Laborem exercens |
L'abbozzo della fondamentale problematica del lavoro qual è stato delineato sopra, come si riferisce ai primi testi biblici, così costituisce, in un certo senso, la stessa struttura portante dell'insegnamento della Chiesa, che si mantiene immutato attraverso i secoli, nel contesto delle varie esperienze della storia.
Tuttavia, sullo sfondo delle esperienze che hanno preceduto la pubblicazione dell'Enciclica Rerum Novarum e che l'hanno seguita, esso acquista una particolare espressività ed un'eloquenza di viva attualità.
Il lavoro appare in questa analisi come una grande realtà, che esercita un fondamentale influsso sulla formazione in senso umano del mondo affidato all'uomo dal Creatore, ed è una realtà strettamente legata all'uomo, come al proprio soggetto, ed al suo razionale operare.
Questa realtà, nel corso normale delle cose, riempie la vita umana e incide fortemente sul suo valore e sul suo senso.
Anche se unito con la fatica e con lo sforzo, il lavoro non cessa di essere un bene, sicché l'uomo si sviluppa mediante l'amore per il lavoro.
Questo carattere del lavoro umano, del tutto positivo e creativo, educativo e meritorio, deve costituire il fondamento delle valutazioni e delle decisioni, che oggi si prendono nei suoi riguardi, anche in riferimento ai diritti soggettivi dell'uomo, come attestano le Dichiarazioni internazionali ed anche i molteplici Codici del lavoro, elaborati sia dalle competenti istituzioni legislative dei singoli Paesi, sia dalle Organizzazioni che dedicano la loro attività sociale o anche scientifico-sociale alla problematica del lavoro.
Un organismo che promuove a livello internazionale tali iniziative è l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, la più antica Istituzione specializzata dell'ONU.
Nella parte successiva delle presenti considerazioni ho intenzione di ritornare in modo più dettagliato su questi importanti problemi, ricordando almeno gli elementi fondamentali della dottrina della Chiesa intorno a questo tema.
Prima però conviene toccare un cerchio molto importante di problemi, tra i quali si e venuto formando questo insegnamento nell'ultima fase, cioè nel periodo, la cui data, in un certo senso simbolica, è l'anno della pubblicazione dell'Enciclica Rerum Novarum.
È noto che in tutto questo periodo, il quale non è affatto ancora terminato, il problema del lavoro è stato posto in base al grande conflitto, che nell'epoca dello sviluppo industriale ed insieme con esso si è manifestato tra il « mondo del capitale » e il « mondo del lavoro », cioè tra il gruppo ristretto, ma molto influente, degli imprenditori, proprietari o detentori dei mezzi di produzione, e la più vasta moltitudine di gente che era priva di questi mezzi, e che partecipava, invece, al processo produttivo esclusivamente mediante il lavoro.
Tale conflitto è stato originato dal fatto che i lavoratori mettevano le loro forze a disposizione del gruppo degli imprenditori, e che questo, guidato dal principio del massimo profitto della produzione, cercava di stabilire il salario più basso possibile per il lavoro eseguito dagli operai.
A ciò bisogna aggiungere anche altri elementi di sfruttamento, collegati con la mancanza di sicurezza nel lavoro ed anche di garanzie circa le condizioni di salute e di vita degli operai e delle loro famiglie.
Questo conflitto, interpretato da certuni come un conflitto socio-economico a carattere di classe, ha trovato la sua espressione nel conflitto ideologico tra il liberalismo, inteso come ideologia del capitalismo, ed il marxismo, inteso come ideologia del socialismo scientifico e del comunismo, che pretende di intervenire in veste di portavoce della classe operaia, di tutto il proletariato mondiale.
In questo modo il reale conflitto, che esisteva tra il mondo del lavoro ed il mondo del capitale, si è trasformato nella lotta programmata di classe, condotta con metodi non solo ideologici, ma addirittura, e prima di tutto, politici.
È nota la storia di questo conflitto, come note sono anche le richieste dell'una e dell'altra parte.
Il programma marxista, basato sulla filosofia di Marx e di Engels, vede nella lotta di classe l'unica via per l'eliminazione delle ingiustizie di classe, esistenti nella società, e delle classi stesse.
L'attuazione di questo programma premette la collettivizzazione dei mezzi di produzione, affinché, mediante il trasferimento di questi mezzi dai privati alla collettività, il lavoro umano venga preservato dallo sfruttamento.
A questo tende la lotta condotta con metodi non solo ideologici, ma anche politici.
I raggruppamenti, ispirati dall'ideologia marxista come partiti politici, tendono, in funzione del principio della « dittatura del proletariato » ed esercitando influssi di vario tipo, compresa la pressione rivoluzionaria, al monopolio del potere nelle singole società, per introdurre in esse, mediante l'eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione, il sistema collettivistico.
Secondo i principali ideologi e capi di questo ampio movimento internazionale, lo scopo di un tale programma di azione è quello di compiere la rivoluzione sociale e di introdurre in tutto il mondo il socialismo e, in definitiva, il sistema comunista.
Toccando questo cerchio estremamente importante di problemi, che costituiscono non solo una teoria, ma proprio un tessuto di vita socio-economica, politica e internazionale della nostra epoca, non si può e non è nemmeno necessario entrare in particolari, poiché questi sono conosciuti sia grazie ad una vasta letteratura, sia in base alle esperienze pratiche.
Si deve, invece, risalire dal loro contesto al problema fondamentale del lavoro umano, al quale sono dedicate soprattutto le considerazioni contenute nel presente documento.
Al tempo stesso, infatti, è evidente che questo problema capitale, sempre dal punto di vista dell'uomo - problema che costituisce una delle fondamentali dimensioni della sua esistenza terrena e della sua vocazione -, non può essere altrimenti spiegato se non tenendo conto del pieno contesto della realtà contemporanea.
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