri desideri, e voi potrete muovere dalle vostre diocesi verso Roma per la celebrazione del concilio recando con voi un così ricco tesoro di beni spirituali, si potrà legittimamente sperare che sorga una nuova e più fausta èra per la chiesa cattolica.

Sorretti da questa speranza, impartiamo di tutto cuore a voi, venerabili fratelli, al clero e al popolo affidati alle vostre cure, l'apostolica benedizione, pegno dei celesti favori e testimonianza della Nostra paterna benevolenza.

Roma, presso San Pietro, il 1.° luglio 1962, festa del Preziosissimo Sangue di N. S. G. C., anno IV del Nostro pontificato.

Giovanni XXIII

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