Christifideles laici

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Missione nella Chiesa e nel mondo

51 Circa poi la partecipazione alla missione apostolica della Chiesa, non c'è dubbio che, in forza del Battesimo e della Cresima, la donna - come l'uomo - è resa partecipe del triplice ufficio di Gesù Cristo Sacerdote, Profeta, Re, e quindi è abilitata e impegnata all'apostolato fondamentale della Chiesa: l'evangelizzazione.

D'altre parte, proprio nel compimento di questo apostolato, la donna è chiamata a mettere in opera i suoi « doni » propri: anzitutto, il dono che è la sua stessa dignità personale, mediante la parola e la testimonianza di vita; i doni, poi, connessi con la sua vocazione femminile.

Nella partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa la donna non può ricevere il sacramento dell'Ordine e, pertanto, non può compiere le funzioni proprie del sacerdozio ministeriale.

È questa una disposizione che la Chiesa ha sempre ritrovato nella precisa volontà, totalmente libera e sovrana, di Gesù Cristo che ha chiamato solo uomini come suoi apostoli;188 una disposizione che può trovare luce nel rapporto tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa.189

Siamo nell'ambito della funzione, non della dignità e della santità.

Si deve, in realtà, affermare: « Anche se la Chiesa possiede una struttura "gerarchica", tuttavia tale struttura è totalmente ordinata alla santità delle membra di Cristo ».190

Ma, come già diceva Paolo VI, se « noi non possiamo cambiare il comportamento di nostro Signore né la chiamata da Lui rivolta alle donne, però dobbiamo riconoscere e promuovere il ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice e nella vita della comunità cristiana ».191

È del tutto necessario passare dal riconoscimento teorico della presenza attiva e responsabile della donna nella Chiesa alla realizzazione pratica.

E in questo preciso senso deve leggersi la presente Esortazione che si rivolge ai fedeli laici, con la deliberata e ripetuta specificazione « uomini e donne ».

Inoltre il nuovo Codice di Diritto Canonico contiene molteplici disposizioni sulla partecipazione della donna alla vita e alla missione della Chiesa: sono disposizioni che esigono d'essere più comunemente conosciute e, sia pure secondo le diverse sensibilità culturali e opportunità pastorali, attuate con maggiore tempestività e risoluzione.

Si pensi, ad esempio, alla partecipazione delle donne ai Consigli pastorali diocesani e parrocchiali, come pure ai Sinodi diocesani e ai Concili particolari.

In questo senso i Padri sinodali hanno scritto: « Le donne partecipino alla vita della Chiesa senza alcuna discriminazione, anche nelle consultazioni e nell'elaborazione di decisioni ».192

E ancora: « Le donne, le quali hanno già una grande importanza nella trasmissione della fede e nel prestare servizi di ogni genere nella vita della Chiesa, devono essere associate alla preparazione dei documenti pastorali e delle iniziative missionarie e devono essere riconosciute come cooperatrici della missione della Chiesa nella famiglia, nella professione e nella comunità civile ».193

Nell'ambito più specifico dell'evangelizzazione e della catechesi è da promuovere con più forza il compito particolare che la donna ha nella trasmissione della fede, non solo nella famiglia ma anche nei più diversi luoghi educativi e, in termini più ampi, in tutto ciò che riguarda l'accoglienza della Parola di Dio, la sua comprensione e la sua comunicazione, anche mediante lo studio, la ricerca e la docenza teologica.

Mentre adempirà il suo impegno di evangelizzazione, la donna sentirà più vivo il bisogno di essere evangelizzata.

Così, con gli occhi illuminati dalla fede ( Ef 1,18 ), la donna potrà distinguere ciò che veramente risponde alla sua dignità personale e alla sua vocazione da tutto ciò che, magari sotto il pretesto di questa « dignità » e nel nome della « libertà » e del « progresso », fa sì che la donna non serva al consolidamento dei veri valori ma, al contrario, diventi responsabile del degrado morale delle persone, degli ambienti e della società.

Operare un simile « discernimento » è un'urgenza storica indilazionabile e, nello stesso tempo, è una possibilità e un'esigenza che derivano dalla partecipazione all'ufficio profetico di Cristo e della sua Chiesa da parte della donna cristiana.

