Notre charge apostolique

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II. Presa di posizione sulla prassi del membri del Sillon

26 Interrompiamo qui le nostre riflessioni sugli errori del Sillon.

Non abbiamo la pretesa di esaurire l'argomento, perché vi sarebbe ancora da attirare la vostra attenzione su altri punti, ugualmente falsi e pericolosi, per esempio sul modo di comprendere il potere coercitivo della Chiesa.

Adesso è importante vedere l'influenza di questi errori sulla condotta pratica del Sillon e sulla sua azione sociale.

Cameratismo senza autorità

27 Le dottrine del Sillon non restano nel campo dell'astrazione filosofica.

Vengono insegnate alla gioventù cattolica, e, ancor di più, si prova a viverle.

Il Sillon si considera il nucleo della città futura; perciò la rispecchia il più fedelmente possibile.

Infatti, nel Sillon non vi è gerarchia.

L'élite che lo dirige si è staccata dalla massa in modo selettivo, ossia imponendosi per la sua autorità morale e per le sue virtù.

Vi si entra liberamente, come liberamente se ne esce.

Gli studi vi si fanno senza maestro, al massimo con un consigliere.

I circoli di studio sono autentiche cooperative intellettuali, nelle quali ciascuno è insieme maestro e alunno.

Fra i membri regna il cameratismo più assoluto, che mette in totale contatto le loro anime; ne deriva l'anima comune del Sillon.

È stato definito "un'amicizia".

Anche il sacerdote, quando vi entra, abbassa l'eminente dignità del suo sacerdozio e, con una stranissima inversione dei ruoli, si fa alunno, si mete al livello dei suoi giovani amici ed è solamente un compagno.

28 In queste abitudini democratiche e nelle teorie sulla città ideale che le ispirano, riconoscerete, Venerabili Fratelli, la causa segreta delle mancanze disciplinari, che avete dovuto tanto spesso rimproverare al Sillon.

Non è sorprendente che non troviate nei capi e nei loro compagni formati in questo modo, anche se seminaristi o sacerdoti, il rispetto, la docilità e l'ubbidienza dovuti alle vostre persone e alla vostra autorità; che avvertiate da parte loro una sorda opposizione, e che abbiate il dispiacere di vederli sottrarsi completamente, oppure, costretti all'ubbidienza, dedicarsi con disgusto a opere estranee al Sillon.

Voi siete il passato; essi sono i pionieri della civiltà futura.

Voi rappresentate la gerarchia, le disuguaglianze sociali, l'autorità e l'ubbidienza: istituzioni invecchiate, di fronte alle quali le loro anime, conquistate da un altro ideale, non si possono più piegare.

Su questo stato d'animo abbiamo la testimonianza di fatti dolorosi, capaci di strappare le lacrime; e non possiamo, nonostante la nostra longanimità, sottrarci a un giusto sentimento d'indignazione.

Davvero! S'ispira alla vostra gioventù cattolica la sfiducia verso la Chiesa, che ne è madre; si insegna ad essa che, dopo diciannove secoli, non è ancora riuscita a costruire nel mondo la civiltà sulle sue vere basi; che non ha capito le nozioni sociali dell'autorità, della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità e della dignità umana; che i grandi vescovi e i grandi monarchi, che hanno creato e tanto gloriosamente governato la Francia, non hanno saputo dare al loro popolo né la vera giustizia, né la vera felicità, perché non possedevano l'ideale del Sillon!

29 Il soffio della Rivoluzione è passato su ciò, e possiamo concludere che, se le dottrine sociali del Sillon sono erronee, il suo spirito è pericoloso e funesta la sua educazione.

La falsa connessione fra cattolicesimo e democrazia

30 Ma allora, che cosa dobbiamo pensare della sua azione nella Chiesa, di esso, il cui cattolicesimo è tanto puntiglioso che, quasi quasi, a meno di abbracciare la sua causa, si sarebbe ai suoi occhi un nemico interno del cattolicesimo e non si capirebbe niente del Vangelo e di Gesù Cristo?

Crediamo opportuno insistere su questo problema, perché proprio il suo ardore cattolico ha ottenuto al Sillon, fino a questi ultimi tempi, incoraggiamenti preziosi e illustri sostegni.

Ebbene, di fronte alle parole e ai fatti, siamo costretti a dire che il Sillon, tanto nella sua azione quanto nella sua dottrina, non soddisfa la Chiesa.

31 In primo luogo, il suo cattolicesimo si accorda soltanto con la forma del governo democratico, che giudica essere la più favorevole alla Chiesa, e, per così dire, confondersi con essa; perciò assoggetta la sua religione a un partito politico.

Non siamo tenuti a dimostrare che l'avvento della democrazia universale non riguarda l'azione della Chiesa nel mondo; abbiamo già ricordato che la Chiesa ha sempre lasciato alle nazioni il compito di darsi il governo che ritengono più vantaggioso per i loro interessi.

