Paterna sane
Ai Venerabili Fratelli Giuseppe Mora y Del Rio, Arcivescovo Messicano, e agli altri Arcivescovi e Vescovi della Repubblica Messicana.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
La sollecitudine paterna che, per l'alto ufficio ricevuto dalla divina Provvidenza, Noi sentiamo per tutti i fedeli sparsi nelle diverse parti della terra, chiede senza alcun dubbio che Noi amiamo con particolare affetto coloro che, trovandosi maggiormente afflitti, abbisognano di cure più attente da parte del Padre comune.
Queste vivissime attenzioni, fin da quando siamo stati innalzati alla Cattedra del Beato Pietro, abbiamo rivolto con molto piacere a voi, Venerabili Fratelli, che sapevamo oppressi da tali vessazioni che sono indegne di un popolo civile e aperto al progresso, in gran parte cattolico.
Quanto siano inique le leggi e le prescrizioni che da parte di governanti ostili alla Chiesa sono state imposte ai cittadini cattolici della Repubblica Messicana è superfluo ricordarlo a voi che, avendone sperimentato a lungo il gravame, ben sapete come esse siano lontane dai princìpi dell'ordinamento razionale e del bene comune, tanto che non meritano nemmeno il nome di leggi.
Ben a ragione, quindi, il Nostro Predecessore Benedetto XV di felice memoria vi lodò quando, respingendo giustamente e coscienziosamente tali leggi, elevaste una solenne protesta che Noi stessi con questa Lettera non solo ratifichiamo ma facciamo Nostra.
A tale pubblica protesta e condanna Noi siamo particolarmente indotti in quanto, di giorno in giorno, da parte di coloro che sono alla guida del Governo si va sempre più inasprendo la guerra contro la Religione cattolica, al punto da rendere nullo ed inefficace, con grave danno della vostra dilettissima Nazione, quanto cercammo e cerchiamo di fare per la pacificazione del popolo Messicano.
Nessuno ignora che due anni fa il Nostro Delegato che avevate accolto con tante manifestazioni di deferenza e di gioia, venne espulso da codesto paese, contro ogni senso di giustizia e lealtà, come persona pericolosa per la sicurezza dello Stato, con gravissimo affronto a Noi stessi, ai Vescovi e a tutta la Nazione Messicana.
Ma se allora Ci siamo deliberatamente astenuti da qualsiasi protesta - che certamente quanto era accaduto la richiedeva a buon diritto - e pazientemente e a lungo abbiamo sopportato tale ingiuria invitando anche voi a tollerare con lo stesso animo, ciò non era da attribuire soltanto al grandissimo desiderio di pace che Ci sollecitava, ma anche alla ardentissima speranza, da Noi nutrita con paterno cuore, che il Governo della Repubblica avrebbe riconosciuto e ammesso spontaneamente le valide ed indiscutibili ragioni del Nostro Delegato.
In effetti questa Nostra condiscendenza moderata non ebbe un cattivo risultato perché codesto Governo prese formale impegno di ricevere il Nostro Delegato e di non far nulla che offendesse la sua dignità e la sua altissima funzione.
Voi comprendete facilmente quale fu la Nostra dolorosa sorpresa quando apprendemmo che lo stesso Governo, pur avendo ricevuto senza difficoltà il Nostro Delegato Apostolico Serafino Cimino, con un comportamento senza precedenti, approfittando di una sua temporanea assenza dovuta a motivi di salute, gli vietava di tornare nel Messico, e ciò senza alcuna giusta causa.
Pertanto, codesto Governo, rifiutando la presenza del Nostro Delegato, che quasi tutti i Governi ricevono quale ambasciatore di pace, respinge il Nostro ministero, e si lascia trasportare a quell'ingiusto comportamento che si verifica presso di voi con gravissimo danno per i cittadini cattolici.
Infatti, di giorno in giorno vengono adottati con maggiore asprezza quelle prescrizioni e quei decreti che, se rispettati, non consentono ai cittadini cattolici di godere dei diritti comuni e nemmeno di adempiere agli obblighi e ai doveri della Religione cristiana.