Il « discernimento », di cui parla più volte l'apostolo Paolo, non è solo valutazione delle realtà e degli avvenimenti alla luce della fede; è anche decisione concreta e impegno operativo, non solo nell'ambito della Chiesa ma anche in quello della società umana.

Si può dire che tutti i problemi del mondo contemporaneo, di cui già parlava la seconda parte della Costituzione conciliare Gaudium et spes e che il tempo non ha affatto né risolto né attutito, devono vedere le donne presenti e impegnate, e precisamente con il loro contributo tipico e insostituibile.

In particolare, due grandi compiti affidati alla donna meritano di essere riproposti all'attenzione di tutti.

Il compito, anzitutto, di dare piena dignità alla vita matrimoniale e alla maternità.

Nuove possibilità si aprono oggi alla donna per una comprensione più profonda e per una realizzazione più ricca dei valori umani e cristiani implicati nella vita coniugale e nell'esperienza della maternità: l'uomo stesso - il marito e il padre - può superare forme di assenteismo o di presenza episodica e parziale, anzi può coinvolgersi in nuove e significative relazioni di comunione interpersonale, proprio grazie all'intervento intelligente, amorevole e decisivo della donna.

Il compito, poi, di assicurare la dimensione morale della cultura, la dimensione cioè di una cultura degna dell'uomo, della sua vita personale e sociale.

Il Concilio Vaticano II sembra collegare la dimensione morale della cultura con la partecipazione dei laici alla missione regale di Cristo: « I laici, anche mettendo in comune la loro forza, risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve ne sono che spingono i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle virtù.

Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori dell'uomo ».194

Man mano che la donna partecipa attivamente e responsabilmente alla funzione delle istituzioni, dalle quali dipende la salvaguardia del primato dovuto ai valori umani nella vita delle comunità politiche, le parole del Concilio ora citate indicano un importante campo d'apostolato della donna: in tutte le dimensioni della vita di queste comunità, dalla dimensione socio-economica a quella socio-politica, devono essere rispettate e promosse la dignità personale della donna e la sua specifica vocazione: nell'ambito non solo individuale ma anche comunitario, non solo in forme lasciate alla libertà responsabile delle persone ma anche in forme garantite da leggi civili giuste.

« Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto a lui simile » ( Gen 2,18 ).

Alla donna Dio Creatore ha affidato l'uomo.

Certo, l'uomo è stato affidato ad ogni uomo, ma in modo particolare alla donna, perché proprio la donna sembra avere una specifica sensibilità, grazie alla speciale esperienza della sua maternità, per l'uomo e per tutto ciò che costituisce il suo vero bene, a cominciare dal fondamentale valore della vita.

Quanto grandi sono le possibilità e le responsabilità della donna in questo campo, in un tempo nel quale lo sviluppo della scienza e della tecnica non è sempre ispirato e misurato dalla vera sapienza, con l'inevitabile rischio di « disumanizzare » la vita umana, soprattutto quando essa esigerebbe amore più intenso e più generosa accoglienza.

La partecipazione della donna alla vita della Chiesa e della società, mediante i suoi doni, costituisce insieme la strada necessaria per la sua realizzazione personale - sulla quale oggi giustamente tanto si insiste - e il contributo originale della donna all'arricchimento della comunione ecclesiale e al dinamismo apostolico del Popolo di Dio.

In questa prospettiva si deve considerare la presenza anche dell'uomo, insieme alla donna.

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188 Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sulla questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale Inter insigniores ( 15 ottobre 1976 ): AAS 69 ( 1977 ), 98-116
189 Giovanni Paolo II, Mulieris dignitetem 26
190 Giovanni Paolo II, Mulieris dignitetem 27;
« La Chiesa è un corpo differenziato, nel quale ciascuno ha la sua funzione; i compiti sono distinti e non devono essere confusi.
Essi non danno adito alla superiorità degli uni sugli altri; non forniscono alcun pretesto alla gelosia.
Il solo carisma superiore, che può e dev'essere desiderato, è la carità ( 1 Cor 12-13 ).
I più grandi nel Regno dei cieli non sono i ministri, ma i santi » ( Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sulla questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale Inter insigniores ( 15 ottobre 1976 ): AAS 69 ( 1977 ), 115 )
191 Paolo VI, Discorso al Comitato per l'Anno Internazionale della Donna ( 18 aprile 1975 ): AAS 67 ( 1975 ), 266
192 Propositio 47
193 Propositio 47
194 Lumen gentium 36