Ciò che vogliamo affermare ancora una volta dopo il nostro predecessore, è che vi è errore e pericolo nell'asservire per principio il cattolicesimo a una forma di governo; errore e pericolo che sono molto più grandi quando si fa la sintesi della religione con un genere di democrazia le cui dottrine sono erronee.

È proprio il caso del Sillon; che, di fatto, e per una forma politica speciale, compromettendo la Chiesa, divide i cattolici, strappa la gioventù e anche sacerdoti e seminaristi all'azione semplicemente cattolica, e disperde, in pura perdita, le forze vive di una parte della nazione.

Cosmopolitismo neutrale sul piano culturale e politico

32 Osservate poi, Venerabili Fratelli, una stupefacente contraddizione.

Proprio perché la religione deve dominare su tutti i partiti, invocando questo principio il Sillon si esime dal difendere la Chiesa attaccata.

Certamente la Chiesa non è scesa nell'arena politica; la vi si è trascinata per mutilarla e per spogliarla.

Il dovere di ogni cattolico non è dunque di usare le armi politiche che ha in mano per difenderla, e anche per forzare la politica e restare nel suo ambito e a occuparsi della Chiesa soltanto per renderle quanto le è dovuto?

Ebbene, si ha spesso il dolore di vedere, di fronte alla Chiesa in tal modo violenta, i membri del Sillon incrociare le braccia, a meno che non trovino il loro interesse nel difenderla; li si vede enunciare o sostenere un programma che in nessun punto, né ad alcun grado, rivela il cattolico.

Il che non impedisce che gli stessi uomini, in piena lotta politica, sotto il colpo di una provocazione, dichiarino pubblicamente la loro fede.

Quindi non resta altro da dire che vi sono due uomini in ogni membro del Sillon: l'individuo, che è cattolico; il membro del Sillon, l'uomo di azione, che è neutrale.

33 Vi fu un tempo in cui il Sillon, in quanto tale, era formalmente cattolico.

Relativamente alla forza morale, ne conosceva soltanto una, la forza cattolica, e andava proclamando che la democrazia sarebbe stata cattolica oppure non sarebbe stata.

Venne un momento in cui cambiò parere.

Lasciò a ciascuno la sua religione o la sua filosofia.

Smise pure di qualificarsi cattolico e, alla formula: "la democrazia sarà cattolica", sostituì quell'altra: "la democrazia non sarà anticattolica", non più d'altronde che antiebraica o antibuddista.

Fu l'epoca del più grande Sillon.

Si chiamarono alla costruzione della città futura tutti gli operai di tutte le religioni e di tutte le sette.

Si chiese loro unicamente di abbracciare lo stesso ideale sociale, di rispettare tutte le credenze e di portare un certo sostegno di forze morali.

Certo, si proclamava, "i capi del Sillon mettono la loro fede religiosa al di sopra di tutto.

Ma possono togliere agli altri il diritto di attingere la loro energia morale là dove possono?

Al contrario, essi vogliono che gli altri rispettino il loro diritto di attingerla nella fede cattolica.

Essi chiedono dunque a tutti quanti vogliono trasformare la società attuale nel senso della democrazia di non respingersi reciprocamente a causa delle convinzioni filosofiche o religiose che possono separarli, ma di camminare mano nella mano, non rinunciando alle loro convinzioni, ma cercando di fare sul terreno delle realtà pratiche la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali.

Forse su questo terreno dell'emulazione fra anime legate a differenti convinzioni religiose o filosofiche potrà realizzarsi l'unione".9

E nello stesso tempo si dichiarò ( come lo si poteva realizzare? ) che il piccolo Sillon cattolico sarebbe stato l'anima gemella del grande Sillon cosmopolita.

34 Di recente è scomparso il nome più grande Sillon, ed è comparsa una nuova organizzazione, senza modificare, anzi tutt'altro, lo spirito e la sostanza delle cose "per mettere ordine nel lavoro e per organizzare le diverse forze operative.

Il Sillon resta sempre un'anima, uno spirito, che si mescolerà ai gruppi e ispirerà la loro attività".

E tutti i raggruppamenti nuovi, divenuti apparentemente autonomi: cattolici, protestanti, liberi pensatori, sono pregati di mettersi all'opera.

"I compagni cattolici lavoreranno fra loro in un'organizzazione speciale per istruirsi ed educarsi.

I democratici protestanti e liberi pensatori faranno altrettanto da parte loro.

Tutti, cattolici, protestanti e liberi pensatori avranno a cuore di armare la gioventù non per una lotta fratricida, ma per una generosa emulazione sul terreno delle virtù sociali e civiche".10

35 Queste dichiarazioni e questa nuova organizzazione dell'azione del Sillon richiedono riflessioni assai gravi.

36 Ecco, fondata da cattolici, un'associazione interconfessionale, per lavorare alla riforma della civiltà, opera in primo luogo religiosa: infatti non esiste vera civiltà senza civiltà morale, e nessuna civiltà morale senza la vera religione: è una verità dimostrata, si tratta di un fatto storico.