Il Governo nega intanto alla Chiesa cattolica quella libertà che concede con larghezza ad una setta scismatica che chiama « Chiesa nazionale »; di essa favorisce la formazione e le iniziative solo perché è in contrasto con i diritti della Chiesa Romana, e considera voi come nemici della Repubblica perché difendete l'integrità e l'incolumità del patrimonio della Fede avita.
Ma mentre siffatti eventi Ci recano vivissimo dolore, unico grande conforto giunge al Nostro animo apprendere che il popolo Messicano combatte energicamente le macchinazioni degli scismatici, e mentre ringraziamo tanto la Divina Provvidenza, siamo assai lieti di dare la più ampia lode a voi, Venerabili Fratelli, e a tutti i fedeli della Repubblica Messicana, e contemporaneamente vi esortiamo con calore a proseguire con animo forte la difesa della Religione cattolica.
Profondamente commossi per le tribolazioni alle quali siete sottoposti, Ci piace ripetere per voi le parole che nel sacro Concistoro del 14 dicembre dello scorso anno pronunciammo alla presenza dell'augusta assemblea dei Cardinali: « Non possiamo avere la speranza di tempi migliori se non contando in uno speciale intervento della misericordia di Dio, che ogni giorno supplichevoli invochiamo, e in un concorde e disciplinato lavoro di azione cattolica del popolo stesso ».
Con paterno animo vi indirizziamo dunque i Nostri principali consigli, che tendono ad incoraggiarvi sempre più in un concorde e disciplinato lavoro di « azione cattolica » tra i fedeli affidati alle vostre cure.
Abbiamo detto « azione cattolica ».
Infatti, nella difficile condizione in cui vi trovate, è assolutamente necessario, Venerabili Fratelli, che voi, tutto il clero e anche le associazioni cattoliche, vi manteniate completamente fuori da ogni partito politico, per non offrire agli avversari alcun pretesto per confondere la vostra fede con un partito od una fazione qualsiasi.
Pertanto tutti i cattolici della Repubblica Messicana, come tali, non dovranno costituire un partito politico di nome cattolico, e in particolare i Vescovi e i sacerdoti, come già fanno lodevolmente, non si iscriveranno a nessun partito politico e non collaboreranno a qualsiasi giornale di partito, dato che il loro ministero è necessariamente destinato a tutti i fedeli, anzi, a tutti i cittadini.
Questi dunque, Venerabili Fratelli, i Nostri consigli e le Nostre disposizioni, che i cristiani dovranno fedelmente osservare e che non impediscono loro di esercitare i diritti e i doveri comuni a tutti i cittadini; anzi, la loro stessa professione di cattolici esige che di tali diritti e doveri facciano il miglior uso, per il bene inseparabile della Religione e della Patria.
Il clero non dovrà disinteressarsi delle cose civili e politiche; anzi, pur mantenendosi completamente fuori da qualsiasi partito politico, dovrà, come è dovere dell'ufficio sacerdotale, fatte salve le esigenze del sacro ministero, contribuire al bene della Nazione, non solo esercitando diligentemente e scrupolosamente i diritti e i doveri di competenza, ma anche formando le coscienze dei fedeli secondo le norme indefettibili della legge di Dio e della Chiesa, affinché ognuno adempia con cura ai propri pubblici obblighi.
Per raggiungere questo nobilissimo scopo, il vostro clero - lo ripetiamo con la massima insistenza - dovrà, pur rimanendo libero da qualsiasi contesa di parte, operare avendo davanti a sé un largo campo di azione religiosa, morale, culturale, economica e sociale allo scopo di formare la coscienza cattolica dei cittadini, e soprattutto della gioventù, sia studiosa, sia lavoratrice.
Se voi seguirete fedelmente le Nostre esortazioni e le tradurrete in pratica - come ne siamo assolutamente certi - si otterrà, con l'aiuto di Dio, la soluzione dei gravissimi problemi che angosciano da tanto tempo la nobilissima Nazione Messicana.
Intanto, quale auspicio dei celesti favori e quale testimonianza della Nostra particolare benevolenza, Noi impartiamo di cuore l'Apostolica Benedizione a voi, Venerabili Fratelli, a tutto il clero, ai vostri fedeli e a tutto il popolo Messicano.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 febbraio 1926, anno quarto del Nostro Pontificato.
Pius PP. XI