Laborem exercens |
Recentemente, le comunità nazionali e le organizzazioni internazionali hanno rivolto la loro attenzione ad un altro problema connesso col lavoro, e che è ricco di incidenze: quello delle persone handicappate.
Anche esse sono soggetti pienamente umani, con corrispondenti diritti innati, sacri e inviolabili, che, pur con le limitazioni e le sofferenze inscritte nel loro corpo e nelle loro facoltà, pongono in maggior rilievo la dignità e la grandezza dell'uomo.
Poiché la persona portatrice di « handicaps » è un soggetto con tutti i suoi diritti, essa deve essere facilitata a partecipare alla vita della società in tutte le dimensioni e a tutti i livelli, che siano accessibili alle sue possibilità.
La persona handicappata è uno di noi e partecipa pienamente alla nostra stessa umanità.
Sarebbe radicalmente indegno dell'uomo, e negazione della comune umanità, ammettere alla vita della società, e dunque al lavoro, solo i membri pienamente funzionali perché, così facendo, si ricadrebbe in una grave forma di discriminazione, quella dei forti e dei sani contro i deboli ed i malati.
Il lavoro in senso oggettivo deve essere subordinato, anche in questa circostanza, alla dignità dell'uomo, al soggetto del lavoro e non al vantaggio economico.
Spetta quindi alle diverse istanze coinvolte nel mondo del lavoro, al datore diretto come a quello indiretto di lavoro, promuovere con misure efficaci ed appropriate il diritto della persona handicappata alla preparazione professionale e al lavoro, in modo che essa possa essere inserita in un'attività produttrice per la quale sia idonea.
Qui si pongono molti problemi pratici, legali ed anche economici, ma spetta alla comunità, cioè alle autorità pubbliche, alle associazioni e ai gruppi intermedi, alle imprese ed agli handicappati stessi di mettere insieme idee e risorse per arrivare a questo scopo irrinunciabile: che sia offerto un lavoro alle persone handicappate, secondo le loro possibilità, perché lo richiede la loro dignità di uomini e di soggetti del lavoro.
Ciascuna comunità saprà darsi le strutture adatte per reperire o per creare posti di lavoro per tali persone sia nelle comuni imprese pubbliche o private, offrendo un posto ordinario di lavoro o un posto più adatto, sia nelle imprese e negli ambienti cosiddetti « protetti ».
Una grande attenzione dovrà essere rivolta, come per tutti gli altri lavoratori, alle condizioni di lavoro fisiche e psicologiche degli handicappati, alla giusta rimunerazione, alla possibilità di promozioni ed all'eliminazione dei diversi ostacoli.
Senza nascondersi che si tratta di un impegno complesso e non facile, ci si può augurare che una retta concezione del lavoro in senso soggettivo porti ad una situazione che renda possibile alla persona handicappata di sentirsi non ai margini del mondo del lavoro o in dipendenza dalla società, ma come un soggetto del lavoro di pieno diritto, utile, rispettato per la sua dignità umana, e chiamato a contribuire al progresso e al bene della sua famiglia e della comunità secondo le proprie capacità.
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