E i nuovi membri del Sillon non potranno addurre a pretesto che lavoreranno soltanto "sul terreno delle realtà pratiche" dove non ha importanza la diversità delle credenze.

Il loro capo sente tanto bene l'influenza delle convinzioni dello spirito sul risultato dell'azione, che li invita, a qualsiasi religione essi appartengano, a "dare, sul terreno delle realtà pratiche, la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali".

E a ragione, perché le realizzazioni pratiche rivestono il carattere delle convinzioni religiose, come le membra di un corpo, fino alle ultime estremità, ricevono la forma dal principio vitale che lo anima.

Organizzazioni che riuniranno tutte le religioni sulla base di una religione universale?

37 Detto questo, che cosa bisogna pensare della promiscuità in cui si troveranno coinvolti i giovani cattolici con eterodossi e con non credenti di ogni genere, in un'opera di questa natura?

Per loro, non è mille volte più pericolosa di un'associazione neutrale?

Che cosa dobbiamo pensare di questo appello a tutti gli eterodossi e a tutti i non credenti a provare l'eccellenza delle loro convinzioni sul terreno sociale, in uno speciale concorso apologetico, come se questo concorso non durasse da diciannove secoli, in condizioni meno pericolose per l fede dei fedeli e del tutto onorevoli per la Chiesa cattolica?

Che cosa dobbiamo pensare di questo rispetto per tutti gli errori e della strana esortazione, fatta da un cattolico a tutti i dissidenti, a fortificare le loro convinzioni con lo studio e a farne sorgenti sempre più abbondanti di forze nuove?

Che cosa dobbiamo pensare di un'associazione in cui tutte le religioni e perfino il "libero pensiero" possono manifestarsi apertamente, a loro piacimento?

Infatti, i membri del Sillon che nelle conferenze pubbliche e altrove proclamano con fierezza la loro fede individuale, non hanno certamente intenzione di chiudere la bocca agli altri e d'impedire al protestante di affermare il suo protestantesimo e allo scettico il suo scetticismo.

Infine, che cosa pensare di un cattolico che, entrando nel suo circolo di studio, lascia il suo cattolicesimo fuori dalla porta, per non spaventare i suoi compagni che "sognando un'azione sociale disinteressata, si rifiutano di farla servire al trionfo di interessi, di faziosità oppure di convinzioni, qualunque esse siano"?

Tale è la professione di fede del nuovo comitato democratico di azione sociale, che ha ereditato la maggior parte del ruolo dell'organizzazione precedente, e che, esso stesso dice, "rompendo l'equivoco costruito intorno al più grande Sillon, tanto negli ambienti reazionari che negli ambienti anticlericali", è aperto a tutti gli uomini "rispettosi delle forze morali e religiose e convinti che non è possibile alcuna autentica emancipazione sociale senza il fermento di un generoso idealismo".

38 Si, ahimé!, l'equivoco è rotto; l'azione sociale del Sillon non è più cattolica; il membro del Sillon, in quanto tale, non lavora per una fazione, e "la Chiesa – afferma – non saprebbe a nessun titolo beneficiare delle simpatie che la sua azione potrebbe suscitare".

Insinuazione davvero strana! Si teme che la Chiesa approfitti dell'azione sociale del Sillon con uno scopo egoistico e interessato, come se tutto quanto favorisce la Chiesa non favorisse l'umanità!

Strano capovolgimento delle idee: la beneficiaria dell'azione sociale sarebbe la Chiesa, come se i più grandi economisti non avessero riconosciuto e dimostrato che l'azione sociale, per essere seria e feconda, deve beneficiare della Chiesa.

Ma sono ancor più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristante, l'audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, "il regno della giustizia e dell'amore", con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese "dove possono".

Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche.

Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione?

Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa.

Si tratterà di un'agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti.

Sì, davvero si può dire che il Sillon scorta il socialismo, con l'occhio fisso su una chimera.

39 Temiamo che vi sia ancora di peggio.

Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest'azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione ( siccome il movimento del Sillon, i capi l'anno detto, è una religione ) più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel "regno di Dio".

"Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l'umanità".

40 E ora, pervasi dalla più viva tristezza, ci domandiamo, Venerabili Fratelli, che cos'è diventato il cattolicesimo del Sillon.

Ahimé!, esso che, in altri tempidava tanto belle speranze, una tale fiume limpido e impetuoso è stato captato, nel suo corso, dai moderni nemici della Chiesa e d'ora innanzi forma solo un misero affluente del grande movimento di apostasia, organizzato, in tutti i paesi, per l'instaurazione di una Chiesa universale, che non avrà né dogmi, né gerarchia, né regole per lo spirito, né freno per le passioni, e che, con il pretesto della libertà e della dignità umana, ristabilirebbe nel mondo, qualora potesse trionfare, il regno legale dell'astuzia e della forza, e l'oppressione dei deboli, di quelli che soffrono e che lavorano.

Indice

9 Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907
10 Marc Sangnier, Parigi, maggio 1910