Slavorum apostoli |
16 Non è soltanto il contenuto evangelico della dottrina annunciata dai santi Cirillo e Metodio, che merita una particolare accentuazione.
Molto espressivo ed istruttivo per la Chiesa d'oggi e anche il metodo catechetico e pastorale, che essi applicarono nella loro attività apostolica tra popoli che non avevano ancora sentito celebrare i divini Misteri nella loro lingua natia, né avevano ancora udito annunciare la parola di Dio in modo pienamente conforme alla propria mentalità e nel rispetto delle concrete condizioni di vita, loro proprie.
Sappiamo che il Concilio Vaticano II, vent'anni fa, ebbe come compitò precipuo quello di risvegliare l'autocoscienza della Chiesa e, mediante il suo rinnovamento interiore, di imprimerle un nuovo impulso missionario in ordine all'annuncio dell'eterno messaggio di salvezza, di pace e di reciproca concordia tra i popoli e le Nazioni, al di là di tutte le frontiere che ancora dividono il nostro pianeta, destinato, per volontà di Dio creatore e redentore, ad essere dimora comune per l'intera umanità.
Le minacce, che ai nostri tempi si accumulano sopra di esso, non possono far dimenticare la profetica intuizione di papa Giovanni XXIII, che convocò il Concilio nell'intento e nella convinzione che esso sarebbe stato in grado di preparare e di avviare un periodo di primavera e di rinascita nella vita della Chiesa.
E, in tema di universalità, lo stesso Concilio, tra l'altro, così si è espresso:
« A formare il nuovo Popolo di Dio sono chiamati tutti gli uomini.
Perciò, questo Popolo, pur restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo ed a tutti i secoli, affinché si adempia il proposito della volontà di Dio, il quale in principio creò la natura umana una, e volle alla fine radunare insieme i suoi figli che erano dispersi ( Lumen gentium 13 )…
La Chiesa, cioè il Popolo di Dio, inaugurando questo Regno, nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie le capacità e le risorse e le consuetudini dei popoli, in quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida e le eleva…
Questo carattere di universalità, che adorna e distingue il Popolo di Dio, è un dono dello stesso Signore…
In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti ed a tutta la Chiesa, e così il tutto e le singole parti s'accrescono comunicando ognuna con le altre e concordemente operando per la pienezza nell'unità ».
17 Possiamo tranquillamente affermare che una tale visione, tradizionale ed insieme estremamente attuale, della cattolicità della Chiesa - sentita come una sinfonia delle varie liturgie in tutte le lingue del mondo, unite in un'unica liturgia, o come un coro armonioso che, sostenuto dalle voci di sterminate moltitudini di uomini, si leva secondo innumerevoli modulazioni, timbri ed intrecci per la lode di Dio da ogni punto del nostro globo, in ogni momento della storia -, corrisponde in modo particolare alla visione teologica e pastorale, che ispirò l'opera apostolica e missionaria di Costantino Filosofo e di Metodio e ne sostenne la missione tra le Nazioni slave.
A Venezia, davanti ai rappresentanti della cultura ecclesiastica, che essendo attaccati ad un concetto piuttosto angusto della realtà ecclesiale, erano contrari a questa visione, san Cirillo la difese con coraggio, indicando il fatto che molti popoli avevano già introdotto in passato e possedevano una liturgia scritta e celebrata nella propria lingua, come « gli Armeni, i Persiani, gli Abasgi, i Georgiani, i Sugdi, i Goti, gli Avari, i Tirsi, i Khazari, gli Arabi, i Copti, i Siriani e molti altri ».
Ricordando che Dio fa sorgere il suo sole e fa cadere la pioggia su tutti gli uomini senza eccezione, egli diceva: « Non respiriamo forse tutti l'aria nel medesimo modo?
E voi non vi vergognate di stabilire tre sole lingue ( l'ebraico, il greco e il latino ) decidendo che tutti gli altri popoli e stirpi restino ciechi e sordi!
Ditemi: sostenete questo, perché considerate Dio tanto debole da non essere in grado di concederlo, oppure tanto invidioso da non volerlo? ».
Alle argomentazioni storiche e dialettiche, che gli venivano opposte, il Santo rispondeva facendo ricorso al fondamento ispirato della Sacra Scrittura: « Ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore per la gloria di Dio Padre » « ogni terra ti adori, levi a te canti; inneggi, Altissimo, al tuo nome » « lodate il Signore, tutte le genti, e lodatelo, popoli tutti ».
18 La Chiesa è cattolica anche perché sa presentare in ogni contesto umano la verità rivelata, da essa custodita intatta nel suo contenuto divino, in modo tale da farla incontrare con i pensieri elevati e le giuste attese di ogni uomo e di ogni popolo.
