Dives in misericordia |
Pertanto, nel nostro mondo aumenta il senso di minaccia.
Aumenta quel timore esistenziale collegato soprattutto - come ho già accennato nell'enciclica Redemptor hominis - con la prospettiva di un conflitto che, in considerazione degli odierni arsenali atomici, potrebbe significare la parziale autodistruzione dell'umanità.
Tuttavia, la minaccia non concerne soltanto ciò che gli uomini possono fare agli uomini, servendosi dei mezzi della tecnica militare; essa riguarda anche molti altri pericoli che sono il prodotto di una civiltà materialistica, la quale - nonostante dichiarazioni « umanistiche » - accetta il primato delle cose sulla persona.
L'uomo contemporaneo ha dunque paura che, con l'uso dei mezzi inventati da questo tipo di civiltà, i singoli individui ed anche gli ambienti, le comunità, le società, le nazioni, possano rimanere vittima del sopruso di altri individui, ambienti, società.
La storia del nostro secolo ne offre esempi in abbondanza.
Malgrado tutte le dichiarazioni sui diritti dell'uomo nella sua dimensione integrale, cioè nella sua esistenza corporea e spirituale, non possiamo dire che questi esempi appartengano soltanto al passato.
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire.
I mezzi tecnici a disposizione della civiltà odierna celano, infatti, non soltanto la possibilità di un'autodistruzione per via di un conflitto militare, ma anche la possibilità di un soggiogamento « pacifico » degli individui, degli ambiti di vita, di società intere e di nazioni, che per qualsiasi motivo possono riuscire scomodi per coloro i quali dispongono dei relativi mezzi e sono pronti a servirsene senza scrupolo.
Si pensi anche alla tortura, tuttora esistente nel mondo, esercitata sistematicamente dall'autorità come strumento di dominio o di sopraffazione politica, e impunemente praticata dai subalterni.
Cosi dunque, accanto alla coscienza della minaccia biologica, cresce la coscienza di un'altra minaccia che ancor più distrugge ciò che è essenzialmente umano, ciò che è intimamente collegato con la dignità della persona, con il suo diritto alla verità e alla libertà.
E tutto ciò si svolge sullo sfondo del gigantesco rimorso costituito dal fatto che, accanto agli uomini ed alle società agiate e sazie, viventi nell'abbondanza, soggette al consumismo e al godimento, non mancano nella stessa famiglia umana né gli individui né i gruppi sociali che soffrono la fame.
Non mancano i bambini che muoiono di fame sotto gli occhi delle loro madri.
Non mancano in varie parti del mondo, in vari sistemi socioeconomici, intere aree di miseria, di deficienza e di sottosviluppo.
Tale fatto è universalmente noto.
Lo stato di diseguaglianza tra uomini e popoli non soltanto perdura, ma aumenta.
Avviene tuttora che accanto a coloro che sono agiati e vivono nell'abbondanza, esistono quelli che vivono nell'indigenza, soffrono la miseria e spesso addirittura muoiono di fame; e il loro numero raggiunge decine e centinaia di milioni.
È per questo che l'inquietudine morale è destinata a divenire ancor più profonda.
Evidentemente, un fondamentale difetto o piuttosto un complesso di difetti, anzi un meccanismo difettoso sta alla base dell'economia contemporanea e della civiltà materialistica, la quale non consente alla famiglia umana di staccarsi, direi, da situazioni cosi radicalmente ingiuste.
Questa immagine del mondo d'oggi, in cui esiste tanto male sia fisico che morale, tale da farne un mondo aggrovigliato in contraddizioni e tensioni e, in pari tempo, pieno di minacce dirette contro la libertà umana, la coscienza e la religione, spiega l'inquietudine a cui va soggetto l'uomo contemporaneo.
Tale inquietudine è avvertita non soltanto da coloro che sono svantaggiati od oppressi, ma anche da coloro che fruiscono dei privilegi della ricchezza, del progresso, del potere.
E sebbene non manchino anche quelli che cercano di scorgere le cause di tale inquietudine, oppure di reagire con i mezzi provvisori offerti loro dalla tecnica, dalla ricchezza o dal potere, tuttavia nel più profondo dell'animo umano quell'inquietudine supera tutti i mezzi provvisori.
Essa riguarda - come hanno giustamente rilevato le analisi del Concilio Vaticano II - i problemi fondamentali di tutta l'esistenza umana.
Questa inquietudine è legata con il senso stesso dell'esistenza dell'uomo nel mondo, ed è inquietudine per l'avvenire dell'uomo e di tutta l'umanità; essa esige risoluzioni decisive, che sembrano ormai imporsi al genere umano.
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