Summa quidem
Abbiamo ricevuto davvero con la più grande gioia del Nostro animo la vostra lettera, scritta il 2 febbraio scorso e composta con profondi sentimenti di ossequio e di riverenza, con cui, Venerabili Fratelli, attestando la singolare devozione vostra e di tutto il regno di Boemia verso la santissima Vergine Maria, Madre di Dio, avete dichiarato che nulla avete di più caro e desiderabile che Ella sia venerata e celebrata da tutti come concepita senza peccato originale.
Lodiamo grandemente nel Signore codesti vostri devotissimi desideri e facciamo noto alle vostre fraternità che Noi, per il vivissimo slancio di venerazione e di amore verso la Vergine Madre di Dio e madre amantissima di tutti noi, abbiamo già concesso molto volentieri che, nel giorno sacro alla Sua Concezione, sia nella Nostra cappella pontificia, alla Nostra presenza, sia in tutte le altre chiese di questa Nostra alma Roma, nel prefazio della Messa della Beatissima Vergine, la Concezione sia detta immacolata e così sia scritto nel calendario del clero romano.
Né siamo soliti acconsentire continuamente con minor vigore alle richieste di tutti coloro che sono lieti di tributare il medesimo culto alla Immacolata Concezione della Vergine, sia nel prefazio della Messa propria della Sua Concezione, sia nelle Litanie mariane e in altre preghiere pubbliche.
Anche dai rescritti della Nostra Congregazione dei Sacri Riti, qui allegati, potete facilmente comprendere quanto volentieri abbiamo assecondato i vostri desideri, specialmente quelli che mirano a che aumenti e si diffonda di giorno in giorno questa devozione nelle vostre Diocesi.
Seguitate dunque, come fate, Venerabili Fratelli, ad incitare e ad infiammare, con impegno anche maggiore, i fedeli affidati alla vostra cura, alla devozione verso la Santissima Vergine: coloro che la seguono non errano; coloro che godono delle sue preghiere non disperano; coloro che sono protetti da Lei non temono.
Né cessate mai di pregare supplichevolmente la stessa clementissima Madre di grazia e di misericordia affinché, con la sua potentissima intercessione presso il Figlio, aiuti e sostenga la Nostra debolezza che deve sopportare, in questi tempi durissimi per la società cristiana, gravissime fatiche per la cura di tutte le Chiese.
Ed ora ricevete, auspice di tutti i doni celesti e pegno della Nostra speciale benevolenza verso di voi, la Benedizione Apostolica che, uscita dal profondo del cuore, inviamo ben volentieri a voi stessi, Venerabili Fratelli, e a tutto il vostro clero e popolo fedele.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 23 aprile 1845, anno quindicesimo del Nostro Pontificato.
Gregorio XVI