Inteleximus ex iis
Diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Abbiamo appreso dalla lettera che recentemente Ci avete inviato collettivamente che vi trovate in grande ansietà a causa delle agitazioni popolari che attualmente turbano la tranquillità di codesta Regione, e ciò non soltanto perché si tratta di conflitti assai difficili e incresciosi, ma anche perché si mette in pericolo la stessa Fede.
Partecipiamo di cuore a codesta vostra preoccupazione e per i vostri stessi motivi; tanto più che è Nostro sacro dovere richiamare gli animi alla riconciliazione cristiana e procurare la salvezza eterna dei popoli.
Innanzi tutto, voi avete fatto bene a istituire gli Uffici del Lavoro che, alla luce dei princìpi cristiani, possono dirimere le controversie fra capitale e mano d'opera.
E certamente, come abbiamo scritto recentemente al Vescovo di Bergamo, questi Uffici possono essere di grande utilità, sempre che si ispirino ai princìpi cattolici e che, per la parte spettante alla religione, ai costumi ed alla dottrina, professino ossequio all'Autorità Ecclesiastica.
Infatti, per ovviare ai mali relativi a tali problemi, soltanto la Chiesa ha sicurezza e stabilità di rimedii, conformemente alle leggi eterne della giustizia, la quale ai giorni nostri sentiamo invocare ovunque a gran voce dagli uomini.
Queste leggi vanno assolutamente applicate, ovviamente nei limiti loro propri, affinché rimangano giuste e durature.
Perciò, mentre esortiamo i ricchi ad essere larghi nel dare e ad ispirarsi più all'equità che alla legge, del pari raccomandiamo ai proletari di vigilare per la propria Fede, la quale corre pericolo se si eccede nelle richieste.
Qui, appunto, sta l'insidia degli avversari, che invitano a far chiedere troppo, anche dalla Chiesa; e quando non si ottenga ciò che si desidera, si incita il popolo alla ribellione.
Pertanto è necessario astenersi dalle intemperanze: intemperanze che si determinano sempre quando si usa la forza o si insinua l'odio di classe, o si disconoscono le varie disuguaglianze sociali volute da natura pur nella stessa uguaglianza e fraternità umana, e quando infine si fa consistere tutto lo scopo della vita nella conquista dei beni terreni.
I proletari conoscono senza dubbio quale speciale affetto Noi nutriamo per loro, perché più somiglianti alla immagine del Signore Gesù.
Tuttavia Noi temiamo che qualche volta, quando rivendicano i propri diritti, essi si lascino andare al punto da dimenticare i propri doveri e da invadere i diritti altrui, i quali - come prescrive la Religione - devono essere considerati sacri e inviolabili, non diversamente dai loro.
È vero che gli avversari insegnano a ledere i diritti altrui, in questo trovando apertamente concordi coloro che pongono tutta la felicità dell'uomo in questa vita mortale; ma su ciò la giustizia violata protesterà sempre.
I proletari restino dunque fedeli alla Chiesa, quantunque sembri che essa dia meno degli avversari; infatti, essa non promette cose smodate e ingannevoli, ma soltanto giuste e durevoli.
I proletari si ricordino che la Chiesa, sebbene sia madre di tutti, ha una predilezione per loro, come abbiamo già detto; e se talora difende i ricchi, non li difende in quanto ricchi ma in quanto ingiustamente aggrediti.
Parimenti, i ricchi devono obbedire alla Chiesa, confidando nel suo materno affetto e nella sua imparzialità.
E voi, diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, impegnatevi intensamente affinché il popolo lotti per i propri obiettivi pacificamente; e poiché le associazioni cattoliche sono di valido aiuto per il raggiungimento di tale fine, sarà vostra speciale cura affinché esse si diffondano sempre più ovunque, e fioriscano.
In esse lavorino principalmente i migliori uomini del laicato; i giovani contribuendo con la loro operosità; gli anziani con la prudenza, con i consigli e con il frutto della loro esperienza.
Il clero, poi, non partecipi né alle agitazioni né, tanto meno, alle sedizioni, ma piuttosto, esortando con le parole e con l'esempio, procuri opportunamente di tranquillizzare gli animi eccitati.
Raccomandiamo pertanto vivamente queste associazioni alla benevolenza sia degli operai, sia dei padroni, e confidiamo che con l'aiuto di Dio esse gioveranno assai al bene comune, soprattutto se non si allontaneranno mai dalle direttive dell'Autorità Ecclesiastica e dal precetto della carità cristiana.
Quale auspicio dei doni celesti e quale testimonianza della Nostra paterna benevolenza, a voi, diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, a tutto il clero e al popolo affidato alle vostre cure, impartiamo con tanto affetto l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 14 giugno 1920, anno sesto del Nostro Pontificato.
Benedictus PP. XV