Del resto, l'intero patrimonio di bene, che ogni generazione trasmette ai posteri insieme con l'inestimabile dono della vita, costituisce come una variopinta ed immensa quantità di tessere che compongono il vivo mosaico del Pantocrátor, il quale si manifesterà nel suo totale splendore solo al momento della parusia.
Il Vangelo non porta all'impoverimento o allo spegnimento di ciò che ogni uomo, popolo e Nazione, ogni cultura durante la storia riconoscono ed attuano come bene, verità e bellezza.
Piuttosto, esso spinge ad assimilare e a sviluppare tutti questi valori: a viverli con magnanimità e gioia ed a completarli con la misteriosa ed esaltante luce della Rivelazione.
La dimensione concreta della cattolicità, inscritta da Cristo Signore nella costituzione stessa della Chiesa, non è qualcosa di statico, astorico e piattamente uniforme, ma sorge e si sviluppa, in un certo senso, quotidianamente come una novità dall'unanime fede di tutti coloro che credono nel Dio uno e trino, rivelato da Gesù Cristo e predicato dalla Chiesa con la forza dello Spirito Santo.
Questa dimensione scaturisce del tutto spontaneamente dal reciproco rispetto - proprio della carità fraterna per ogni uomo e ogni Nazione, grande o piccola, e dal riconoscimento leale degli attributi e dei diritti dei fratelli nella fede.
19 La cattolicità della Chiesa si manifesta, altresì, nell'attiva corresponsabilità e nella generosa collaborazione di tutti in favore del bene comune.
La Chiesa attua dappertutto la propria universalità accogliendo, unendo ed esaltando nel modo che le è proprio, con premura materna, ogni autentico valore umano.
Al tempo stesso, essa si adopera in ogni latitudine e longitudine geografica ed in ogni situazione storica per guadagnare a Dio ciascun uomo e tutti gli uomini, per unirli tra loro e con lui nella sua verità e nel suo amore.
Ogni uomo, ogni Nazione, ogni cultura e civiltà hanno un proprio ruolo da svolgere e un proprio posto nel misterioso piano di Dio e nell' universale storia della salvezza.
Era questo il pensiero dei due santi Fratelli: il Dio « misericordioso e benevolo, attendendo che tutti gli uomini si pentano, perché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità, non tollera che il genere umano soccomba alla debolezza e perisca cadendo nella tentazione del Nemico, ma in tutti gli anni e tempi non cessa di elargirci una grazia molteplice, dall'origine fino ad oggi allo stesso modo: prima, per il tramite dei patriarchi e dei padri e, dopo di loro, per il tramite dei profeti; ed ancora per il tramite degli apostoli e dei martiri, degli uomini giusti e dei dottori, che egli sceglie in mezzo a questa vita tempestosa ».
20 Il messaggio evangelico, che i santi Cirillo e Metodio hanno tradotto per i popoli slavi, attingendo sapientemente dal tesoro della Chiesa « cose antiche e nuove », è stato trasmesso mediante l'annuncio e la catechesi in conformità alle verità eterne e adattandolo, nello stesso tempo, alla concreta situazione storica.
Grazie agli sforzi missionari di entrambi i Santi, i popoli slavi poterono per la prima volta prender coscienza della propria vocazione a partecipare all'eterno disegno della Santissima Trinità, nell'universale piano di salvezza del mondo.
Con ciò riconoscevano pure il proprio ruolo a vantaggio dell'intera storia dell'umanità creata da Dio Padre, redenta dal Figlio Salvatore e illuminata dallo Spirito Santo.
Grazie a questo annuncio, approvato a suo tempo dalle autorità della Chiesa, i Vescovi di Roma e i Patriarchi di Costantinopoli, gli Slavi poterono sentirsi, insieme con le altre Nazioni della terra, discendenti ed eredi della promessa, fatta da Dio ad Abramo.
In questo modo, grazie all'organizzazione ecclesiastica creata da san Metodio ed alla consapevolezza della propria identità cristiana, essi presero il posto a loro destinato nella Chiesa, ormai sorta anche in quella parte d'Europa.
Per questo, i loro odierni discendenti conservano un grato ed imperituro ricordo di colui che è diventato l'anello che li unisce alla catena dei grandi araldi della divina Rivelazione dell'Antico e del Nuovo Testamento:
« Dopo tutti costoro Dio misericordioso, al nostro tempo, suscitò in favore del nostro popolo - di cui nessuno si era mai preoccupato - per la buona impresa il nostro maestro, il beato Metodio, le cui virtù e lotte noi paragoniamo senza arrossire, ad una ad una, a quelle di tali uomini graditi a Dio ».
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