31 ottobre 1983
Al mio venerato Fratello
Il 10 novembre 1983 ricorre il 500° anniversario della nascita del dottor Martin Lutero da Eisleben.
In questa occasione numerosi cristiani, specialmente di confessione evangelico-luterana, ricordano quel teologo che, alla soglia del tempo moderno, ha contribuito in modo sostanziale al radicale cambiamento della realtà ecclesiale e sacrale dell'Occidente.
Il nostro mondo fa ancora oggi l'esperienza del suo grande impatto sulla storia.
Per la Chiesa cattolica il nome di Martin Lutero è legato, attraverso i secoli, al ricordo di un periodo doloroso e, in particolare, all'esperienza dell'origine di profonde divisioni ecclesiali.
Per questa ragione, il 500° della nascita di Martin Lutero deve essere per noi motivo di meditare, nella verità e nella carità cristiana, su quell'avvenimento gravido di storia che fu l'epoca della Riforma.
Perché è il tempo che, distanziandoci dagli eventi storici, fa sì che essi siano spesso meglio compresi ed evocati.
Pertanto, note personalità e istituzioni della cristianità luterana hanno indicato l'opportunità che l'anno dedicato a Lutero sia improntato a un genuino spirito ecumenico e che il discorso su Lutero contribuisca all'unità dei cristiani.
Accolgo con soddisfazione questa intenzione e vi scorgo un invito fraterno per giungere insieme a un'approfondita e più completa visione degli avvenimenti storici e a una riflessione critica sulla molteplice eredità di Lutero.
Infatti, le ricerche scientifiche di studiosi evangelici e cattolici, ricerche i cui risultati hanno già raggiunto notevoli punti di convergenza, hanno condotto a delineare un quadro più completo e più differenziato della personalità di Lutero e della trama complessa della realtà storica, sociale, politica ed ecclesiale della prima metà del Cinquecento.
Di conseguenza si è delineata chiaramente la profonda religiosità di Lutero che, con bruciante passione era sospinto dall'interrogativo sulla salvezza eterna.
Parimenti è risultato chiaro che la rottura dell'unità ecclesiale non si può ridurre né alla mancanza di comprensione da parte delle autorità della Chiesa cattolica, né solamente alla scarsa comprensione del vero cattolicesimo da parte di Lutero, anche se entrambe le cose hanno avuto un loro ruolo.
Le decisioni prese avevano radici ben più profonde.
Nella disputa sulla relazione tra fede e tradizione, erano in gioco questioni di fondo sulla retta interpretazione e sulla ricezione della fede cristiana, le quali avevano in sé un potenziale di divisione ecclesiale non spiegabile con sole ragioni storiche.
Pertanto un duplice sforzo è necessario, sia nei confronti di Martin Lutero, che nella ricerca del ristabilimento dell'unità.
In primo luogo è importante continuare un accurato lavoro storico.
Si tratta di giungere, attraverso un'investigazione senza pregiudizi, motivata solo dalla ricerca della verità, a un'immagine giusta del riformatore, di tutta l'epoca della Riforma e delle persone che vi furono coinvolte.
La colpa, dove esiste, dev'essere riconosciuta, da qualsiasi parte si trovi, laddove la polemica ha offuscato lo sguardo, la direzione di questo sguardo deve essere corretta indipendentemente dall'una o dall'altra parte.
Inoltre non dobbiamo lasciarci guidare dall'intento di ergerci a giudici della storia, ma unicamente da quello di comprendere meglio gli eventi e di diventare portatori di verità.
Solo ponendoci, senza riserve, in un atteggiamento di purificazione attraverso la verità, possiamo trovare una comune interpretazione del passato e raggiungere allo stesso tempo un nuovo punto di partenza per il dialogo di oggi.
Ed è questa precisamente la seconda cosa che si impone.
Il chiarimento della storia, il quale si volge al passato nel suo significato che ancora perdura, deve andare di pari passo con il dialogo della fede che, nel presente, noi intraprendiamo per ricercare l'unità.
Questo dialogo trova la sua base solida, secondo gli scritti confessionali evangelico-luterani, in ciò che ci unisce anche dopo la separazione e cioè: nella Parola della Scrittura, nelle Confessioni di fede, nei Concili della Chiesa antica.
Confido pertanto, signor Cardinale, che, su queste basi e in questo spirito, il Segretariato per l'unione, sotto la sua guida, conduca avanti questo dialogo iniziato con grande serietà in Germania, già prima del Concilio Vaticano II, e lo faccia nella fedeltà alla fede gratuita, la quale comporta penitenza e disponibilità ad imparare ascoltando.
Nell'umile contemplazione del Mistero della divina Provvidenza e nel devoto ascolto di ciò che lo Spirito di Dio ci insegna oggi nel ricordo degli avvenimenti dell'epoca della Riforma, la Chiesa tende a dilatare i confini del suo amore, per andare incontro all'unità di tutti coloro che, attraverso il Battesimo, portano il nome di Gesù Cristo.
Accompagno il lavoro di codesto Segretariato e tutti gli sforzi ecumenici per la grande causa dell'unità di tutti i cristiani con la mia particolare preghiera e benedizione.
Dal Vaticano, 31 ottobre 1983.
Ioannes Paulus PP. II